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Pescara, 24/07/2024
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Data: 14/02/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Riforma pubblico impiego. Il contratto frena l’intesa. Positivo incontro governo-sindacati sulle regole dell’amministrazione statale. Cgil, Cisl e Uil chiedono di rivedere anche il meccanismo delle fasce di merito

ROMA Gelo governo-sindacati sulla definizione del nuovo Testo Unico del pubblico impiego, destinato a riscrivere gran parte delle regole di funzionamento dell’amministrazione statale. Nel corso del lungo vertice di ieri a Palazzo Vidoni le parti sociali hanno messo sul tavolo delle trattative alcune questioni giudicate fondamentali per la chiusura dell’accordo ma l’esecutivo, rappresentato dagli uomini del ministro della Pubblica amministrazione, Madia, hanno preso tempo riservandosi ulteriori approfondimenti. In particolare i sindacati, forti dell’accordo quadro sottoscritto con Palazzo Chigi il 30 novembre scorso, chiedono un riequilibrio a favore della contrattazione tra legge e contratto in tutti i settori, compresa la scuola. La preoccupazione di Cgil, Cisl e Uil nasce dal fatto che, nell’accordo raggiunto due mesi e mezzo fa, il governo si era impegnato alla definizione di un intervento legislativo volto a promuovere il riequilibrio a favore della contrattazione ma nell’ultima bozza si legge che “eventuali disposizioni di legge, regolamento o statuto possono essere derogate, salvo che le disposizioni medesime non stabiliscano espressamente la propria inderogabilità, da successivi contratti o accordi collettivi nazionali e, per la parte derogata, non sono ulteriormente applicabili”. Una formulazione considerata ambigua dai sindacati. I rappresentanti dei 3,4 milioni di statali chiedono poi di restituire alla contrattazione materie finora “riserva di legge” come mobilità, inquadramento, organizzazione e flessibilità. Un punto delicato quest’ultimo visto che il governo vuole introdurre alcune norme del jobs act nel pubblico impiego (pur avendo da tempo escluso di voler toccare l’articolo 18) ma Cgil, Cisl e Uil chiedono che siano congrue alla Pa e non una pedissequa applicazione, in particolare per i lavoratori a tempo determinato. I sindacati chiedono inoltre di liberare da ogni vincolo la contrattazione di secondo livello, con il superamento del meccanismo delle fasce di merito imposto dalla legge Brunetta. E modifiche importanti vengono chieste anche sulle sanzioni e sui licenziamenti, ritenuti “eccessivi” dai rappresentanti dei lavoratori. Inoltre, i sindacati pretendono che il governo rispetti la premessa dell’accordo di fine 2016 che sancisce una partecipazione attiva dei lavoratori pubblici. Occorre ricordare che un’intesa tra la parti sul Testo Unico è indispensabile per procedere con il rinnovo dei contratti 2016-2018, fermi da oltre 7 anni, per i quali è previsto un aumento medio di 85 euro lordi al mese. Il decretone sul pubblico impiego è fondamentale per stabilire le nuove regole sul pubblico impiego e il tempo stringe. La delega è vicina alla scadenza e il Testo Unico si presume venga presentato in Consiglio dei ministri venerdì prossimo, insieme ai tre decreti della riforma Madia che devono essere ripresentati con correttivi, dopo la sentenza della Consulta che ha chiesto l’intesa con le Regioni: quello sul taglio delle società partecipate, sui “furbetti del cartellino” e sulla riforma della dirigenza sanitaria, che però è in bilico. «Non esiste una riforma della Pubblica amministrazione positiva se non vengono coinvolti le lavoratrici e i lavoratori come nel privato" ha spiegato il segretario confederale Cgil Franco Martini.

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