ROMA Nel 2016, per la prima volta nella sua storia, l'Inps avrà con tutta probabilità un disavanzo patrimoniale. La previsione fatta dalla Corte dei Conti nella sua relazione sull'esercizio 2015 dell'istituto può suonare allarmante ma evidenzia in realtà un problema essenzialmente contabile relativo ai rapporti finanziari tra lo stesso Inps e lo Stato. Non è in gioco insomma, in nessun modo, la capacità dell'ente previdenziale di far fronte ai propri impegni, a partire da quelli nei confronti dei cittadini che ricevono la loro pensione. È proprio lo Stato infatti a garantire il pagamento dei trattamenti previdenziali, indipendentemente da quel che avviene nel bilancio Inps.
LE ANTICIPAZIONI
Perché allora quest'anno il patrimonio si porterà in territorio negativo per 1,7 miliardi? Sono gli stessi magistrati contabili a spiegarlo: dipende essenzialmente dal fatto che l'istituto avrà un risultato economico negativo, il quale a sua volta è legato alla necessità di svalutare crediti a rischio di realizzabilità. Contemporaneamente aumentano i debiti nei confronti dello Stato - si legge nella relazione - «per effetto delle anticipazioni destinate a ripianare i disavanzi delle gestioni amministrate».
Al di là degli aspetti più tecnici va anche ricordato che da alcuni anni l'Inps ha assorbito l'Inpdap, ovvero la gestione previdenziale dei dipendenti pubblici, per la quale lo Stato paga sostanzialmente i contributi a sé stesso, e deve poi intervenire al momento di trasferire le risorse per l'effettivo versamento delle pensioni; cosa che non avviene con puntualità. Si tratta insomma di una questione che tocca essenzialmente le norme di bilancio e andrebbe quindi affrontata con una norma della stessa natura. La Corte fa notare come non abbia finora avuto seguito «la proposta formulata dall'istituto ai ministeri vigilanti nel 2016, intesa a favorire un intervento normativo diretto ad autorizzare la compensazione dei debiti verso lo Stato per anticipazioni, con i crediti per trasferimenti alle gestioni previdenziali».
I magistrati contabili hanno poi sollecitato il governo ad adottare la riforma della governance dell'istituto attesa da almeno tre anni: attualmente sono concentrati nel presidente anche i poteri del Consiglio di amministrazione.
Sul tema del rosso patrimoniale dell'Inps sono intervenuti ieri, con toni rassicuranti, sia il ministro del Lavoro sia lo stesso presidente dell'Inps. Per Poletti il sistema è «assolutamente sostenibile» e in tema previdenziale «non sono previsti interventi». Da parte sua Boeri ha spiegato che «la Corte dei Conti non lancia alcun allarme sui bilanci, si tratta di una questione contabile, mentre le prestazioni sono garantite dallo Stato italiano».
LA RICERCA
Sempre ieri è stata presentata la ricerca di Itinerari previdenziali sul Welfare secondo la quale nel nostro Paese nel 2015 sono stati spesi per prestazioni sociali (previdenza, assistenza, lavoro sanità) 447 miliardi di euro, una cifra pari al 54% della spesa statale (e al 27,34% del Pil): è il livello più alto nell'Unione europea. Se si separassero la previdenza dall'assistenza, ha osservato il presidente del Centro studi di Itinerari previdenziali, Alberto Brambilla - si vedrebbe come sia ampia la spesa assistenziale con oltre la metà dei pensionati che riceve una prestazione di questo tipo tra assegni espliciti come quello per l'invalidità e meno espliciti come le maggiorazioni sociali e le integrazioni al minimo.