TERAMO Una visita quasi a sorpresa quella del premier Paolo Gentiloni nel Teramano colpito e disastrato dal maltempo e dal sisma, nonché da tutti i riflessi del mix letale come la mancanza di luce (in alcuni casi anche per 10 giorni) e di acqua, con le frane che alla scomparsa del manto nevoso si stanno ripetendo «interessando colline, non solo strade» precisa il presidente della Provincia Renzo Di Sabatino. In pochi erano a conoscenza del suo blitz di ieri mattina dapprima a Montorio e poi in sala consigliare della Provincia di Teramo dove malgrado il silenzio sull'arrivo del premier («era per essere più operativi» si giustificherà lo stesso di Sabatino), alcuni sindaci della vallata del Vomano non compresi nel cratere erano pronti, come nel caso del primo cittadino di Cellino Attanasio, Giuseppe Del Papa, a riconsegnare la fascia tricolore. Saranno comunque ascoltati da Gentiloni in una saletta a parte, in quell'antro dove è stato invitato in maniera riparatoria lo stesso vescovo Monsignor Michele Seccia, un'altra dimenticanza poi sanata.
Non erano presenti nemmeno i deputati abruzzesi e teramani, tranne Giulio Sottanelli. «Una visita improvvisata di tipo carbonaro per evitare contestazioni» dirà poi il consigliere regionale Gianni Chiodi, mentre sui social network si scatena gli emoticon non proprio amichevoli e commenti al vetriolo.
INVESTIRE SULLE VOCAZIONI
Tra le miriadi di flash e teleobiettivi, il presidente del consiglio Gentiloni ha assicurato che ora «il rischio maggiore è quello di perdere fiducia nel futuro nelle istituzioni e quindi bisogna risolvere i problemi di emergenza e pian piano ridare speranza e reinvestire sulle vocazioni di questi territori, sul turismo, sulle imprese, sull'agricoltura. Per me è stato molto utile ascoltare le esigenze, le lamentele e i problemi che vengono dai territori e in particolare dai sindaci, comunque qui tornerò presto». Riconosce che il Teramano ha vissuto «in maniera speciale la concatenazione tra terremoto e la nevicata senza precedenti e richiede interventi anche specifici, come stiamo cercando di fare in tutta la zona colpita, accelerando le procedure per le scuole, per gli alloggi di emergenza e per la rimozione delle macerie, perché si pensi al futuro di questi territori».
Invoca l'unità e la relativa celerità nelle procedure delle istituzioni locali, dalla Regione ai sindaci, fino alla protezione civile: «Questo potrà consentire di restituire fiducia ai nostri territori». La fiducia appunto resta un termine molto abusato nella sua incursione teramana, verso la quale i sindaci del territorio chiedono per contro una moneta di scambio, quindi maggiori garanzie dal punto di vista legislativo, tanto che il sindaco di Teramo auspica un decreto ad hoc per il maltempo, oltre a quello in discussione al parlamento sul sisma. «Pur tuttavia se darà seguito alle risposte che ci ha fornito potremo essere soddisfatti» ammette Maurizio Brucchi che ha puntato molto del suo intervento sulle scuole: «Vogliamo dare risposte certe alle mamme e giustificare anche tutte le nostre spese sulla vulnerabilità sismica: avremo alla fine gli stanziamenti finali?».
L'APPELLO DI BRUCCHI
Il primo cittadino si appella anche all'Europa: «Ci deve stare vicino davanti a um evento eccezionale perché non abbiamo risorse per rimettere su Teramo, una città afflita con mezza popolazione vive al mare e le attività economiche sono a terra». Chiude dicendo di trarre insegnamento dagli errori commessi all'Aquila. Al netto degli incontri riparatori con sindaci e vescovo, quello istituzionale in sala consigliare è durato una ventina di minuti davanti al governatore D'Alfonso, e a cascata ai restanti rappresentati territoriali. A Montorio al Vomano, il sindaco Gianni Di Centa chiede provvedimenti shock: «A un malato grave non serve una cura con l'aspirina». Il riferimento è allo sblocco delle procedure per la ricostruzione, già avviate dopo il sisma del 2009. Per Teramo occorrono dunque interventi specifici, ha dichiarato il premier. Di Sabatino coglie la palla al balzo: «La delibera del 20 gennaio ha procurato incertezza e preoccupazione perché accomuna i territori delle quattro regioni colpite dal sisma. I numeri, degli sfollati, delle imprese chiuse o danneggiate, delle richieste degli ammortizzatori sociali in deroga, delle strade e dei versanti gravemente compromessi, le quattro vittime disegnano, purtroppo, una specificità tutta teramana. Ci aspettiamo che i provvedimenti attuativi ne tengano conto» è il commento finale.