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Data: 18/02/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Ed.nazionale - Bussi, ribaltata la sentenza: «La falda è stata avvelenata»

L'AQUILA L'avvelenamento della falda acquifera c'è stato. C'è stato anche il disastro ambientale. Però senza il dolo invocato da accusa e parti civili. La Corte d'assise d'Appello dell'Aquila ha parzialmente riformato la sentenza di primo grado con cui erano stati assolti i 19 imputati coinvolti nel caso della maxi discarica dei veleni di Bussi. Tutti accusati a vario titolo di aver prodotto, con gli sversamenti, il più grande sito inquinato d'Europa. Ieri il collegio presieduto da Luigi Catelli ha condannato 10 di loro a pene variabili da 2 a 3 anni, tutte condonate per indulto. Resta aperta, però, la grande questione dei risarcimenti alle parti civili: andranno liquidati in un giudizio separato, ma per ora sono state disposte provvisionali record per 3,7 milioni di euro.
DETTAGLI IMPORTANTI
E' stato derubricato il reato principale da avvelenamento doloso delle acque ad avvelenamento colposo, prescritto perché scaduto il termine previsto di 7 anni e mezzo. Sempre per questo capo di imputazione è stato dichiarato il non luogo a procedere per Vincenzo Santamato, che si occupava di sicurezza ambientale in Ausimont, deceduto. Assoluzione piena, che dunque sovrasta la prescrizione, per Guido Angiolini, amministratore delegato pro-tempore di Montedison (2001-2003) e membro del Cda di Ausimont (1995-1998). Dunque non luogo a procedere, per prescrizione, nei confronti degli altri imputati: Luigi Guarracino, Camillo Di Paolo, Maurilio Aguggia, Carlo Cogliati, Nicola Sabatini, Angelo Domenico Alleva, Nazzareno Santini, Giancarlo Morelli, Giuseppe Quaglia, Carlo Vassallo, Luigi Furlani, Alessandro Masotti, Bruno Parodi, Mauro Molinari, Leonardo Capogrosso e Salvatore Boncoraglio.
Per la seconda imputazione la sentenza ha seguito la stessa traccia di quella di primo grado, condividendo la tesi del disastro colposo e, dunque, rifiutando quella del dolo proposta da Procura generale e parti civili. La Corte d'Assise di Chieti aveva ritenuto sì sussistente il disastro colposo, ma lo aveva dichiarato prescritto con un calcolo non condiviso in appello. Per questo il collegio è entrato nel merito delle singole posizioni. Aguggia, Cogliati, Capogrosso e Boncoraglio sono stati condannati a 3 anni: si tratta dell'ad pro tempore di Ausimont (Cogliati) e dei vari responsabili Pas (protezioni ambientali stabilimento). Due anni sono stati inflitti a Sabatini, Alleva, Santini, Guarracino, Vassallo e Morelli. Tra loro ci sono responsabili di stabilimento e direttori delle discariche. Le pene sono state condonate per indulto. I condannati dovranno però risarcire le parti civili, con somme da stabilire in separato giudizio. Per il momento ci sono le provvisionali, ben 3,7 milioni. Esultano ambientalisti e associazioni. Il Wwf Italia considera riconosciuta «la verità storica dei reati». Gli altri movimenti chiedono ora a gran voce la bonifica del sito.

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