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Data: 09/02/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
«Raggi inadeguata» Dimissioni respinte ma Berdini in bilico. Il sindaco ascolta l'audio e ci ripensa: «La fiducia è lesa, difficile continuare». Il sindaco ascolta l'audio e ci ripensa: «La fiducia è lesa, difficile continuare»

ROMA Il colpo di scena arriva alle otto di sera. Quando l'audio con le parole durissime dell'assessore Paolo Berdini contro Virginia Raggi invade la rete e arriva sul cellulare della grillina. E allora l'iniziale strategia da pentapartito delle «dimissioni respinte, ma con riserva» vacilla. E il titolare dell'urbanistica, dopo una giornata piena di goffe smentite e processi subìti in Campidoglio, sembra con più di un piede fuori dalla giunta pentastellata. E' in bilico? Di più. Il tutto nonostante «si sia presentato con la cenere in capo e i ceci sotto le ginocchia», spiega la grillina durante una conferenza stampa organizzata da Luigi Di Maio per fare il punto sul buon governo M5S nelle amministrazioni locali, ma che alla fine ruota tutta intorno all'ennesimo terremoto politico nel Comune di Roma.
LA SVEGLIAE' un colloquio pubblicato da La Stampa a dare il buongiorno a Virginia Raggi. L'assessore Berdini mette in fila una serie di accuse. Dice che la sindaca «su certe scelte sembra inadeguata al ruolo che ricopre». E che «i grand commis dello Stato, che deve frequentare per dovere, lo vedono che è impreparata, strutturalmente, non per gli anni».
Berdini, riporta il quotidiano di Torino, pensa che Raggi «si è messa in mezzo a una corte dei miracoli, una banda». Non solo: l'assessore, titolare del dossier sullo stadio di Tor di Valle, si lascia andare anche a una confessione sulla vita privata della grillina e sulle vicende giudiziarie che la riguardano: «Sono proprio sprovveduti. Questi - dice l'assessore riferendosi al rapporto con Salvatore Romeo titolare della polizza intestata alla Raggi - secondo me erano amanti. L'ho sospettato fin dai primi giorni, ma mi chiedevo, com'è che c'è questo rapporto?». «Io sono amico della magistratura - dice anche Berdini - Paolo Ielo lo conosco benissimo, è un amico, ma lei è stata interrogata otto ore. Anche lì c'è qualcosa che non mi torna». Una bufera. L'ennesima. «Virginia» legge e va su tutte le furie. Arriva in Campidoglio prima di pranzo e salendo le scale della Lupa annuncia: «Mi aspetto una smentita, a me ha sempre detto il contrario». Intanto, dal primo piano del Comune arriva una telefonata all'assessore: sei stato convocato d'urgenza, ti aspettiamo alle 14.30. Intanto, la maggioranza ribolle rabbia. Il consigliere «anziano» Enrico Stefano fa capire che questa volta Berdini, l'eretico comunista deve lasciare. Lui intanto prova a smentire (mentendo) in tutti i modi. Ma questa volta non funziona. Al primo piano di Palazzo Senatorio descrivono la sindaca ulcerata dalla rabbia e delusa, intanto si è rimesso in moto tutto un meccanismo interno al M5S: sono in molti i parlamentari a concordare in silenzio con le parole di Berdini. Che sale in Campidoglio alle 15. Prima i colleghi di giunta lo processano («Come ti permetti?»). Poi entra nella stanza di Raggi in compagnia del vicesindaco Luca Bergamo. Il confronto è duro. Lui ammette, si scusa. Alle 17.42 esce la nota di Berdini, al netto del vittimismo mediatico e dell'ennesimo tentativo di smentita, dice che «provo profonda amarezza per la situazione» e che «ho rimesso il mandato conferitomi dalla sindaca lo scorso luglio». Dopo sette minuti, 17.49, ecco la nota della sindaca: «Ho respinto le sue dimissioni con riserva». L'operazione è stata vagliata da Grillo in contatto telefonico. Poi la scena si sposta alla Camera di Commercio, per la conferenza stampa del M5S. «Ho avuto modo di chiarire con Berdini - spiega la prima cittadina - che si è scusato per le sue parole ed era effettivamente mortificato: adesso parleremo dei temi». Raggi in privato si sfoga: ora deve produrre gli atti, basta chiacchiere. E' nera, piena di ira. Ma la situazione sembra a tratti rattoppata. Fino a quando appunto esce l'audio integrale delle parole di Berdini con allusioni ancora più pesanti alla vita personale della pentastellata. Che una volta ascoltato quelle parole perde le staffe: l'assessore ha le ore contate. Riunione fiume in Comune, ennesima notte di psicodramma.

