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Pescara, 25/11/2024
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18/02/2017
Il Centro
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D’Alfonso nel mirino per 3 progetti. Procedure d’appalto poco chiare. Il reato: turbata libertà del procedimento di scelta del contraente. Palazzo Centi, altri quattro indagati. Avvisi di garanzia per Di Vincenzo, ex Mibact, il figlio, e gli imprenditori Di Persio e Pellegrini. Fi e Ncd: accertare velocemente i fatti. Pettinari (M5s) chiede che il governatore riferisca in consiglio sulle questioni alla base dell’indagine |
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TELEFONATE SOSPETTE I tentativi di influenzare la scelta della commissione aggiudicatrice sono emersi dalle intercettazioni
L’AQUILA L’inchiesta aperta dopo il blitz dei carabinieri alla Regione, per una serie di appalti di dubbia regolarità, che vede tra i sospettati anche il presidente Luciano D’Alfonso, accusato di corruzione, sembra destinata a fornire colpi di scena a raffica. Un’ulteriore accelerazione c’è stata ieri e riguarda il filone aquilano riguardante l’appalto di 13 milioni per la ristrutturazione di palazzo Centi, sede della giunta regionale fino al sisma del 6 aprile 2009. Per Palazzo Centi, (vicenda che non riguarda D’Alfonso) sono stati notificati altri quattro avvisi di garanzia a carico di persone molto note nel capoluogo di regione. Sono stati consegnati all'ex dirigente del ministero dei Beni Culturali Berardino Di Vincenzo, ora in pensione, ex sindaco di Caporciano, al figlio Giancarlo, tecnico progettista, e agli imprenditori Giancarlo Di Persio e Mauro Pellegrini, titolari della impresa Dipe, già finiti nei guai in due precedenti inchieste, una in particolare su presunte mazzette nella ricostruzione privata. L'accusa è di induzione indebita a dare o promettere utilità, la cosiddetta «concussione depotenziata» reato di nuova introduzione nel codice. Secondo le prospettazioni della Procura dell’Aquila, Berardino Di Vincenzo avrebbe indotto i due imprenditori a stipulare una consulenza con il figlio Giancarlo, incaricato di redigere il progetto con il quale la Dipe ha partecipato al bando di gara del valore di 13 milioni di euro per palazzo Centi, poi aggiudicato alla ditta General Costruzioni di Venafro (Isernia) con un ribasso del 35%. In cambio, sempre secondo la Procura dell'Aquila, Di Vincenzo avrebbe assicurato un interessamento per la gara alla luce dei suoi buoni rapporti con il presidente. Interessamento che, semmai ci sia stato, non è andato a buon fine. INTERCETTAZIONI. Questa indagine nasce da una serie di intercettazioni di altri procedimenti. Intercettazioni nelle quali si parla di pressioni al fine di intervenire sul mega appalto vinto lecitamente dalla ditta molisana cercando di condizionare o addirittura cambiare la commissione aggiudicatrice. IL DECRETO. «Pressioni su ditte concorrenti manifestando forti entrature nell'ente Regione per condizionare la composizione della commissione tecnica, con conseguente raccomandazione verso commissari ritenuti compiacenti». Lo si legge nel dispositivo di perquisizione esibito agli indagati. Ma c’è dell’altro. «I carabinieri del Noe», si legge sempre nel decreto, «hanno dimostrato che effettivamente sono state esercitate ripetute e indebite pressioni per la formazione di una commissione tecnica - diversa da quella che poi è risultata effettivamente nominata - e che, comunque, i componenti della commissione sono stati successivamente avvicinati per la valutazione delle offerte tecniche depositate dalle ditte». Dalle intercettazioni emergerebbe che «la Iciet Enginereeng di Castelli (Teramo) doveva essere avvantaggiata, vista anche la conoscenza da parte del titolare Eugenio Rosa dei risultati della Commissione tecnica prima che gli atti diventassero pubblici, e che dalle medesime attività tecniche si è appreso che lo studio tecnico incaricato dalla Iciet aveva avuto la disponibilità delle progettazione preliminare mesi prima della pubblicazione del bando». Si ipotizza che i verbali redatti dalla Commissione tecnica siano viziati da false attestazioni. PERIZIA. Ieri è stata affidata a un tecnico una perizia (da finire in 15 giorni) su computer e materiale informatico sequestrato. Presenti gli avvocati Antonio Milo, Antonio Valentini, Massimo Costantini, Vincenzo Salvi, Roberto Madama. Sono, perlopiù, i difensori degli altri indagati di questo filone: Giancarlo Misantoni, Roberto Guetti, Silverio Salvi, Eugenio Rosa, Alessandro Pompa, Claudio Ruffini, Gianluca Marcantonio.
