E mo’? Che succede mo’, cioè adesso, dopo aver tappezzato le strade di manifesti, gli striscioni di benvenuto sull’asse attrezzato, le bandierine degli alunni della scuola elementare, tutti vestiti uguali tutti addestrati, dopo i tappeti rossi bianchi e verdi, dopo i pranzi e le cene le foto e le folle acclamanti. Mo’, tutti zitti, in attesa di vedere come butta.
Il Pd in Abruzzo trattiene il respiro, ufficialmente non è cambiato nulla, quindi ancora tutti schierati con Renzi. Ma di fatto sono pronti a cambiare casacca, che è già pronta e stirata dentro l’armadio. Per ora il nessuno fiati è l’ordine di scuderia, ma tutti sono pronti a riposizionarsi appena si schiarisce l’orizzonte. Nel frattempo, manovre in corso.
Che per la verità sono già cominciate da un pezzo. Luciano D’Alfonso sta zitto, ma usa i suoi fedelissimi per marcare bene il territorio Pd. Nei giorni scorsi il consigliere delegato Camillo D’Alessandro ha fatto circolare la voce di una sua simpatica amicizia con Michele Emiliano, il governatore della Puglia in rotta di collisione con Matteo Renzi, ma tutto ciò accadeva prima che la bomba scoppiasse, prima che si sapesse che tutto è pronto per lo strappo: sabato prossimo insieme a Enrico Rossi e Roberto Speranza, Emiliano chiamerà a raccolta i sostenitori che non ci stanno più con la linea di questo partito “personale e leaderistico che stravolge l’impianto identitario del Pd e il suo pluralismo”.
Emiliano ha altro a cui pensare, in questi giorni, ma sembra che D’Alfonso e i dalfonsiani non voglia più vederli manco scritti sul muro, dopo il tradimento al referendum sulle trivelle, e che in Abruzzo cerchi ben altri referenti. In ogni caso sul Messaggero giorni fa è uscita una sua foto con D’Alessandro e il messaggio subliminale era proprio quello lì: io (Camillo) sto con lui.
Ma il problema è che lui, Emiliano, non starà mai con loro. E lui non è manco uno che le manda a dire: basti pensare come ha trattato Renzi durante l’assemblea Pd: “Stai facendo la faccia che avevi quando parlava Bersani…”.
E Silvio Paolucci, l’assessore alla Sanità della Regione Abruzzo, potrebbe avvicinarsi al ministro della Giustizia Andrea Orlando, o almeno è questa la voce che è stata fatta circolare nei giorni scorsi, grazie all’appoggio e alla mediazione di Michele Fina che lavora a stretto contatto col Guardasigilli.
In questo modo due aree del Pd ben precise vengono marcate a vista, in attesa di conoscere gli sviluppi. D’altronde che Dalfy aspetti di conoscere i numeri non è una novità: anche rispetto all’ex premier, lui non è mai stato un renziano della prima ora, ma lo è diventato a metà percorso, quando il quadro politico si è ben delineato con Renzi all’apice di quella che sembrava dovesse essere una carriera strepitosa.
Zitta e allineata pure la senatrice Stefania Pezzopane, fedelissima renziana anche lei, ma anche lei probabilmente in attesa di riposizionarsi. Il discorso di Bersani sembra le sia piaciuto moltissimo. La parlamentare di Vasto Maria Amato, vicina a Rosi Bindi, ha lanciato proprio ieri una provocazione iscrivendosi alla sezione Pd di Lentella, visto che il circolo vastese è retto da una specie di troika di commissari formata da Chiara Zappalorto, Marco Rapino e Silvio Paolucci.
Un altro parlamentare come Toni Castricone, ha cominciato a fare marcia indietro su Renzi: “Ha sbagliato”, ha detto, “Ma il Pd deve restare unito”. L’assessore Donato Di Matteo invece si è già apertamente schierato con Emiliano.
ps1: insomma, tattiche e manovre sotterranee. Pronti tutti però a salire sul carro del vincitore. Ammesso che il vincitore ce li voglia.
ps2: se poi ci sarà la scissione, cavoli amari.