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Data: 09/02/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Cialente-show in tv: «Il modello L’Aquila funziona, eccome». Il sindaco incontenibile nella trasmissione “Fatti e misfatti”. Forte attacco alla Grandi rischi: allarmismo ingiustificato

L’AQUILA Otto anni difficili, difficilissimi. Ma il modello L’Aquila funziona, eccome. È un Cialente -show, quello andato in onda ieri, alle 13,30, su Tgcom24. Il sindaco dell’Aquila, intervistato da Paolo Liguori nella tramissione “Fatti e misfatti”, non si risparmia. Mette in luce le pecche di un sistema complesso, prima fra tutte «la lentezza elefantiaca della ricostruzione pubblica, che sta creando enormi problemi», ma elenca anche le buone pratiche sperimentate dopo il 2009. E rimarca: «L’Aquila è, oggi, una delle città più sicure d’Italia». ALLARME ROSSO. «Gli ultimi eventi sismici, da quello del 24 agosto ad Amatrice, alle scosse del Centro Italia e del 18 gennaio a Montereale, hanno rigettato L’Aquila nell'incubo del terremoto. Decisivo, in tal senso, è stato il comunicato stampa diramato dalla Commissione Grandi rischi», ha esordito Cialente, «che ha parlato della diga di Campotosto come del rischio di un secondo Vajont e della possibilità che si verifichino terremoti, in una zona non precisata del Centro Italia, di entità tra 6 e 7 della scala Richter. Affermazioni non supportate scientificamente, che hanno fatto salire la soglia di allarme. L’Aquila si sta spopolando ad un ritmo serrato. Bisogna cominciare a dire, e a farlo sapere a tutti, che la nostra città è tra le più sicure d’Italia, anche in questo momento». NON FAREMO COME VOI. Parte dall’affermazione «Non faremo come L’Aquila», Cialente, per sottolineare, invece, quanto valido sia stato il modello applicato dopo il sisma del 6 aprile 2009. «Il terremoto», ha spiegato in tv il sindaco, «cadde in un momento di tale polarizzazione della politica, da mettere noi aquilani al centro di una polemica tra curva sud e curva nord: chi diceva che all’Aquila si stava facendo bene, chi bocciava il sistema scelto. Sono stati anni difficilissimi. Il modello L’Aquila si è tradotto nella scelta del governo Berlusconi di realizzare il progetto Case. Grazie all’opera generosa del Trentino, il 15 settembre abbiamo avuto i primi Map, mentre il progetto Case è stato inaugurato il 29 settembre. Abbiamo scelto di delocalizzare gli alloggi anche nelle frazioni per non sradicare le persone e salvaguardare il rapporto con la loro terra» RICOSTRUZIONE PUBBLICA FERMA. Uno dei temi affrontati da Cialente è stato quello della ricostruzione pubblica. «All’Aquila non è partito quasi nulla», ha detto, «il nuovo codice degli appalti rappresenta una ulteriore battuta di arresto. La situazione è gravissima e sta ingessando la ricostruzione. Mentre quella privata viaggia a ritmo serrato, i cantieri pubblici sono al palo. La città oggi viaggia a due velocità: rischiamo di avere, soprattutto in centro storico, dei buchi fisici enormi, dati dagli aggregati pubblici i cui lavori non partono. Sono necessarie delle procedure di semplificazione per territori colpiti da disastri come il terremoto. Il decreto per il nuovo cratere sismico prevede delle novità in tal senso, ma anche per L’Aquila serve una svolta». VULNERABILITA' SCUOLE. Più volte Cialente è tornato sulla questione dell'agibilità e della messa in sicurezza degli istituti scolastici. «C’è una precisa normativa dello Stato, varata nel 2003, che stabilisce l’obbligo per gli edifici pubblici di dotarsi del certificato di vulnerabilità, che attesta l’indice di resistenza della struttura rispetto a un evento sismico», ha affermato il sindaco, «ma, nello stesso tempo, qualcuno si è preso la briga di stabilire quale sia il valore minimo da considerare rispetto al terremoto? Abbiamo scuole con un indice di 0,25- 0,30. Cosa dovremmo fare? La vulnerabilità degli edifici pubblici, a partire dalle scuole, è un problema di cui nessuno si preoccupa, lasciando ogni responsabilità decisionale ai sindaci. Per la ricostruzione dell’istituto scolastico di Arischia abbiamo dovuto fare quattro procedure di gara e ancora non ne veniamo a capo». CENTRO-STUDI. Alla ricostruzione fisica si lega quella del tessuto socio-economico. «La ripresa economica è lenta e difficoltosa», ha sottolineato Cialente nell’intervista, «le nostre imprese soffrono, mancano gli investimenti, non ci sono segnali di miglioramento. Eppure, L’Aquila è diventata la sede del centro-studi dell’Appennino. È da qui che si deve partire per costruire un nuovo modello di messa in sicurezza».

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