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Data: 09/02/2017
Testata giornalistica: Mapero'
Cristo si è fermato a Teramo di Lilli Mandara

Gli inondano le bacheche di hashtag ≠vogliamoisoladelgransassoecolledara nel cratere, gli intasano i commenti, lo marcano a uomo, gli tolgono la vita. C’è un pezzo di Abruzzo che è fuori dal mondo, terremotato, sfollato, franato, isolato. Cancellato dal decreto terremoto, e alla Regione gli fa un baffo.
Un pezzo di Abruzzo che vive una situazione drammatica e che nessuno o in pochi conoscono, solo perchè la tragedia di Rigopiano li ha fatti retrocedere nella maledetta scala delle emergenze. Un pezzo di Abruzzo di fronte al quale lo stesso presidente della Regione Luciano D’Alfonso gira la testa dall’altra parte. Teramo, Abruzzo, Italia.

Loro, i teramani a vario titolo, non hanno che una strada: ricordargli le loro ragioni su Facebook. Ma finora, inutilmente.
Teramo è deserta, dopo i terremoti e i danni e le nevicate e le case pericolanti il 50 per cento dei cittadini si è trasferito sulla costa, a Giulianova. E ieri, nel giorno della visita del premier Paolo Gentiloni, tantissime famiglie sono rimaste bloccate in casa dalle frane. Castiglione Messer Raimondo tagliata fuori, una frana ha inghiottito la statale 32, lo stesso sulla comunale di Mezzanotte, la provinciale di Milano e di Ripe di Civitella. Cinque frazioni dalla notte di lunedì isolate a Isola San Pietro, la strada per Bisenti cancellata, lo stesso alla Montagna dei fiori. Cittadini disperati che non possono uscire né andare al lavoro. Le strade franano e loro non sanno chi chiamare. Mesi e mesi di tragedie inascoltate.

Teramo conta 2.500 sfollati per neve e 3.500 sfollati per il terremoto. Allevamenti distrutti, capannoni crollati, scuole e municipi inagibili, tantissima gente in cassa integrazione per chiusura o interruzione di attività. E la rabbia che esplode quando esce la bozza del decreto terremoto. Escluse Isola del Gran Sasso e Colledara, la stessa Teramo viene esclusa dalle esenzioni fiscali. La polemica esplode, la Regione replica duramente a Forza Italia che la accusa di non aver previsto i danni per il maltempo e la tanto annunciata e decantata zona franca: quello è decreto terremoto, il maltempo non c’entra, dicono i vari risponditori. Eppure c’entra, eccome se c’entra. Lo dice la stessa bozza di decreto:

“Vista la delibera del Consiglio dei ministri del 20 gennaio 2017, con la quale sono stati ulteriormente estesi, in conseguenza degli ulteriori eventi sismici che hanno colpito nuovamente i territori delle Regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria in data 18 gennaio 2017, nonché degli eccezionali fenomeni meteorologici che hanno interessato i territori delle medesime Regioni a partire dalla seconda decade dello stesso mese, gli effetti dello stato di emergenza dichiarato con la predetta delibera del 25 agosto 2016”.

Danni metereologici, si legge a pagina due, altro che storie.
E ieri i sindaci di Isola e Colledara erano stati inizialmente esclusi dagli inviti per la visita teramana di Gentiloni, gestiti dal presidente Luciano D’Alfonso. Poi, soltanto poi e grazie all’azione congiunta di sindaco di Teramo e presidente della Provincia, sono stati ammessi a parlare. E alla fine il premier li ha ringraziati:

“E’ stato utile ascoltare i sindaci, è chiaro che Teramo ha una sua specificità”.
“Siamo in ginocchio”, dicono i cittadini di Isola e Colledara: “I nostri sono paesi alle pendici del Gran sasso che oltre ad essere stati colpiti dalle abbondanti nevicate dei giorni scorsi, sono stati gravemente danneggiati dai terremoti che si sono susseguiti dal 24 agosto 2016 al 18 gennaio 2017. Siamo in ginocchio, come gran parte del centro Italia, attività agricole in grossa difficoltà, spopolamento, danni a case, scuole, attività commerciali che annaspano …. A tutto ciò si aggiunge la grande ingiustizia di cui siamo stati vittime e alla quale non riusciamo a dare spiegazione. La Regione Abruzzo, nonostante suddetti Comuni siano in “sofferenza” già in seguito al sisma del 30 ottobre, e alla luce dei nuovi eventi non ci ha inclusi nel cratere. I comuni a noi vicini, come Castelli o Tossicia che distano pochi chilometri da noi sono rientrati nel decreto e usufruiranno degli incentivi per ripartire, noi no”.

Eppure è la Regione che propone l’elenco dei Comuni da includere nel cratere. Il fatto è che Dalfy rassicura:

“Che problema c’è, anche se nel cratere non ci siete, avrete i soldi lo stesso”.

ps1: Ma chi ci crede più. E perchè poi aggirare le leggi se ci sono i decreti e i paletti e un territorio distrutto che ha ragioni da vendere?
ps2:≠vogliamoisoladelgransassoecolledaranelcratere. Chiaro, no?

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