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Data: 17/02/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Appalti pubblici, blitz alla Regione. Indagato il presidente D’Alfonso. Il Pm Picardi: corruzione. Penne, nel mirino una telefonata.

L’AQUILA Blitz dei carabinieri a palazzo Silone per l’acquisizione di atti e nuova bufera sulla Regione Abruzzo. Nel mirino della Procura della Repubblica dell’Aquila tre filoni di indagine: il mega appalto per la ristrutturazione di Palazzo Centi, palazzo aquilano settecentesco ex sede della giunta, danneggiato dal sisma del 2009; un intervento riguardante Penne e interventi di rigenerazione e manutenzione ordinaria e straordinaria delle case popolari in via Caduti per servizio e in via Salara Vecchia a Pescara. Per i fatti riguardanti Pescara è stata notificata al presidente della giunta regionale Luciano D’Alfonso una proroga di indagine, priva di contestazioni specifiche, con accuse di corruzione, abuso e turbativa d’asta da lui rigettate.

PALAZZO CENTI. Sono indagati per turbativa d’asta e falso i componenti della commissione che ha aggiudicato i lavori. Si tratta del presidente Giancarlo Misantoni, nato in Venezuela nel 1964, residente a Pescara, e dei commissari Roberto Guetti, pescarese, nato nel 1955 e Silverio Salvi, aquilano, classe 1954. Sono indagati per turbativa d’asta l’imprenditore di Castelli (Teramo), Eugenio Rosa, nato nel 1955, titolare della Iciet, terza nella graduatoria dell’appalto, due suoi tecnici, Gianluca Marcantonio, 46 anni, di Pescara, e Alessandro Pompa, anche egli pescarese (46). Indagato anche Claudio Ruffini, di Mosciano San’Angelo, nato nel 1953, dello staff del presidente della Regione, che ha un curriculum politico davvero importante: è stato per due volte presidente della Provincia di Teramo, ex sindaco di Mosciano e Giulianova, ex consigliere regionale del Pd. I carabinieri hanno fatto anche delle perquisizioni domiciliari nelle abitazioni di molti di loro dove hanno preso computer, pen drive e documenti. Secondo le accuse ci sarebbe stata una sorta di accordo tra i sospettati per far vincere l’appalto alla ditta di Rosa senza però riuscirvi visto che il mega appalto è stato aggiudicato a una ditta di Isernia. Tuttavia la turbativa d’asta, che nel caso specifico resta tutta da provare, c’è per il solo fatto di averla posta in essere a prescindere dall’esito. Nell’ambito di questa inchiesta i carabinieri sono rimasti a lungo a palazzo Silone da dove sono usciti intorno alle 13 con una serie di pacchi pieni di documenti e materiale informatico. Questa indagine poggia su una serie di intercettazioni. I fatti risalgono al 2015. Si parla anche di pressioni per le scelte dei componenti della commissione.

PESCARA. Sul fronte pescarese il presidente della Regione risulta indagato per due vicende diverse. La prima riguarda il preventivo di spesa per la manutenzione degli immobili di edilizia residenziale pubblica che si trovano in via Caduti per Servizio e via Salara Vecchia, a Pescara. Con lui sono indagati l'amministratore unico dell'Ater di Pescara, Virgilio Basile, e l'architetto Gianluca Marcantonio, componente del Consiglio superiore dei Lavori pubblici e componente del comitato tecnico scientifico di supporto al commissario per la ricostruzione. Marcantonio ha testimoniato in favore della difesa al processo “Housework" che, negli anni scorsi, ha visto D'Alfonso sul banco degli imputati (assolto). Il secondo filone pescarese riguarda una parte del Masterplan, cioè il parco didattico del Lavinio. In questo caso si è ancora nella fase di progettazione. Infatti, i lavori dovevano partire prima del 2017, e il cronoprogramma prevedeva la riconsegna entro aprile 2018, con durata massima dei lavori stabilita in 730 giorni e collaudo nell’ottobre successivo. Su questo fronte il governatore è indagato con Marcantonio e con il dirigente della Provincia Paolo D'Incecco. Sia per il capitolo relativo ai progetti dell'Ater che per quello legato al Masterplan, Marcantonio è coinvolto nella veste di architetto. Il suo studio professionale, a Montesilvano, è stato perquisito. Perquisizioni anche negli uffici della Provincia di Pescara e all'Ater di Pescara. Gli uomini della Mobile, diretti da Pierfrancesco Muriana, hanno acquisito documenti e computer. Gli altri indagati per questi capitoli dell’inchiesta sono un dirigente dell’Ater, l’ingegnere Carmine Morelli, e due liberi professionisti, l’ingegnere Tino Di Pietrantonio e l’architetto Enrico Di Paolo. Infine nel filone di Penne che riguarda la vendita di una ex scuola D’Alfonso sarebbe indagato per corruzione come conferma il suo avvocato Antonio Valentini. D’ALFONSO.«Questa mattina», ha dichiarato ieri D’Alfonso, «ho appreso che è in corso una verifica del mio operato da parte della Procura per tre distinte vicende. Ritengo che la mia posizione sia estranea a qualsivoglia fattispecie e auspico un espletamento rapidissimo di ogni indagine». «Ho fiducia nell'operato della magistratura così come ne avevo in passato», ha aggiunto, «quando è stata sempre accertata la liceità delle mie condotte amministrative». M5S. Secco il commento dei 5 stelle: «Mentre i partiti si ostinano a buttare fango sul movimento, il presidente dell’Abruzzo viene indagato per corruzione». E Maurizio Acerbo esponente di Prc, «In caso dovesse aprirsi un nuovo capitolo giudiziario sulla Regione quelli che hanno sostenuto il presidente dovrebbero ritirarsi a vita privata».


