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Pescara, 25/11/2024
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Data: 10/02/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Abruzzo, l’incognita capilista nella corsa alle candidature. Caccia al seggio sicuro. Castricone: dico no ai nominati. Ci penalizzan

PESCARA «Election day a giugno. Mille comuni, Sicilia e elezioni politiche. Altro che congresso. Legge elettorale, poi città e Italia. Stop beghe interne». Così Matteo Ricci, responsabile Enti Locali del Partito Democratico, ha dettato su twitter il cronoprogramma elettorale del partito di maggioranza. Probabilmente andrà in maniera diversa. E il voto slitterà al 2018, come chiede Forza Italia. Ma nei partiti la corsa alle candidature è già iniziata. Con la grande incognita del capolista bloccato alla Camera (ma potrebbe essere introdotto anche al Senato per “armonizzare” i due sistemi elettorali), che rovinerebbe il piano a molti aspiranti parlamentari, soprattutto in regioni piccole come l’Abruzzo (vedi intervista di lato al deputato dem Antonio Castricone). Dove la rappresentanza è limitata a 21 seggi: 14 alla Camera e 7 al Senato. E dove c’è una lunga tradizione di candidati paracadutati dalle segreterie romane: tra i tanti Franco Corleone, Ferdinando Adornato, Livia Turco, Lidia Menapace, Marcello De Angelis, Yoram Gutgeld, Gaetano Quagliariello, e lo Stesso Silvio Berlusconi che per fortuna dei candidati forzisti abruzzesi nel 2013 optò per il collegio del Molise. Per questo conquistare la posizione di capolista sarà la prima delle opzioni.Per gli entranti e per tutti gli uscenti, che in base alle regole dei rispettivi partiti sono tutti potenzialmente ricandidabili. Cominciamo dal Pd. Secondo lo statuto “non è ricandidabile da parte del Partito Democratico per la carica di componente del Parlamento nazionale ed europeo chi ha ricoperto la carica per la durata di tre mandati”. Tra i parlamentari abruzzesi nessuno ha superato questo limite. I più “anziani” sono il rosetano Tommaso Ginoble, assicuratore, già consigliere regionale e assessore regionale ai Trasporti, e Vittoria D’Incecco, medico di Pescara. Sia Ginoble che D’Incecco sono a Montecitorio da due legislature. Tutti gli altri sono in carica da una sola legislatura: Antonio Castricone, Gianluca Fusilli (che ha preso il posto di Giovanni Legnini eletto nel 2013 e poi nominato vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura), Maria Amato e la senatrice Stefania Pezzopane. Una sola legislatura l’ha fatta anche Yoram Gutgeld, eletto in Abruzzo ma scelto direttamente dal segretario del partito Matteo Renzi. Al momento non si sa ancora se i candidati dovranno sottoporsi alle primarie, perché rispetto al 2013 c’è la novità delle preferenze (fanno eccezione i capilista destinati comunque ad essere eletti se il partito supera il quorum). Nel centrodestra Forza Italia affida le candidature al Comitato di Presidenza (guidato da Silvio Berlusconi), sentito il coordinatore regionale, che nel caso dell’Abruzzo è Nazario Pagano. Il lavoro del comitato sarà reso più agevole dalla promessa del presidente forzista di ricandidare tutti i parlamentari rimasti fedeli alla casacca azzurra dopo la scissione di Angelino Alfano e la diaspora dei verdiniani. Dovrebbero quindi ottenerea candidatura sicura Paola Pelino (vicepresidente di Forza Italia al Senato, in Parlamento da tre legislature), Antonio Razzi, anche lui alla terza legislatura in Senato, e Fabrizio Di Stefano alla seconda legislatura alla Camera dopo la prima a Palazzo Madama. Tra i candidati non dovrebbe mancare il coordinare Pagano. L’Ncd è ancora nella terra di mezzo tra centrosinistra e centrodestra. In attesa che si definiscano le alleanza non dovrebbero temere bocciature la sottosegretaria alla Giustizia Federica Chiavaroli (alla prima legislatura) o il deputato di Teramo Paolo Tancredi (alla seconda legislatura). Legata al destino dei propri gruppi è anche la ricandidatura di Giulio Cesare Sottanelli (Scelta civica-Ala) e Gianni Melilla (Sinistra italiana). Il Movimento 5 Stelle ha regole precise e difficilmente derogabili. Due mandati al massimo e candidature attraverso le parlamentarie. I cinque parlamentari grillini sono dunque tutti ricandidabili: Enza Blundo e Gianluca Castaldi oggi al Senato; Gianluca Vacca, Andrea Colletti e Daniele Del Grosso oggi a Montecitorio.


partito democratico. Castricone: dico no ai nominati. Ci penalizzano
La regione rischia di vedere molto ridimensionata la propria rappresentanza parlamentare. La storia dell’Abruzzo ci deve mettere in guardia

PESCARA In un mappa delle correnti del Partito Democratico pubblicata nei mesi scorsi dal quotidiano Il Foglio, l’unico parlamentare abruzzese assegnato alla minoranza bersaniana era Antonio Castricone, deputato di Pescara. Castricone però smentisce, pur ammettendo di non essere incasellabile in questa o quella corrente. «Infatti oggi (ieri per chi legge, ndr.) c’era la riunione dei parlamentari Pd della minoranza e non sono stato invitato. E non mi sento offeso per questo». Dunque con chi sta in questo braccio di ferro interno? «Di certo sono di sinistra. E quindi guarderò per la scelta congressuale a quali politiche di sinistra ci saranno nel programma. Perché ritengo che per la sinistra ci sia un grande spazio politico, anche se si trova in posizione minoritaria in Europa». Cominciate a discutere anche in Abruzzo di elezioni politiche e di candidature? «Ufficialmente no, ma nei capannelli e nei convivi se ne parla. Penso che sia naturale». E che cosa vi dite in questi colloqui? «C'è un certo allarme, perché se rimane questa legge elettorale con i capilista bloccati alla Camera (sperando che non venga estesa al Senato), è chiaro che l’Abruzzo rischia di non avere una rappresentanza parlamentare a Roma, o comunque di averla molto esigua, al di là dell'esito del voto». I capilista verranno paracadutati in massa da Roma? «La storia abruzzese in parte insegna anche questo. E’ chiaro che l’Abruzzo dovrà fare una battaglia politica su questo, perché è un rischio più che concreto». Tra l’altro voi del Pd siete quasi tutti al primo mandato e dunque tutti ricandidabili. «Su sei abruzzesi solo Ginoble e D’Incecco sono al secondo mandato». Questo potrebbe essere anche un tema congressuale? «Sulla legge elettorale dovrebbe esserci una discussione precedente al congresso. Penso poi che la discussione congressuale dovrà chiarire la linea politica e qual è la nostra idea di Italia ». Una discussione peraltro già in corso, quella sulla legge elettorale, tra chi vuole il premio di maggioranza e chi il premio alla coalizione. «Dobbiamo fare un ragionamento utile al paese. Ricordo che fino a ieri abbiamo predicato che il giorno delle elezioni si dovrebbe sapere chi ha vinto». Si faranno le primarie per le candidature? «Essendoci il voto di preferenza non credo. Ci sarà forse sui capilista bloccati, ma non so quale sarà la decisione finale. Temo che queste posizioni finiranno per essere spartite».

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