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Data: 10/02/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Cgil contro i voucher. Campagna referendaria a sostegno del lavoro stabile

L’AQUILA Stop ai voucher, i famosi “ticket” per i mini-impieghi che avrebbero dovuto aiutare a fare emergere il lavoro nero e che, invece, «stanno precarizzando ancora di più il lavoro». E garantire la responsabilità solidale tra committenti e appaltanti che operano negli appalti. Anche L’Aquila e l’Abruzzo danno il via domani alla campagna referendaria “Libera il lavoro con due sì” voluta dalla Cgil a livello nazionale per perseguire questi due obiettivi con altrettanti quesiti approvati dalla Corte costituzionale: abrogare i voucher a favore di una riforma per una contrattualizzazione che regolamenti il lavoro occasionale, e abrogare le norme che limitano la responsabilità solidale negli appalti. A presentare le iniziative per quella che dev’essere una «mobilitazione di civiltà per i diritti dei lavoratori senza tutele», è stato ieri il segretario provinciale della Cgil Umberto Trasatti, affiancato da Federica Benedetti e Sigismondo Sansoni componenti della segreteria provinciale. Si parte con le attività di volantinaggio domani dalle 10 alle 13, nella piazza del Comune ad Avezzano, in piazza Garibaldi a Sulmona e nei centri commerciali L’Aquilone e Globo e a piazza d’Armi (attuale sede del mercato) all’Aquila. «Il referendum andrà anche a sostenere la Carta dei diritti dei lavoratori, appoggiata da 4,5 milioni di firme raccolte nel 2016», ha ricordato Trasatti. La grande sfida è abolire i voucher. «Con i suoi 3,5 milioni di ticket utilizzati, l’Abruzzo è una delle regioni che ne ha utilizzati di più. I famosi ticket servono per coprire un’intera giornata di lavoro evitando controlli e favorendo il pagamento in nero», ha rimarcato il segretario provinciale della Cgil. Nella proposta di legge di una Carta dei diritti dei lavoratori, all’articolo 80 e 81 la Cgil propone di regolamentare e contrattualizzare il lavoro occasionale. L’Abruzzo è anche la regione in cui si ricorre in modo massiccio, negli appalti edili come in quelli per i servizi, al massimo ribasso. Una “stortura” generata da una serie di norme che limitano la responsabilità solidale del committente negli appalti. «Quando si fanno i bandi con il massimo ribasso senza la responsabilità del committente (lo Stato, l'Università, il privato ad esempio)», chiarisce Trasatti, «accade che si vincono le gare con il 30-40% del ribasso e le prime conseguenze sono per i lavoratori e per la qualità dei servizi agli utenti». Gli ultimi casi arrivano dal mondo del contact center, che all’Aquila dà lavoro a più di duemila persone.

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