D’Alfonso nel mirino per 3 progetti. Procedure d’appalto poco chiare Il filone pescarese: il pm indaga sui lavori nelle case Ater di via Caduti per Servizio e via Salara Vecchia e sul parco didattico del Lavino. Il reato: turbata libertà del procedimento di scelta del contraente
PESCARA Dalle case Ater di Pescara al fiume Lavino. Tre progetti e altrettante procedure d’appalto, ritenute opache, che hanno insospettito gli inquirenti. È su questo che indaga da mesi la Procura dell’Aquila che due giorni fa ha notificato un avviso di garanzia al presidente della Regione Luciano D’Alfonso. In via Caduti per Servizio, a Fontanelle, D’Alfonso è andato di persona, dopo la protesta degli inquilini delle case popolari dell’Ater, esasperati dal degrado di molti appartamenti. A novembre ha visitato oltre 200 appartamenti, dove infiltrazioni e umidità la fanno da padrona, e ha annunciato una prima stima dell’intervento, attorno ai 2 milioni di euro. Il mese dopo, a dicembre, il giorno prima del voto per il referendum, sempre D’Alfonso ha annunciato che il piano di riqualificazione straordinario era pronto, con tanto di progetto, per un totale di 2 milioni e 500mila assicurando che la Regione avrebbe individuatotra dicembre e gennaio le somme in Bilancio, da mettere a disposizione dell’Ater. È proprio su questa vicenda, e sui lavori da realizzare in un altro rione popolare pescarese, in via Salara Vecchia (per un milione e 250mila euro), che è concentrata l’attenzione della procura dell’Aquila che dal 2015 stava indagando sulla ristrutturazione di Palazzo Centi, nel capoluogo di regione, e nel 2016 ha aperto un fascicolo anche sulle case Ater di Pescara. D’Alfonso è indagato insieme all’amministratore unico dell’Ater, Virgilio Basile, al dirigente dell’Ater Carmine Morelli e all’architetto Gianluca Marcantonio, che gode della massima stima di D’Alfonso. Il reato ipotizzato è quello di turbata libertà del procedimento di scelta del contraente. Si presume quindi che, non essendo stato pubblicato alcun bando per l’affidamento dei lavori ed essendoci solo dei preventivi per sistemare le case Ater, si indaghi per valutare se fino ad oggi ci siano state delle illecite interferenze, dalla fase della progettazione a quella della definizione del bando. Lo stesso si dica per un altro filone di indagine che vede indagato il presidente della Regione, sempre per lo stesso reato. Nel mirino della Procura c’è uno dei nove progetti del Masterplan Abruzzo gestiti dalla Provincia di Pescara, individuata a giugno 2016 dalla Regione come soggetto attuatore e beneficiaria di fondi statali e europei. La procedura su cui si indaga è quella per la realizzazione del parco didattico del Lavino (l’importo è di 3,5 milioni di euro e la convenzione tra i due enti è di novembre 2016). Un intervento, questo, fino ad ora solo progettato e concertato con i comuni di Roccamorice, Scafa, Abbateggio, San Valentino, Lettomanoppello e Manoppello. Al centro dell’iniziativa, che riguarda un’area dal valore ambientale elevato per via della qualità delle acque del fiume, c’è il recupero delle ex miniere asfaltiche, ora dismesse, da rendere raggiungibili attraverso percorsi ciclopedonali, con strutture ricettive e di accesso. Anche in questo caso Marcantonio è indagato insieme al governatore e con loro pure il dirigente ai Lavori pubblici della Provincia, Paolo D’Incecco. Gli altri indagati nei filoni pescaresi sono tecnici, e si tratta dell’ingegnere Tino Di Pietrantonio e l’architetto Enrico Di Paolo, ex assessore provinciale.
