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Pescara, 24/07/2024
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Data: 15/02/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Ore 9.28, fuga dalle scuole. Brucchi perplesso «Qui c’è una psicosi alimentata ogni giorno. Inutile parlare di bassa vulnerabilità sismica perché non c’è una soglia sotto la quale un edificio deve stare chiuso»

TERAMO Se qualcuno voleva una rappresentazione plastica di quello che sei mesi di terremoti hanno prodotto nelle teste dei teramani, l’ha avuta ieri mattina. La scossa di magnitudo 3.6 con epicentro vicino ad Accumoli (Rieti) avvenuta alle 9.28, pur essendo stata avvertita solo da parte della popolazione e non avendo provocato alcun danno, è stata seguita da un paio d’ore di delirio collettivo. Un delirio stavolta concentrato sulle scuole, vista l’ora. Molti istituti hanno ritenuto di dover mettere in atto i piani di emergenza e sono scattate le evacuazioni, con studenti e docenti in strada. È successo al classico Delfico, allo scientifico Einstein, all'alberghiero Di Poppa, al Pascal-Forti, all'artistico, alla Molinari (che ospita Savini e San Giuseppe), alla D’Alessandro, alla Zippilli, alla scuola elementare De Jacobis. Nel frattempo i telefoni delle scuole venivano bombardati da chiamate dei genitori che volevano avere rassicurazioni sui figli e in centinaia si sono messi in macchina per andare a riprenderli o semplicemente constatare di persona la situazione. Risultato, il traffico cittadino tra le 10 e le 12 è impazzito. Ma ci sono state anche scuole, in particolare materne e asili nido, in cui la scossa non è stata avvertita e l'attività è proseguita regolarmente. Così come diverso da istituto a istituto è stato l'atteggiamento rispetto a come far proseguire la mattinata scolastica: c'è stato chi ha deciso di sospendere le lezioni e mandare tutti a casa (una linea comune in questo senso è stata trovata dalle dirigenti degli istituti superiori, che casualmente erano quasi tutte insieme al momento della scossa perché impegnate in un corso), chi ha fatto rientrare i ragazzi per continuare scuola, chi ha lasciato ai genitori la decisione di riprendere gli alunni. Molte classi si sono dimezzate o quasi svuotate, e questo – di fatto – ha cancellato l’ennesimo giorno di lezione anche dove non c’era stata sospensione dell’attività. Il dibattito in città è aperto. A parte le polemiche di qualche genitore sulle modalità delle evacuazioni, su come sono state gestite, su come in alcuni istituti siano state ritardate rispetto alla scossa, sulla sirena che non è suonata per avvertire gli studenti dell'evacuazione, la grande domanda è: hanno fatto bene o male i presidi ad evacuare le scuole? E, soprattutto, a mandare a casa i ragazzi invece di farli rientrare? Per il primo cittadino Maurizio Brucchi la risposta alla seconda domanda è un no secco. «Purtroppo», dice Brucchi, «c’è una psicosi in atto, il livello di ansia è al massimo. A questo contribuiscono tutti, è insopportabile il discorso che quotidianamente viene fatto su “questo edificio non è sicuro”. Sui dirigenti scolastici c’è una pressione fortissima di una parte di genitori ed è evidente che ne risentano. Non contesto l’aver fatto uscire gli studenti dopo la scossa, ma avendo constatato che non c’erano danni perché non farli rientrare? So che qualcuno ha giustificato la sospensione delle lezioni con la mancanza dei certificati di vulnerabilità sismica, ma è un discorso che non esiste. Perché non c’è il livello di vulnerabilità stabilito dalla legge al di sopra o al di sotto del quale una scuola deve stare aperta o chiusa, neanche il Governo ce l’ha dato. Qui, questa è la verità, siamo arrivati al punto che nessuno vuole assumersi le proprie responsabilità. C’è un gioco a mollare il cerino. Ma poi, qual è l’alternativa? Non c’è, non può essere che le scuole le chiudiamo tutte e riaprono a settembre, non esiste. A scuola bisogna andarci». È evidente che alle istituzioni, per battere la psicosi, resta una sola strada: quella di realizzare scuole nuove. Brucchi concorda: «Dobbiamo accelerare su Piano d’Accio e sul polo vicino alla D’Alessandro. Ma ribadisco che non esiste chiudere le scuole per una scossa 3.6».


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