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Data: 09/02/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Boeri: voucher, stop abusi. Il presidente Inps sull’aumento dei buoni per l’occupazione: «Maggiori controlli»

ROMA «Il problema dei voucher non è l’uso ma l’abuso». Tito Boeri, presidente dell’Inps, in audizione alla Camera dei deputati snocciola numeri e propone le soluzioni per affrontare la proliferazione dei “buoni lavoro” (130 milioni venduti nell’ultimo anno), diventati il simbolo del precariato. Il loro numero con la tracciabilità è in discesa da alcuni mesi e a gennaio ha segnato il dato più basso nell’ultimo anno, sotto i 9 milioni. Ma non è la cifra in sé a preoccupare il presidente dell’Inps che invece mette in relazione i voucher con gli obiettivi che il governo si era prefissato. Con il pressing del referendum alle porte proposto dalla Cgil e che ne prevede la cancellazione, il Parlamento ha fretta. I margini per cambiare ci sono ma per Boeri la strada non è quella di limitarne l’uso, piuttosto aumentarne i controlli, unificando la struttura a cui le aziende devono inviare la comunicazione preventiva (che passa per il ministero del Lavoro) con gli uffici dell’Inps che fanno le verifiche. Identificare gli abusi con il database unico è più facile, perché la prima anomalia è individuata quando si presentano i casi di lavoratori monoreddito associati a unici datori di lavoro. Il controllo unificato farebbe anche da deterrente nei confronti delle imprese. Se i voucher servivano per limitare l’evasione e per far emergere dal nero le prestazioni di lavoro occasionali, secondo i dati forniti dall’Inps, l’obiettivo non è stato raggiunto. Non per i settori ad alta evasione come quelli dell’edilizia e tantomeno nell’agricoltura, comparto su cui si puntava molto e su cui si riversa invece solo il due per cento dei buoni venduti. Il trucco utilizzato dalle aziende è di pagare con un solo buono molte ore in meno di quelle effettivamente lavorate, e per questo la strada suggerita dal presidente dell’Inps è di agire sul tetto delle giornate lavorate e non sui tetti di reddito o sulla restrizione dei settori a cui riservare l’utilizzo dei voucher. «Meglio agire sulle attività - dice - ed escluderli dunque dove si pongono questioni di sicurezza per il lavoratore stesso e per l’utente del servizio offerto». Farli funzionare meglio e arginarne gli abusi, è il criterio che dovrebbe essere adottato «agendo con il bisturi» sull’uso distorto che ha portato ad alimentare il precariato e salvaguardando le ragioni per cui erano stati introdotti cioè favorire il lavoro accessorio. Dal fronte governativo intanto qualcosa si muove nel settore delle politiche attive. Tra gli strumenti individuati nella recente riforma, c’è l’assegno di ricollocazione e nei prossimi giorni partiranno le prime lettere indirizzate ai 25mila disoccupati da coinvolgere nella sperimentazione. Il via, dopo l’intesa raggiunta tra ministero e assessori regionali, che attraverso i centri per l’impiego (rinforzati con un migliaio di nuovi addetti formati ad hoc) dovranno attuare le politiche per l’occupazione.

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