Ribaltato il verdetto di primo grado per i veleni rilasciati dalla discarica di Bussi sul Tirino (Pescara). La Corte d’assise di Chieti il 19 dicembre 2014 aveva assolto tutti i 19 tecnici e dirigenti della Montedison imputati di disastro ambientale e avvelenamento delle acque. Ora la Corte d’appello dell’Aquila ha ribaltato la sentenza e riconosciuto il reato di avvelenamento colposo condannando dieci dei 18 imputati (uno è deceduto nel frattempo). La Corte ha anche riconosciuto alcune aggravanti in merito al reato di disastro colposo che ha di fatto interrotto la prescrizione. I giudici hanno anche stabilito un risarcimento di 3,7 milioni di euro. La Corte ha stabilito che tutte le condanne, che vanno da 2 a 3 anni di reclusione, sono condonate perché i fatti sono tutti antecedenti al 2 maggio 2006.
Disastro ambientale
Quello di Bussi è considerato il più grave disastro ambientale che si sia mai verificato in Italia. La scoperta della discarica più grande d’Europa, cioè 25 ettari di rifiuti tossici risale al 2007, dopo più di un anno di indagini avviate a seguito del ritrovamento nel fiume Pescara di considerevoli quantità di clorometanoderivati. Una relazione dell’Istituto superiore di sanità (Iss), chiesta dall’Avvocatura dello Stato, aveva rivelato nell’aprile 2014 che la discarica per decenni ha inquinato i pozzi nella val Pescara. «L’acqua contaminata è stata distribuita in un vasto territorio e a circa 700 mila persone senza controllo e persino a ospedali e scuole», scriveva l’Iss.