TERAMO Appalti scuolabus alla ditta laziale di trasporto Fratarcangeli: dopo quasi tre anni di indagini si chiudono con nove richieste di rinvio a giudizio due delle tre inchieste aperte dalla Procura teramana e poi riunite in un solo fascicolo. Il provvedimento firmato dal pm Davide Rosati riguarda i casi di Teramo e Silvi, mentre è stata stralciata l’inchiesta aperta su Tortoreto. Al centro delle indagini presunte irregolarità nell'esecuzione dei due contratti, dalla mancata manutenzione dei mezzi fino all'assenza delle necessarie revisioni, con un fascicolo aperto dopo diverse segnalazioni di genitori e numerose violazioni accertate dai controlli fatti dalla polizia stradale.Tra i nove indagati per cui la Procura chiede il processo c’è anche l’ex assessore comunale teramano alla pubblica istruzione Piero Romanelli, uscito dalla scena amministrativa nel maggio del 2016. Con lui ci sono gli allora vertici della ditta Fratarcangeli Cocco (l’inchiesta riguarda un arco di tempo compreso tra il 2010 e il 2015) e tre dirigenti del Comune teramano. Le persone per cui il pm ha chiesto il processo sono, oltre a Romanelli, Vincenzina Cocco, 66 anni, Angelo e Giovanni Fratarcangeli, rispettivamente di 69 e 45 anni, Giacomino Di Giacomo, 56 anni, Rentino Di Menna , 61 anni (nella loro veste di amministratori e referenti della società Fratarcageli), i dirigenti comunali teramani Cristina Domenica Di Gesualdo, 62 anni, e Mara Nanni, 62 anni, la dipendente comunale Annunziata Di Gialluca, 60 anni. Le accuse contestate, nei diversi ruoli, vanno dalla falsità materiale commessa da privati alla frode nelle pubbliche forniture fino all’abuso d'ufficio, passando per il rifiuto di atti d'ufficio. Ques’ultima è l’ ipotesi di reato contestata a Romanelli e ai due dirigenti comunali. «Indebitamente rifiutavano un atto del proprio ufficio per ragioni di sicurezza pubblica», si legge nella richiesta di rinvio a giudizio, «non esercitando e/o disponendo attività ispettive in relazioni ad ulteriori inadempimenti segnalati, in tal modo impedendo che si procedesse alla risoluzione del relativo contratto di trasporto». Secondo l’accusa mossa dalla Procura, e tutta da dimostrare in un eventuale dibattimento, la frode nelle pubbliche forniture contestata ai privati sarebbe consistita, si legge nella richiesta di rinvio a giudizio, «in una sistematica carenza nella manutenzione ordinaria dei mezzi scuolabus utilizzati per l’esecuzione del servizio, nonchè delle dotazioni di bordo degli stessi, mancanza di revisioni periodiche dei mezzi utilizzate, continue violazioni al codice della strada in materia di inefficienza dei dispostivi di equipaggiamento». L’ultima parola al gup che dovrà decidere se mandare tutti a processo o disporre il non luogo a procedere.