Il Pm Picardi: corruzione. Penne, nel mirino una telefonata. L’arrivo degli investigatori negli uffici della regione è la conseguenza di indagini che andavano avanti da tempo. Per cui sono attesi a breve altri coinvolgimenti

L’AQUILA Il primo dei tre appalti nel mirino della magistratura riguarda la ristrutturazione di palazzo Centi, sede della giunta regionale dai primi anni del 2000 fino al 6 aprile del 2009 quando il sisma lo danneggiò al punto da ipotizzare una spesa di 13 milioni per sistemarlo. Questa parte dell’inchiesta non vede coinvolto Luciano D’Alfonso.
TURBATIVA. Solo da pochi mesi si è concluso l’iter alla fine del quale i lavori sono stati appaltati all’impresa Edil Costruzioni Generali Srl di Isernia, che ha operato un ribasso del 35,017 per cento, nella gara alla quale hanno partecipato 29 colossi delle costruzioni. All’epilogo si è giunti al termine dell’apertura delle buste dove erano contenute le offerte economiche, operazione che ha seguito l’esame delle offerte tecniche che, secondo quanto si è appreso, ha visto i pretendenti arrivare molto vicini tra loro. Al secondo posto si è classificata l’impresa teramana Cingoli, conosciuta all’Aquila per le numerose commesse nell’ambito della ricostruzione privata, con il 29,70 per cento di ribasso; terza in graduatoria la Icet Engineering di Castelli (Teramo) con il 26,082 per cento, quella finita, per l’appunto, nel mirino della Procura aquilana per una presunta turbativa d’asta; al quarto posto l’associazione temporanea (Ati) Di Vincenzo & Strever. I tempi per l’avvio dei lavori sono stati lunghi e lo saranno ancora visti i presumibili intoppi connessi all’indagine.
CORRUZIONE. Per quanto riguarda, invece, il filone investigativo pescarese, nel quale è coinvolto anche il presidente Luciano D’Alfonso, va precisato che il primo aspetto riguarda i lavori alle case popolari del capoluogo adriatico lesionate dal sisma e in particolar modo dalle scosse più recenti. Qui siamo ancora a livello embrionale visto che ci sono solo i preventivi di spesa. Per cui la contestazione, ancora astratta per il presidente della giunta regionale, potrebbe riguardate atti preparatori alla turbativa d’asta. Il filone del masteplan, nel dettaglio, si riferisce alla realizzazione del Parco tematico del fiume Lavinio, in fase di progettazione, che rigurda sei comuni tra i quali Lettomanoppello, Manoppello, Scafa, Abateggio, San Valentino, Roccamorice. L’area, a forte valore ambientale, considerata anche la qualità delle acque del fiume, punta sul recupero delle aree dismesse delle ex miniere asfaltiche, che saranno raggiungibili con la realizzazione di percorsi sostenibili (ciclopedonali) e strutture ricettive e di accesso confacenti all’ambiente. Ci si chiede, pur nei limiti di un’ inchiesta allo stato iniziale, dove possa essere la contestazione di corruzione, il reato più pesante tra quelli attribuiti al governatore. Questo reato, nella fattispecie la corruzione per induzione, potrebbe trovarsi in una telefonata fatta dal presidente della Regione a un funzionario per indurlo a togliere il vincolo a un’ ex scuola nel comune di Penne. Comunque nei prossimi giorni ci sarà maggior chiarezza sulla contestazione, finora ancora astratte, che verranno mosse agli indagati. L’inchiesta è coordinata dal pm Antonietta Picardi e affidata ai carabinieri e alla squadra Mobile di Pescara. SVILUPPI. Oggi negli uffici della Procura della Repubblica, ci sarà un incontro tra investigatori e difese per definire vicende connesse con le perquisizioni fatte ieri. Nessuno, a questo punto, può escludere che in questi giorni ci siano altre novità: l’indagine è scattata adesso e gli avvisi di garanzia sono stati consegnati ieri, ma sono il frutto di attività investigative che sono andate avanti nel silenzio da mesi (g.g.)

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