ROMA «Presidente Gentiloni oltre 3 milioni di firme dicono che gli italiani vogliono esprimersi sui diritti del lavoro. Si fissi la data del voto!». E ancora: «In tutta Italia oggi “lanciamo” la campagna per liberare il lavoro #ReferendumLavoro #Con2Si cambiamo il Paese». È iniziata su Twitter ed è proseguita in 118 piazze italiane la prima giornata prima giornata nazionale della campagna referendaria della Cgil per abrogare le norme sui voucher e quelle sugli appalti. A Roma l’appuntamento è stato a Tor Bella Monaca, una delle periferie più disagiate e a parlare è stata la leader del sindacato, Susanna Camusso. «Bisogna smettere di pensare che peggiorando il lavoro, il Paese possa ripartire», ha detto la segretaria prendendo la parola dal palco e chiarendo che «la battaglia sull’articolo 18 non è finita». «Il governo dei 1.000 giorni, come si fa chiamare, non ha fatto altro che proporre tutti i giorni modalità di licenziare, come se questa fosse la soluzione. Ma se si peggiora, non si riparte» ha aggiunto Camusso chiedendo un’inversione di rotta nella politica economica e sociale davanti ad un Paese dove crescono le diseguaglianze e la ricchezza è sempre più concentrata. Nel Rapporto Tecnè 2016 sulla qualità dello sviluppo messo a punto per la Fondazione Di Vittorio (Istituto per la ricerca della stessa Cgil) conferma che diminuisce la fiducia nella situazione economica del Paese e nella possibilità che cresca l’occupazione ma migliora la soddisfazione personale. Lo studio descrive un’Italia che cresce poco con la ricchezza sempre più concentrata e un ripiegamento nella sfera privata mentre si riduce la dimensione pubblica. L'indice generale sulla qualità dello sviluppo diminuisce da 100 a 99 con un peggioramento nel Nord (da 110 a 109 il Nord Ovest, da 115 a 113 il Nord Est), e nel Centro (da 103 a 102) mentre il Mezzogiorno resta comunque in ritardo rispetto al resto del Paese (fermo a 85). E se la soddisfazione personale e la fiducia interpersonale registrano 103 punti rispettivamente, in crescita rispetto al 2015, si segnala un crollo per la fiducia economica (76). Nel complesso gli standard abitativi scendono da 100 a 98 punti (Trentino a 122) ma aumentano i beni posseduti dalle famiglie (da 100 a 104).