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Pescara, 25/11/2024
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15/02/2017
Il Centro
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Politica & famiglia Padri, figli, fratelli e mogli. Le dinastie che ci governano: Padri, figli, fratelli e mogli: Tancredi, Gatti, D’Ignazio: dinastie inossidabili. Ad Avezzano dominano i Di Pangrazio. Tutto per amore: i coniugi Gerosolimo. I Teodoro: tutti chiesa, partito e consenso
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PESCARA “Prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e in politica”. La famiglia sta benone. Altroché. Soprattutto se si nutre di amore e potere. Dalle famiglie più strette (come i coniugi Gerosolimo a Sulmona) alle famiglie allargate dei fratelli Di Pangrazio ad Avezzano. Alla famiglia allargata per eccellenza, quella di Remo Gaspari, che non ha avuto eredi diretti (il figlio Lucio ha tentato la politica, ma ha preferito continuare con successo la pratica medica), ma ha messo al mondo centinaia di sindaci, assessori, amministratori. Che oggi ritroviamo nei partiti della seconda (e terza) repubblica. Alcuni ancora attivi, altri tramite figli, figlie, generi, nipoti (la linea parentale si allunga volentieri fino alle seconde e terze generazioni). Naturalmente non si esaurisce qui la geografia politica della regione. Non si ferma qui la declinazione del potere locale. Ma queste famiglie rappresentano, nel bene e nel male, la più efficiente forma di trasmissione del potere, soprattutto in piccole e piccolissime comunità. Una trasmissione che non perde colpi anche nell’era della post-politica o dell’antipolitica, della fine dei partiti e della nascita dei vari campi e movimenti. Nella difficile arte di cercare e ottenere consensi, quasi tutti i figli e fratelli d’arte mostrano una marcia in più. Altrimenti non si riprodurrebbero con tanto successo. Nei servizi che seguono non esauriamo certamente la lista delle famiglie al governo in Abruzzo. Delle altre parleremo un’altra volta. In compenso c’è una famiglia che si affaccia dal vicino Lazio. Sono i Lorenzin. Il fratello della ministra Beatrice, Lorenzo, correrà da sindaco a Cappadocia. Anche per amore della moglie. Che ha casa lì vicino.
Teramo Tancredi, Gatti, D’Ignazio: dinastie inossidabili
TERAMO È lungo l'elenco delle famiglie in politica a Teramo. La successione negli incarichi per la maggior parte dei casi ha interessato padri e figli creando di fatto una linea dinastica nella trasmissione del potere. L'esempio più famoso è quello della famiglia Tancredi. A raccogliere l'eredità di Antonio, per decenni deputato e capocorrente della Dc, è stato soprattutto il figlio maggiore Paolo, alla seconda legislatura in Parlamento dopo una rapida carriera iniziata in consiglio comunale e passata per la Regione. Anche il secondogenito Marco si è affacciato più di recente sulla scena politica, con due elezioni consecutive in Comune e un’esperienza da assessore terminata prematuramente a giugno dell’anno scorso con il rimpasto che l’ha costretto a rinunciare al suo posto in giunta. Figlio d'arte è anche Paolo Gatti. Il padre Antonio, anche lui esponente teramano della Dc è stato assessore e poi sindaco nei primi anni '90. Le sue orme sono state in parte ripercorse da Paolo, che ha iniziato la sua esperienza politica come consigliere comunale di opposizione, poi in giunta e da due mandati in Regione come assessore e ora vicepresidente del consiglio. «Quando ho deciso di dedicarmi alla politica mio padre era fortemente contrario. L’aver vinto la sua coriacea resistenza mi ha permesso poi di vincere tante altre sfide. Mi ha trasmesso l’importanza dell’impegno, della dedizione e della massima disponibilità e spero di aver interpretato al meglio questo suo insegnamento. Il fatto di aver raggiunto in politica traguardi anche superiori ai suoi vuol dire che questi principi è ruscito a farmeli arrivare». Un percorso simile è stato seguito da Giorgio D'Ignazio, figlio di Pietro altro ex sindaco democristiano. Dall'esordio come consigliere comunale di opposizione, ha ricoperto l'incarico di assessore per poi passare all'Emiciclo. Nella