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Data: 16/02/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Uil, finisce l’era Campo. Ecco Lombardo

SULMONA Finisce l’era di Roberto Campo alla Uil Abruzzo. Inizia il mandato di Michele Lombardo. Dopo 12 anni, Campo lascia la segreteria regionale del sindacato che in Abruzzo conta più di 50mila iscritti. Il passaggio delle consegne è in programma durante la Conferenza di organizzazione convocata dalle ore 9 al Manhattan Village hotel di Sulmona. Campo passa a incarichi presso la Uil nazionale a Roma. La proposta di Lombardo come nuovo segretario generale della Uil Abruzzo, dev’essere approvata dal voto del consiglio confederale. Il Consiglio è composto da 110 membri, fra i quali i delegati dei luoghi di lavoro e funzionari del partito. Per l’occasione a Sulmona sono attesi i vertici del sindacato e oltre duecento delegati . E' prevista la presenza - fra gli altri - del segretario generale della Uil Carmelo Barbagallo, del segretario organizzativo nazionale Pierpaolo Bombardieri, dei segretari nazionali Antonio Foccillo, Guglielmo Loy, Domenico Proietti; del tesoriere della Uil Nazionale, Benedetto Attili; dei segretari generali della Uilm, Rocco Palombella, della Uil-Fpl, Michelangelo Librandi, della Uilpa, Nicola Turco; nonchè i segretari nazionali della Uiltec, della Feneal-Uil, della Uiltucs, della Uilp; oltre ai segretari generali regionali del Molise, Tecla Boccardo, della Campania, Giovanni Sgambati, della Basilicata, Carmine Vaccaro, della Liguria, Mario Ghini; il responsabile nazionale del Caf Giovanni Angileri; il direttore nazionale dell'Ital Maria Candida Imburgia; la responsabile nazionale degli sportelli Mobbing & Stalking, Alessandra Menelao; i funzionari del dipartimento Organizzazione della Uil nazionale Mauro Sasso e Aldo Lucioli.

Il segretario regionale lascia dopo 12 anni. Il successore viene eletto oggi dal Consiglio convocato nella sua Sulmona
L’Abruzzo è in ritardo con i bandi europei. L’altra sofferenza è la perdita dei posti di lavoro

Dopo 12 anni Roberto Campo passa la guida della Uil regionale. Campo, come lascia il sindacato? «In buona salute. Dal punto di vista politico è rispettato, dal punto di vista organizzativo è cresciuto quanto a iscritti ed i bilanci sono in equilibrio». Perché non avete fatto come Cisl e Cgil di unirvi al Molise? «Abbiamo preferito ridisegnare il territorio superando già 4 anni fa il concetto delle province con due aree vaste chiamate camera sindacale territoriale Adriatica-Maiella per Chieti-Pescara e Adriatica-Gran Sasso per L’Aquila e Teramo. L’unione Abruzzo-Molise avrebbe senso se ci fosse un ridisegno delle regioni tutte, non limitato ad Abruzzo e Molise. Poi, se si pensa alla macro regione adriatica con le Marche credo che l’unione con il Molise diventerebbe subito insufficiente». Lei prenderà un incarico alla Uil nazionale a Roma. Come lascia l'Abruzzo? «I sindacati hanno fatto di tutto per contribuire alla ripartenza dello sviluppo. Quando i rapporti nazionali erano lacerati, noi in Abruzzo decidemmo di unirci sulle esigenze regionali. E questa cosa ha funzionato. Abbiamo inaugurato una prassi di aperto confronto con sindacati e imprenditori». Si riferisce al Patto per lo Sviluppo? Che fine ha fatto? «Sì, guardi, siamo freschi della seconda riunione. La cosa apprezzabile è che facciamo la verifica passo passo degli obiettivi. C’è però da dire una cosa». Prego. «Tutta la macchina della programmazione sta iniziando a girare solo adesso. E di questo non sono soddisfatto». Si spieghi meglio. «Mi riferisco alla programmazione dei bandi 2014-2020 dei fondi strutturali europei: siamo a febbraio 2017 e i bandi stanno ora cominciando ad uscire. E finalmente l’Abruzzo concorre con qualche successo, spingendo le imprese a partecipare». E come lascia l’Abruzzo dal punto di vista sociale? «Qui l’Abruzzo ha grandi sofferenze. Cito le maggiori: i posti di lavoro che si sono persi non si stanno occupando e il rischio è che la perdita sia struttturale. Prima della crisi c’era circa mezzo milione di occupati, adesso sono 25mila in meno, 475mila. E i posti persi non si recuperano solo con la congiuntura favorevole, serve qualcosa di più, qualcosa di strutturale. Ma qui c’è la seconda nota dolente che è poi quella che aveva indicato Bankitalia: l'Abruzzo fa economia con le grandi imprese mentre il mondo delle piccole si sta impoverendo. Sono due economie in una e la somma algebrica è comunque negativa. Intorno alla stagnazione». C’è qualcosa a cui tiene in modo particolare e che invece non ha potuto portare a termine? «Speravo di riuscire a compiere i primi passi della cancellazione della tassazione aggiuntiva Irap e Irpef, la fiscalità di svantaggio dovuta al commissariamento della Sanità». Lei crede sempre allo sciopero come strumento della rivendicazione sindacale? «Bisogna inventare cose nuove. Lo sciopero resta comunque uno strumento valido. Ricordo che nel dicembre 2014 segnò l'inizio di una ripresa nei confronti con il governo Renzi».


