ATESSA «Agiremo in ogni sede, in ogni forma e con ogni celerità». E' determinato ad andare avanti nella difesa del dipendente Sevel costretto ad urinarsi addosso per i ripetuti dinieghi del suo team leader ad andare in bagno, Diego Bracciale, avvocato del foro di Chieti e legale dell'Usb, sindacato che per primo ha denunciato la vicenda. Lunedì Bracciale incontrerà anche il lavoratore per stabilire con lui una linea difensiva che si annuncia essere molto dura. «Agiremo sul versante penale e civile - interviene il legale - verso chiunque, nessuno escluso, abbia un qualsiasi profilo di responsabilità in questa terribile vicenda». Bracciale non si espone sulla linea processuale «già molto chiara e che partirà entro la prossima settimana» e si riserva di discuterne al momento esclusivamente con il dipendente. «La situazione morale dell'uomo merita tutta la comprensione possibile - aggiunge l'avvocato - da quello che mi risulta, e che accerterò nelle prossime ore, il permesso di assentarsi per andare in bagno non gli è stato mai concesso e quanto avvenuto dopo lede in maniera irreversibile non soltanto la dignità del lavoratore, ma soprattutto la dignità dell’uomo». L'episodio, secondo l'analisi del legale, seppur gravissimo e di profonda umiliazione per il lavoratore, serve tuttavia a focalizzare un aspetto importante. «Bisogna considerare - spiega Bracciale - che questa è una vicenda che consente di avere una istantanea, per la prima volta, dello stato di vessazione che vivono i dipendenti Sevel e che finora non era mai riuscito ad emergere. Solo adesso è possibile comprendere qual è la situazione che si vive in fabbrica in un contesto lavorativo malato e irrispettoso dei più elementari diritti dell'uomo». Intanto l'azienda si è già scusata ufficialmente e personalmente con il lavoratore del montaggio lo stesso giorno dell'accaduto, martedì scorso, e mercoledì ha preso parte assieme a diversi dirigenti e responsabili, tra cui il direttore dello stabilimento Angelo Coppola, al consiglio straordinario delle rsa di Fim, Uilm, Fismic, Uglm e Associazione quadri e capi Fiat. La promessa fatta ai rappresentanti sindacali è stata quella di fare immediata chiarezza sulla vicenda e di individuare prontamente i responsabili. La risposta della direzione aziendale sarebbe dovuta arrivare già da ieri pomeriggio, ma la riunione è stata posticipata a lunedì. E sull'episodio non mancano il clamore e l'attenzione nazionali. Durissimo il commento di Giorgio Cremaschi, storico dirigente della Fiom-Cgil. "Questa offesa ai più inviolabili diritti della persona - scrive Cremaschi sulla sua pagina Facebook - non è solo frutto della prepotenza mascalzona di un ignobile capetto, ma è il risultato di un sistema che organicamente porta all'umiliazione dell'essere umano, alla cancellazione della sua stessa natura fisica. L'imperatore romano Vespasiano affermò che il danaro non puzza. È vero, ma la puzza a volta si attacca a chi quel danaro lo possiede».