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Pescara, 25/11/2024
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Data: 16/02/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Statali, la riforma poi i contratti. Prende forma il nuovo statuto del lavoro pubblico. I sindacati: passi avanti ma serve più coraggio

ROMA La riforma del pubblico impiego è pronta e dopo il primo via libera in consiglio dei ministri, che dovrebbe arrivare alla fine della settimana, si potrà ripartire con i contratti, bloccati da sette anni. A tracciare la strada per la svolta è il ministro della Pubblica amministrazione, Marianna Madia, che ha incontrato tutti i sindacati per un primo tavolo ufficiale sulle novità. La riforma è «il miglior biglietto da visita per esprimere la volontà» di «firmare un contratto», ha detto Madia. I sindacati però chiedono «più coraggio», anche se riconoscono «passi in avanti». Intanto il nuovo Statuto del lavoro pubblico prende forma, dagli spazi da restituire alla trattativa tra le parti a una maggiore partecipazione di lavoratori, ma anche dei cittadini, alla P.a. Riforma e rinnovi contrattuali, a cui si aggancia l’aumento di 85 euro in busta paga, viaggiano quindi insieme e i cambiamenti che non saranno inseriti nel decreto magari spunteranno nei contratti che, assicura lo stesso ministro, saranno lo strumento «all’interno del quale potranno essere affrontati anche altri temi che non sono compresi nel testo unico, aspetti molto rilevanti come il welfare aziendale». Insomma sembrano in arrivo benefit, magari detassati, anche per gli statali. La prima mossa spetta però alla riforma. Il ministro ha riconosciuto che le regole vigenti non forniscono «le condizioni normative per poter chiudere un contratto e su questo bisogna intervenire». In particolare, tra gli ostacoli, Madia ha citato un sistema di valutazione basato su «gabbie» che «rischia di togliere centinaia di euro ai lavoratori» senza dare efficienza. La bozza della riforma fa saltare le fasce di merito e demerito, apre a una partecipazione più forte dei lavoratori sulle scelte di gestione degli uffici e prevede che il contratto possa derogare alla legge nel momento in cui tocca i punti nevralgici del rapporto di lavoro (sanzioni disciplinari, valutazione, premi, mobilità). Ma per Franco Martini della Cgil non basta: «Dobbiamo continuare a lavorare per andare fino in fondo». Quanto alla soluzione trovata per il precariato, a cui Madia vuole «mettere fine» il problema, sottolinea il sindacalista, «è avere certezza sul fatto che sia condivisa con il Tesoro, visto che occorrono risorse». A riguardo però il ministro sottolinea che l’operazione sarebbe a costi invariati, visto che si replicherebbe «un meccanismo già utilizzato con successo», in base a cui le «risorse già stanziate dalle amministrazioni potranno essere trasferite dai contratti a tempo determinato alle assunzioni a tempo indeterminato». La Uil con Antonio Foccillo sottolinea positivamente lo sforzo per superare il precariato, ma chiede di più sul «ripristino delle relazioni sindacali e il riequilibrio tra legge e contratto». Sulla stessa linea la Cisl che, con Maurizio Bernava, nota ancora «molte insufficienze, ma - ammette - si è aperta una strada» e nel percorso, prima dell’approvazione definitiva passeranno tre mesi, «vedremo di recuperare pezzi importanti». Intanto si lavora agli ultimi ritocchi al testo prima del consiglio dei ministri di domani.

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