Il sindaco ascolta l'audio e ci ripensa: «La fiducia è lesa, difficile continuare»

ROMA «Se sono inadeguata perché sei ancora in giunta? Se davvero è quello che pensi di me perché non te ne sei già andato? Come faccio a fidarmi di te? La fiducia è lesa, così non si può continuare». Virginia Raggi alla fine sbotta con Paolo Berdini che ha detto tutto il male possibile sulla sindaca nel colloquio pubblicato in mattinata dall'odiata carta stampata. Grillo è d'accordo, la fiducia è lesa.
Eppure, prima dell'ora di cena Virginia - inadeguata, secondo la definizione di Berdini - lo salva, lo conferma con riserva, una formula molto da prima repubblica che non comprende nessuno ma che serve a prendere tempo. Quando però in serata viene pubblicata on line la registrazione, allora tutti capiscono che il destino di Berdini è segnato, perché nemmeno su Urano sarebbe possibile mantenere in giunta chi spende giudizi così feroci sulla sindaca. «E' una questione di dignità», ripetono in Campidoglio. «I giornali ci attaccano e tu te ne esci con queste frasi?», dice la Raggi.
Virginia, al contrario di altre occasioni, questa volta non piange, anzi ha la determinazioni dei giorni migliori, perché è stanca di prendere schiaffi politici.

SCHIAFFI Parla al telefono con Grillo, sa che può affondare il colpo anche se non caccia subito l'assessore all'Urbanistica, perché non c'è un sostituto e non si può fare un'altra figuraccia come quella dell'assessorato al Bilancio che dopo l'addio di Minenna rimase vacante per un mese. Da capire. I processi a Berdini a Palazzo Senatorio sono stati due: il primo con il resto della giunta, il secondo in un faccia a faccia sindaca-assessore, due generazioni a confronto. La pubblicazione dell'audio che ha l'effetto di una mannaia per la testa dell'assessore, toglie ogni dubbio su ciò che veramente pensa della Raggi che pure aveva respinto le sue dimissioni ma con riserva. Ma anche senza la dolorosa conferma che non si tratta di una invenzione dei giornalisti (come piacerebbe tanto al mood del momento del Movimento 5 Stelle che non sta portando fortuna), Berdini è abbattuto, contrito. Lui che è sempre vulcanico e un filo supponente, è un pugile alle corde, ripete «mi sono fatto fregare, sono dispiaciuto».

SECCHIONE Il primo processo a Berdini è corale, avviene attorno alle 15 in una pre giunta. «Ma siamo noi la corte dei miracoli? Davvero è quello che pensi di noi?», lo attaccano alcuni assessori. Il professore comunista prestato al Movimento 5 Stelle, abituato a fare il saputello, quello che ne sa più degli altri carneade chiamati in giunta, è finito alle corde. E quando è il secchione in difficoltà, il resto della classe non fa sconti. La mezza smentita del mattino concessa a Rainews 24 a cui neppure lui sembrava credere non ha placato la rabbia dei colleghi. L'unico che prova a difenderlo è Luca Bergamo, il vicesindaco, forse per la comune militanza a sinistra qualche decennio fa. «Spiegaci come è andata, facci capire», gli dice, arrotonda gli spigoli. Ma c'è chi non si placa: già stiamo sotto tiro per l'inchiesta su Marra e Romeo e per il caso delle polizze e tu vai in giro a dire queste cose? In serata Bergamo commenta secco: «Non mi va di parlare di ciò che è successo, abbiamo fatto un comunicato, leggete quello». Ma che significa che Berdini è ancora assessore con riserva? «Leggete il comunicato». «Chiamatemi Berdini, voglio capire se è tutta una invenzione del giornalista» urla al mattino la Raggi. Il secondo processo è quello più feroce, attorno alle 16. Virginia è una furia, perché non fa piacere a nessuno sentirsi dire: sei inadeguata, impreparata, amante di Romeo, circondata da una corte dei miracoli. La Raggi questa volta non piange, non si calma neppure di fronte alla mediazione di Bergamo che poi se ne va e li lascia soli. «Ho sbagliato, mi sono fatto fregare, sono molto dispiaciuto», balbetta Berdini. Il colloquio si chiude con una soluzione ponte fragile come una aeroplano di carta durante un urgano: Berdini offre le dimissioni, la Raggi le respinge, ma con riserva, una sorta di cartellino giallo, al prossimo errore Berdini va a casa. Il vecchio professore in fondo è come quell'allenatore che il presidente della squadra non caccia solo perché c'è da trovare un sostituto. E visto che presto ci sarà il rimpasto e dovranno entrare altri due assessori, se ne riparlerà più avanti del futuro di Berdini, che però dovrà chinare il capo sullo stadio. Partono i comunicati stampa, qualcuno vorrebbe perdonare il professore «perché in fondo è una brava persona». Quando però l'audio viaggia in rete - che beffa, puniti proprio dalla rete -, si capisce che Berdini è indifendibile. La maledizione degli assessori presentati in campagna elettorale sta colpendo ancora. La Raggi ne annunciò quattro: Lo Cicero, non è mai stato nominato, la Muraro si è dimessa perché indagata, il terzo è proprio Berdini. Il quarto - Bergamo - non deve essere molto tranquillo.


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