La decisione della Corte d'Assise d'Appello dell'Aquila sulla megadiscarica dei veleni della Montedison nel Pescarese ha ribaltato la prima sentenza di due anni fa dei giudici di Chieti dove il reato non era stato riconosciuto. Condanne tutte condonate perché i fatti sono tutti antecedenti al 2 maggio 2006. Assolto l'ad Angiolini
ROMA - Avvelenamento colposo delle acque. È quanto ha stabilito la Corte d'Assise d'Appello dell'Aquila in merito alla mega discarica dei veleni della Montedison di Bussi sul Tirino (Pescara). Ha così modificato la prima sentenza di due anni fa della Corte d'Assise di Chieti dove il reato non era stato riconosciuto.
Quanto al reato di disastro colposo la Corte, nel riconoscere le aggravanti nei confronti di alcuni imputati, ha di fatto interrotto la prescrizione del reato: sia l'avvelenamento delle acque sia il disastro ambientale vengono riqualificati in fatti di colpa.
La sostanziale modifica della sentenza di primo grado ha prodotto, secondo quanto letto dal presidente della Corte d'Assise, Luigi Catelli, risarcimento danni e provvisionali a carico degli imputati quantificati in 3,7 milioni di euro, così ripartiti: 2,705 milioni di provvisionali e 592 mila euro che con gli oneri arriveranno a un milione di spese legali. La sentenza ha così stabilito il principio del risarcimento del danno che viene per ora solo coperto parzialmente dalle previsionali, ma il conto successivo sarà fatto in sede civile.
In Corte d'Assise, a Chieti, il 19 dicembre 2014, i 19 imputati furono assolti dall'accusa di aver avvelenato le falde acquifere, mentre il reato di disastro ambientale era stato derubricato in colposo e, quindi, prescritto. Dei 19 imputati uno, Vincenzo Santamato, che si occupava di sicurezza ambientale in Ausimont, è deceduto, come ha comunicato alla Corte il suo difensore l'avvocato Alecci del foro di Milano. Assolto Guido Angiolini (amministratore di Montedison dal 2001 al 2003) perché il fatto non sussiste, mentre è stato giudicato inammissibile il ricorso della procura per Maurizio Piazzardi (perito chimico).
Il tribunale ha stabilito che tutte le condanne, che vanno da 2 a 3 anni di reclusione, sono condonate perché i fatti sono tutti antecedenti al 2 maggio 2006. La Corte ha condannato a 3 anni di reclusione, pena condonata, Maurilio Agugia, Carlo Cogliati, Leonardo Capogrosso e Salvatore Boncoraglio; alla pena di due anni, anche questa condonata, Nicola Sabatini, Domenico Alleva, Nazzareno Santini, Luigi Guarracino, Carlo Vassallo e Giancarlo Morelli. Si tratta nella maggior parte dei casi di ex manager della Montedison.
"Il trascorrere del tempo - commenta il Wwf Abruzzo - conduce alla prescrizione il reato di avvelenamento ma non quello del disastro ambientale che viene affermato anche in termini di responsabilità penale per 10 degli imputati condannati a pene, condonate, variabili tra i 2 e i 3 anni. L'affermazione di responsabilità ha portato anche alla condanna al risarcimento del danno da quantificare in separata sede nonché alla condanna a varie provvisionali per oltre tre milioni di euro, che vanno da un milione di euro in favore dell'Ato (Ambito territoriale ottimale, ndr), a 500mila euro in favore della regione Abruzzo, a 200mila euro in favore di tutti i comuni, a 10mila euro in favore del Wwf Italia e di Legambiente, a 5mila euro in favore delle restanti associazioni ambientaliste che si erano costituite parte civile".
"Dopo due anni di lavoro e di assoluta fiducia nella giustizia oggi possiamo dire che anche i reati ambientali possono trovare un giusto accertamento di verità", ha commentato l'avvocato del Wwf Tommaso Navarra.
Soddisfatta l'avvocata dello Stato, Cristina Gerardis: "È una grande sentenza perché dimostra la giustezza delle nostre tesi: i fatti ci sono, è stato riconosciuto l'avvelenamento delle falde acquifere".
"Ora si lavori per il ripristino ambientale e una completa ed esauriente bonifica del sito senza perdere più altro tempo e senza far passare altri anni, come invece è successo fino ad ora", ha detto Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente.