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Data: 14/02/2017
Testata giornalistica: Il Centro
E’ deciso: da Teramo marcia su Roma. Provincia e sindaci compatti chiedono più aiuti al Governo. Elenco di richieste al Consiglio dei ministri fra cui lo stato di calamità naturale per la nevicata e l’ampliamento del cratere sismico. Ma intanto si prepara entro febbraio il mega corteo

TERAMO Hanno lasciato da parte le casacche, si sono ingoiati qualche rospo, ma alla fine hanno deciso compatti di marciare su Roma. L’assemblea dei sindaci della provincia di Teramo ha deciso all’unanimità che entro febbraio manifesteranno insieme ai loro cittadini la rabbia e l’insoddisfazione per l’attenzione mostrata dal Governo nella doppia emergenza terremoto-maltempo. Uno scatto di orgoglio di una parte dell’Abruzzo che nei decenni ha imparato a fare da sola ma che adesso ha bisogno di aiuto per la gran quantità di catastrofi che si sono concentrate in pochi mesi. E allora l’appello del presidente della Provincia Renzo Di Sabatino che ha convocato i sindaci è stato raccolto da tutti i 40 presenti. E dei 7 assenti molti erano ampiamente giustificati, come il primo cittadino di Civitella, impegnato dello sgombero di buona parte di Ponzano, minacciato da una frana. «La forza di 47 sindaci non ha pari, dal punto di vista politico», ha esordito Di Sabatino, «tantopiù se sono appoggiati dai consiglieri regionali e dai parlamentari». Presenti i consiglieri regionali Giorgio D’Ignazio, Mauro Di Dalmazio, Sandro Mariani, l’assessore regionale Dino Pepe. Presenti solo in pectore, per impegni precedenti, ma più che d’accordo con la protesta il presidente emerito della Regione Gianni Chiodi e Paolo Gatti. Dei parlamentri presente Giulio Sottanelli (Scelta civica) che però si dice sicuro del pieno appoggio dei due colleghi teramani (Tommaso Ginoble e Paolo Tancredi) e degli altri abruzzesi. Di Sabatino spara le cifre di quest’emergenza, che sono da far accapponare la pelle: in totale i danni stimati ammontano a 437 milioni di euro. Ma visto che quotidianamente la lista delle ferite al martoriato territorio teramano si allunga, potrebbe pure aumentare. «A fronte di una situazione delicatissima, la risposta è stata ampiamente insoddisfacente», rincara il presidente della Provincia, «probabilmente la gravità della nostra emergenza è stato “coperta” dalla tragedia di Rigopiano». E quindi il Governo ha partorito un decreto-terremoto definito da Di Dalmazio «oltraggioso per le sofferenze e i danni patiti da questo territorio». E la rabbia, la frustrazione emersa negli interventi dei sindaci è la stessa provata dai loro cittadini. «A Teramo supereremo i quattromila senzatetto con danni enormi al patrimonio pubblico e privato: venissero da Roma a rendersene conto. Se non ci aiutano oggi, siamo destinati a morire», esorta Maurizio Brucchi. Forti e incisive le parole dei sindaci di Atri Gabriele Astolfi, di Notaresco Diego Di Bonaventura, di Montorio Gianni Di Centa e di Crognaleto Giuseppe D’Alonzo, solo per citarne alcuni, nel descrivere la devastazione dei propri territori. Devastazione che forse non è ben chiara a Roma, così almeno sospetta l’onorevole Sottanelli: «Il danno è stato certamente sottostimato e la responsabilità è di Curcio (il capo della Protezione civile, ndr), che ha riportato il quadro della situazione al consiglio dei ministri. Chiederemo il conto a Curcio. Quel che è certo è che il decreto è inefficace». E così, compatta, l’assemblea dei sindaci ha votato all’unanimità la delibera proposta dalla Provincia con la “richiesta di provvedimenti urgenti al Consiglio dei ministri e alla Regione Abruzzo”. Il documento chiede il riconoscimento di una “specificità teramana” alla presidenza del Consiglio dei ministri, tramite la Regione, per l’eccezionale nevicata e il terremoto di gennaio, il riconoscimento dello stato di emergenza derivante da calamità naturale con specifico riguardo al territorio della provincia di Teramo e la contestuale assegnazione di adeguate risorse finanziarie per fronteggiare le spese e con strumenti agevolativi analoghi a quelli previsti per l’emergenza sisma. Inoltre il documento chiede che in fase di conversione del decreto-terremoto venga estesa «l’area del cratere anche ai Comuni della fascia montana ad oggi esclusi, e di parificare ed estendere le misure previste per i Comuni già inseriti nel cratere anche al Comune di Teramo, eliminando le limitazioni esistenti». Infine al Dipartimento della Protezione Civile si chiede l’emanazione di specifiche ordinanze in cui sia prevista una assegnazione e conseguente ripartizione delle risorse finanziarie proporzionale ai danni subiti nell’intero territorio della provincia di Teramo. La delibera, approvata peraltro dal consiglio provinciale che si è tenuto subito dopo l’assemblea, chiede anche altre misure a sostegno dei Comuni e della Provincia, oltre che dei cittadini e delle imprese. Fra queste, ad esempio «la sospensione delle tasse per due anni con previsione di successivo pagamento dilazionato in 10 anni per i residenti nei Comuni insistenti nel cratere, nonché per quelli fuori cratere che hanno subito danni conseguenza degli eventi calamitosi; agevolazione da riconoscere a prescindere dalla sede del luogo di lavoro»

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