pattuglia dei discendenti di politici democristiani c'è anche Mauro Di Dalmazio, anche lui salito dal Comune alla Regione, con incarichi da consigliere ed assessore in entrambi gli enti. Suo padre Italo è stato invece presidente della Provincia e artefice di un primo esperimento a livello locale di compromesso storico con il coinvolgimento della sinistra in giunta. Più tenue è il filo successorio tra Gianni Chiodi, e il padre Piero. I trascorsi di quest'ultimo in politica si perdono lontano nel tempo e non sono andati oltre l'incarico da assessore in Comune. La carriera di Gianni nelle istituzioni, invece, è più articolata e lunga. Candidato sindaco sconfitto alla sua prima apparizione nell'agone elettorale risalente al '99, ci riprovò e vinse cinque anni più tardi prima di conquistare la Regione nel 2009 con l’elezione a governatore non confermata nell'ultima tornata elettorale. A Roseto ci sono infine i fratelli Tommaso e Teresa Ginoble, il primo parlamentare Pd, la seconda presidente del consiglio comunale. Tommaso inizia nel 1980 sulla scia dei suoi successi nella pallacanestro. Perché tutte le strade possono portare alla politica.
Storia nata sugli scranni della Provincia. Ad Avezzano dominano i Di Pangrazio Tutto per amore: i coniugi Gerosolimo
L’AQUILA «I nostri percorsi sono stati totalmente separati. La passione per la politica in realtà l'ha sempre avuto mio fratello, io sono stato sempre un tecnico. Oggi fare politica è una rinuncia e non un privilegio come accadeva una volta, ho deciso di diventare sindaco soltanto per il bene della mia terra». Parla così Gianni di Pangrazio, sindaco di Avezzano, fratello di Giuseppe, presidente del Consiglio regionale. Una delle famiglia forti della Marsica. Che in prima fila vede anche Ezio Stati, storico leader della Democrazia cristiana, che a un certo punto lanciò sulla scena la figlia Daniela, assessore regionale alla Protezione civile con la giunta Chiodi e poi assessore comunale all'Ambiente del Comune di Avezzano con la giunta Di Pangrazio. Identico percorso ha fatto anche l’ex sindaco di Avezzano, Antonio Floris, che poco prima della fine del suo mandato ha visto scendere nell'arena politica il figlio Armando. Prima consigliere provinciale con la giunta Del Corvo e poi membro del consiglio di sorveglianza del Consorzio acquedottistico in quota Forza Italia. Singolare poi il caso del Comune di Canistro dove lo scranno di primo cittadino è stato occupato da Angelo Di Paolo, successivamente anche assessore regionale ai Lavori pubblici, e poi dal figlio Antonio, impiegato al consorzio di bonifica, prima di tornare di nuovo al capostipite Angelo. Negli ultimi anni in politica ha lasciato il segno anche Cupido. Che con le sue frecce ha colpito l'allora assessore provinciale della giunta Del Corvo Marianna Scoccia, avezzanese ex Alleanza Nazionale, e il consigliere provinciale, Andrea Gerosolimo. Grazie all'amore sbocciato tra i due sui banchi del consiglio provinciale, sono nati due bambini. Mentre la carriera è progredita. Per la Scoccia è arrivata la fascia tricolore di sindaco di Prezza; per Gerosolimo lo scranno in consiglio regionale e l’incarico in giunta come assessore. Ma in politica nella Marsica non spiccano solo i padri e i figli, o i mariti e le mogli Da Avezzano all’Aquila, dove Tullio De Rubeis, chiamato in città Don Tullio, fu sindaco per tre legislature tra il 1966 e il 1985. Il figlio Gian Paolo, noto e stimato medico chirurgo, è stato consigliere comunale nella prima legislatura dell'amministrazione Cialente, mentre la figlia Doroty è diventata moglie del sindaco di Milano Giuseppe Sala. Anche Vito Albano, ex consigliere comunale del Pd dell'Aquila, è un figlio d'arte. Suo padre Umberto (Dc) fu dal ’65 al ’66 sindaco dell'Aquila, eletto dal consiglio comunale. Lui invece ha fatto parte della direzione comunale della Dc nella seconda metà degli anni '80, è stato segretario comunale del Partito popolare italiano prima e della Margherita con diversi incarichi. E' stato poi capogruppo del Pd. Stefano Albano, figlio di Vito, non ha interrotto la tradizione, diventando segretario cittadino del Pd, carica che ricopre tuttora.
