ROMA Lo si potrebbe definire un effetto collaterale. La stretta sulle assenze nel pubblico impiego, potrebbe finire per colpire anche i lavoratori del privato. In che modo? Allungando le fasce orarie entro le quali di dipendenti in malattia devono essere reperibili nei loro domicili per le visite fiscali. A sostenere la tesi, è stato ieri il presidente dell'Inps Tito Boeri. Del resto proprio l'Istituto di previdenza dovrà ereditare, secondo le bozze della riforma del pubblico impiego, il compito di verificare le assenze per malattia degli statali che oggi invece competono alle Asl. «Non ha senso», ha spiegato Boeri, «che ci siano differenze tra pubblico e privato».
LE REGOLEOggi i dipendenti privati che si assentano per malattia, devono assicurare la loro presenza per le visite di controllo per quattro ore durante l'arco della giornata: due ore al mattino (dalle 10 alle 12), e due ore al pomeriggio (dalle 17 alle 19). Per gli statali, invece, l'orario di reperibilità è decisamente più lungo, in tutto sette ore: quattro la mattina (dalle 9 alle 13) e tre il pomeriggio (dalle 15 alle 18). L'idea di Boeri sarebbe quella di una armonizzazione verso la regola più stringente, quella del pubblico impiego che, sempre secondo il presidente dell'Inps, potrebbe portare a «risparmi significativi». L'idea però, non piace ai sindacati. «La proposta del presidente dell'Inps di portare a sette le ore di reperibilità dei lavoratori privati per equipararle a quelle dei pubblici», ha detto il segretario confederale della Cgil, Franco Martini, «è inaccettabile», aggiungendo che «anche oggi dobbiamo registrare l'ennesima esternazione del presidente dell'Inps su argomenti che in realtà competono al legislatore e se è consentito alle parti sociali». Sulla stessa linea anche il segretario confederale della Cisl, Maurizio Bernava. «Estendere ai lavoratori privati le fasce orarie di reperibilità previste per i lavoratori pubblici», che oggi sono di 7 ore contro le 4 ore dei privati, ha detto, «sarebbe una forzatura e creerebbe solo confusione. La strada è quella di uniformare le fasce di reperibilità tra pubblico e privato e non viceversa».
IL PROVVEDIMENTO Il punto è che l'esternazione di Boeri, è arrivata a surriscaldare un clima già rovente. Negli ultimi giorni sono circolate alcune bozze del testo di riforma del pubblico impiego, che il governo dovrà adottare nei prossimi giorni, che secondo le organizzazioni dei lavoratori non sarebbero in linea con l'accordo sottoscritto il 30 novembre scorso per il rinnovo del contratto. Così, con una nota congiunta, Susanna Camusso, Carmelo Barbagallo e Annamaria Furlan, hanno chiesto al governo di dare «attuazione immediata» all'accordo quadro sottoscritto lo scorso 30 novembre. Un incontro a livello tecnico ci sarà già lunedì al ministero della Funzione pubblica. Ma le distanze da colmare sono ancora molte. A partire proprio dalla lotta all'assenteismo. Nelle bozze del provvedimento è previsto non solo che le visite fiscali debbano essere fatte dall'Inps (che a questo scopo avrà anche nuove risorse per 27,7 milioni di euro), ma che le visite potranno essere «ripetitive» e «sistematiche». I dipendenti in malattia potranno essere controllati anche più volte durante il periodo di assenza. E gli assenteisti seriali, quelli che marinano il lavoro il lunedì o il venerdì, saranno sottoposti a controlli specifici. A non piacere però ai sindacati, è stato soprattutto un altro comma inserito nei testi, quello che prevede la possibilità di tagliare i premi e il salario accessorio a tutti i dipendenti degli uffici che hanno tassi di assenteismo superiori alla media. Una previsione che, dopo il pressing dei sindacati, sarebbe stata eliminata.
Nel suo intervento di ieri, comunque, Boeri non si è limitato a parlare delle visite fiscali. Un cenno lo ha fatto anche ad altre due questioni sulle quali ha incitato ad un intervento. La prima riguarda i permessi della legge 104, i giorni di assenza consentiti a chi ha un disabile in famiglia. Nel pubblico impiego la media è di 6 giorni di assenza a dipendente, contro un giorno e mezzo nel privato. Un segno, secondo Boeri, di abuso. L'altro tema riguarda le indennità di accompagnamento sempre per i disabili. Oggi non sono legate al reddito mentre, sempre secondo il presidente dell'Inps, sarebbe opportuno farlo.