Fi e Ncd: accertare velocemente i fatti. Pettinari (M5s) chiede che il governatore riferisca in consiglio sulle questioni alla base dell’indagine
PESCARA «È davvero un brutto momento per l'Abruzzo, colpito duramente dalle calamità naturali ed anche dalla triste perdita di tante vite umane. Colpito, ancora una volta, da inchieste giudiziarie che stavolta indicano il centrosinistra ed addirittura il vertice della Regione come responsabili di fatti penalmente rilevanti». Commentano così i consiglieri regionali di Forza Italia e Ncd l’inchiesta della Procura dell’Aquila che ha indagato il governatore Luciano D’Alfonso per corruzione, turbativa d’asta e abuso d’ufficio. «Naturalmente, per parte nostra», dicono i consiglieri dei due gruppi presieduti da Lorenzo Sospiri e Giorgio D’Ignazio «ci asteniamo dagli improvvidi e strumentali commenti che alcuni esponenti del Pd in passato ci hanno rivolto quando inchieste poi sgonfiatesi e finite nel dimenticatoio avevano investito la nostra parte politica. Desideriamo segnare in tal modo, ancora una volta, la nostra diversità rispetto al centrosinistra e ci limitiamo a dire che confidiamo in un accertamento veloce delle circostanze». Domenico Pettinari, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, e avversario di D’Alfonso anche nelle aule giudiziarie chiede che la questione venga portata anche all’attenzione dell’assemblea regionale. «Ritengo che il presidente debba riferire in consiglio sulle questioni che hanno portato l’Abruzzo alla ribalta della cronaca», dice, «pertanto depositerò domani (oggi per chi legge) un’interrogazione, che probabilmente sarà discussa nel prossimo consiglio, con lo scopo di mettere a conoscenza il Consiglio Regionale ed i cittadini che esso rappresenta delle vicende che stanno accadendo in questi giorni. La rilettura degli atti amministrativi da parte degli organi inquirenti», dice l’esponente dei 5 stelle «rappresenta una garanzia di legalità per la collettività tutta, ma se la magistratura deve agire nelle sedi preposte, il consiglio regionale ha ugualmente il diritto di ascoltare il Presidente della Regione per permettere ai consiglieri di svolgere le proprie funzioni di controllo». Per il centrosinistra ha parlato il vicepresidente della giunta Giovanni Lolli: «Sono convinto che per la commissione di gara di Palazzo Centi e per i due appalti di Penne e Pescara, sia stato fatto un buon lavoro, salvo quanto accerterà la magistratura nella quale abbiamo molta fiducia». Per il sottosegretario alla Giustizia Federica Chiavaroli «la magistratura fa il proprio corso, certo non fa piacere che l'Abruzzo di questi tempi finisca sempre sui Tg nazionali per cose spiacevoli». Ieri D’Alfonso in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte dei conti ha ribadito di vivere «uno stato d'animo che è quella della tranquillità coincidente con la totale estraneità». Sull'opportunità di chiedere di essere sentito dalla Procura dell'Aquila, D'Alfonso si è limitato a rispondere che «lo valuterò con i miei legali». Il governatore ha lasciato comunque intuire collaborazione: «Non vedo l'ora di potere concorrere, non solo documentalmente» ha affermato «ho un patrimonio conoscitivo frutto di 30 mesi di lavoro che, secondo me, è utile per arrivare a fondo di qualsiasi verità».
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