I Teodoro: tutti chiesa, partito e consenso Dalla Dc a Forza Italia, da destra a sinistra, con roccaforte a San Donato
PESCARA Quando si parla di famiglie politiche a Pescara, vengono subito in mente i Sospiri, Nino e il nipote Lorenzo. Ma la famiglia politica per eccellenza è quella dei Teodoro, sempre loro e sempre diversi. In principio era Forza Italia, nell'anno di grazia 1994 che segna la discesa in campo di Silvio Berlusconi. Poi, con le amministrative del 2003, si consuma il passaggio con la Margherita. Infine, dopo alcuni tira e molla tra destra e sinistra, nel 2009 nasce ufficialmente la lista civica che porta il nome della famiglia politica più longeva d'Abruzzo: la “Lista Teodoro”. I tre fratelli Maurizio, Piernicola e Gianni, con il loro bacino di 3.500 voti raccolti nei quartieri più difficili di Pescara, da oltre vent’anni rappresentano l’ago della bilancia di ogni competizione elettorale. Racconta Gianni Teodoro: «Mi sono iscritto alla Dc a 16 anni, l’età minima prevista dallo statuto. Era il dicembre del 1980 e avevo da poco festeggiato il compleanno. Quella tessera la conservo ancora. Ho sempre condiviso i valori del cattolicesimo e dell’impegno cristiano evangelico che mi sono stati trasmessi dalla famiglia prima e dalla parrocchia dopo. Mi sono avvicinato al mondo del volontariato grazie alle attività della parrocchia di San Gabriele dell’Addolorata, a San Donato, l’unica vera realtà del quartiere satellite. Tuttavia a un certo punto mi sono accorto che il volontariato era utile e importante, ma non sufficiente. Per questa ragione mi sono impegnato in politica: per mettere al servizio dei bisognosi i valori del cattolicesimo evangelico». Avversari politici e compagni di coalizione sono concordi nel dire che, nel bene e nel male, non hanno mai sbagliato un colpo, ma sono sempre riusciti a far valere il loro consenso schierandosi una volta a destra e un’altra a sinistra (e viceversa). L’ultima, chiacchierata operazione politica è quella che ha spalancato le porte della giunta comunale alla rampolla Veronica. La studentessa, figlia di Gianni, nel 2014 è stata nominata dal sindaco Marco Alessandrini assessore al Patrimonio a soli 19 anni, conquistando il titolo di assessore più giovane d'Italia nei Comuni al di sopra dei 100mila abitanti. Il tutto prima di essere silurata nell'ultimo rimpasto nell'ottobre scorso. La lunga carriera dei Teodoro inizia nel 1990 con l'elezione di Gianni, il minore dei tre fratelli ma il più assiduo in politica, prima come consigliere e poi come presidente della circoscrizione Fontanelle-San Donato. Insignito anche del titolo di Cavaliere della Repubblica, è stato consigliere comunale dal 1994 al 2009 (prima con il centrodestra di Carlo Pace e poi con il centrosinistra di Luciano D'Alfonso), con una breve parentesi da assessore ai Lavori pubblici con la giunta di Luigi Albore Mascia, nuovamente di centrodestra, prima di accomodarsi tra gli scranni del consiglio provinciale. A gennaio Gianni ha dovuto passare il testimone di consigliere provinciale al fratello Piernicola, che oggi è anche consigliere comunale a Pescara di centrosinistra. Il maggiore della famiglia, il commercialista Maurizio, si è invece fermato all'elezione in consiglio regionale nel 2000.