IL NUOVO. Economia verde, turismo sostenibile e cultura possono costituire la svolta per la ripresa

Il sulmonese Michele Lombardo è il nuovo segretario regionale della Uil. Lombardo, 52 anni il prossimo 7 marzo, succede a Roberto Campo. Ha iniziato la sua carriera sindacale come dipendente della ex Beta Utensili, una piccola azienda di Sulmona. Da lì ha fatto la “gavetta” prima come segretario della Uilm di Sulmona, poi della provincia dell'Aquila, fino a diventare nel tempo segretario organizzativo dell'Unione italiana del lavoro Abruzzo. Lombardo nel 2008 aveva tentato anche la carriera politica, candidandosi come sindaco alle amministrative, dopo aver vinto le primarie del Pd. Eletto come consigliere di minoranza, non entra in consiglio comunale proprio per impegni legati al suo lavoro di sindacalista. Lombardo, che cosa significa per un sindacalista che è partito dal basso arrivare ai vertici regionali? «Sono molto contento limitatamente al fatto che mi assumo una grossa responsabilità. Spero di far restare il sindacato agli altissimi livelli a cui lo ha portato il mio predecessore Roberto Campo». In questa fase storica in cui il sindacato sembra soffrire di una certa impopolarità, cosa si può fare per invertire la rotta? «Il nostro è sempre stato e deve rimanere il sindacato dei cittadini, cioè dalla parte della gente. Nello stesso tempo dobbiamo tener presente che ancora una volta l'Abruzzo deve affrontare emergenze, come quelle causate dalla somma del terremoto e del maltempo. Ma sarebbe un gravissimo errore mettere in secondo piano la necessità di far partire gli investimenti programmati e le politiche in grado di stimolare lo sviluppo economico e, finalmente, l'occupazione». Il lavoro che non c'è è proprio una delle piaghe del centro Abruzzo e della sua città, Sulmona. Come intervenire? «Innanzitutto il fatto che un sulmonese sia stato eletto per questo ruolo dà un'ulteriore spinta a quanto fatto finora, ponendo un'ulteriore attenzione alle zone più in crisi, come la nostra. Credo che per ripartire si debba consolidare quello che c'è. Solo così si potrà risalire la vetta e avere maggiore respiro». E come? «Limitatamente al mio ruolo di sindacalista farò il possibile per favorire la presenza della Fiat e della Magneti Marelli a Sulmona. Penso anche alla Refresco, che ha rilevato la ex Campari, e alle aziende più piccole che continuano a produrre fra mille difficoltà». Su che cosa pensa di poter puntare per lo sviluppo della regione? «Sull'economia verde, il turismo sostenibile e quanto di bello e produttivo si possa ricavare dal nostro patrimonio naturalistico e architettonico. Questa può essere la chiave per una svolta e una decisiva ripresa della regione e delle zone interne in particolare». Quali le priorità da mettere in campo? «Le politiche per le aree di crisi e quelle del lavoro, da intendersi non solo come assistenziali, ma di vera e propria ricollocazione dei lavoratori; un piano di investimenti per riequilibrare il rapporto ospedale-territorio, in modo da favorire il diritto alla salute; un piano di eliminazione delle tasse aggiuntive; la piena operatività della programmazione per produrre le prime assunzioni».



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