Il caso Montesilvano Il sindaco genero di Di Giovanni. La politica a braccetto con l’edilizia
MONTESILVANO Abitano anche a Montesilvano le grandi famiglie della politica. Generazioni di amministratori con gli incarichi tramandati di padre in figlio. Come i tesori da custodire. In questa città che cresce senza freni e che adesso conta 54.100 residenti, la politica si fa ancora di casa in casa. Come nei paesi. E come nei paesi, i personaggi che contano sono quasi sempre gli stessi. Sì perché il sindaco è un certo Francesco Maragno, finanziere di professione, un curriculum accademico che non ha bisogno di spintarelle, ma è anche il genero di Raffaele Di Giovanni. A Montesilvano Di Giovanni non ha bisogno di presentazioni: imprenditore dell’edilizia con la passione della politica. Di Giovanni cominciò nel 1956 come apprendista muratore fino a diventare uno tra i più grandi costruttori di Pescara e provincia con la sua Saitem. E, nel suo cammino, ha incrociato anche la politica: dal 1975 al 2006, Di Giovanni è stato consigliere comunale. Una presenza in municipio lunga 31 anni. Nel 2001 la grande occasione politica sfumata per un pugno di voti: Di Giovanni si candidò alla Camera dei deputati con l’allora Casa delle Libertà nel collegio numero 11 con comuni del Pescarese e del Teramano: il più difficile di tutti perché dall’altra parte, con la Margherita, c’era un certo Franco Marini. Alla fine, il tradimento arrivò per mano degli stessi amici-nemici di Forza Italia del Teramano. «Così ho capito che, in politica, è meglio avere un nemico dichiarato che tanti amici pronti a scavarti la fossa», disse Di Giovanni in un’intervista al Centro. Però, contro Marini, Di Giovanni si prese un lusso: in città vinse lui con 1.500 voti di scarto. Voti pesanti perché il sindaco di allora era Renzo Gallerati. Nell’era di Pasquale Cordoma sindaco, tra il 2007 e il 2012, prima in maggioranza e poi all’opposizione, è stata consigliere anche la figlia dell’imprenditore, l’avvocato Cristina Di Giovanni, moglie dell’attuale sindaco. E, adesso, in maggioranza c’è pure Barbara Di Giovanni, nipote del costruttore. Un’altra famiglia nota, tra imprenditoria e politica, è quella dei Cilli: Paolo Cilli, ingegnere, ha debuttato come consigliere con Cordoma e, adesso, è assessore con Maragno; un altro Cilli, Aurelio, è stato assessore provinciale con la giunta di Guerino Testa. In consiglio, poi, ora siede Stefano Di Blasio, figlio di Paolo, un passato da sindaco, assessore e consigliere. E poi c’è un altro nome noto: Deborah Comardi, attualmente assessore di Forza Italia con Maragno e prima consigliere nel centrosinistra di Attilio Di Mattia. È la figlia dell’ingegnere Kennedy Pettine e dell’architetto Aurelio Colangelo. Kennedy Pettine è stata candidata a sindaco nel 2007 con l’Italia di Mezzo, raccogliendo 923 voti, e poi anche al Senato con Autonomia Sud prendendo 357 preferenze, troppo poche per essere eletta. Del resto, si sa, la politica non si fa a Roma: si fa a Montesilvano.
Sotto lo stesso tetto nei vecchi feudi di Remo Gaspari
CHIETI La famiglie in politica? Tanto vale iniziare da Remo Gaspari, il politico abruzzese per antonomasia. Solo che quella stessa terra, che tanto ha dato, e tanto ha avuto da Zio Remo, non è stata altrettanto generosa in termini di voti, con il figlio dell’ex ministro, Lucio Achille. Medico, con un curriculum importante, Lucio Achille Gaspari nel 2013 tentò l’avventura al Senato, come capolista del Centro democratico, ma dalle urne non arrivò quel riscontro che si sarebbe aspettato. Da Gissi, di padre in figlio, si arriva a Ortona. Da Tommaso a Gianluca, la famiglia Coletti è una di quelle che entrano di diritto nella storia politica della città. Tommaso Coletti, senatore della Repubblica fino al 2006 ed ex presidente della Provincia di Chieti, è attualmente capogruppo del Pd nonchè consigliere comunale. Il figlio Gianluca è stato assessore comunale per una parte del mandato del sindaco dimissionario Vincenzo D’Ottavio. Coletti senior ha sulle spalle anni di esperienza nel mondo politico. Le ultime indiscrezioni lo danno come prossimo rappresentante dello scalo marittimo di Ortona all’autorità portuale di Ancona. E Gianluca invece potrà ripercorrere la carriera del padre? Forse. «Attualmente», dice infatti Tommaso, «mio figlio non è in politica». A Lanciano la famiglia della politica per eccellenza è quella dei D’Amico. Errico, classe 1911, è stato consigliere, assessore, vice sindaco e sindaco Dc di Lanciano per 10 anni (1965-1975). Fu consigliere regionale dal 1975 al 1976, anno in cui venne eletto senatore della Repubblica nel collegio Lanciano-Vasto fino al 1983. Il figlio Attilio, per tutti Lello, ha ricalcato le orme del padre: dal 1980 al 1985 è stato primo cittadino sempre nelle fila della Dc. È stato assessore regionale ai trasporti, finendo nell’inchiesta della tangentopoli abruzzese, venendone assolto nel 2009, a un anno dalla morte. Al Comune di Lanciano ha ricoperto anche gli incarichi di assessore e vice sindaco. La stessa carriera politica, finora, non è riuscita ad Errico, nipote di Errico senior e figlio di Lello. Lo scorso giugno si è candidato a sindaco per la coalizione di centrodestra, apparentandosi al secondo turno con un’altra figlia d’arte, Tonia Paolucci (figlia dell’ex vice sindaco e assessore Felice): ma è uscito sconfitto dalle urne. Da Lanciano a Vasto, dove sono due i maggiori rappresentanti della dynasty cittadina: il sindaco Francesco Menna, e il consigliere di opposizione Francesco Prospero. Sono entrambi avvocati e figli d’arte. Menna, 38 anni, è figlio di Roberto, scomparso nel 2009 all’età di 59 anni, uno degli esponenti politici più noti della città e nipote di Ivo, ambientalista storico. Il papà del sindaco è stato vice presidente del consiglio provinciale di Chieti. Lo zio Ivo ha invece ricoperto il ruolo di consigliere comunale dell’allora Pci dal 1978 al 1983, ed è stato consigliere nazionale dei Verdi. È figlio d’arte anche Francesco Prospero, 36 anni, consigliere comunale della lista civica Progetto per Vasto, il movimento civico fondato da Massimo Desiati. Il padre, Antonio è stato sindaco di Vasto dal 1980 al 1993 ai tempi della Dc. È stato consigliere e poi assessore regionale nella VII legislatura con la lista Rialzati Abruzzo. Francesco Prospero, è alla sua prima esperienza amministrativa. A Orsogna, infine, con eccellenti trascorsi c’è la famiglia Tenaglia. Il papà, Domenico, fu componente della Giunta abruzzese dal 1990 al 1992. Il figlio, Lanfranco, lunga carriera da magistrato, ha avuto presigiosi incarichi parlamentari tra i quali la vicepresidenza della Giunta per le autorizzazioni, ed è stato componente dell'Assemblea parlamentare della Nato.
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