Per il ministero dell'Interno il destino è segnato ma la protesta, a Sulmona, non si ferma. Per questo ieri mattina, davanti ai binari dello scalo ferroviario del capoluogo peligno, amministratori, associazioni e sindacati si sono ritrovati in presidio (foto) per dire ancora una volta no alla soppressione della Polfer a Sulmona. E a chiedere almeno un anno di proroga per la chiusura. «Se non riceveremo una risposta positiva dal Governo organizzeremo una grande manifestazione a Roma, facendo appello a tutte le forze del territorio» ha annunciato la senatrice di Forza Italia Paola Pelino, mentre il sindaco di Sulmona, Annamaria Casini, ha invitato la cittadinanza (praticamente assente ieri mattina) a scendere in piazza perché è bene che tutti difendano la sicurezza del territorio facendo tutti squadra. Il giudizio è unanime: vedere andare via il presidio Polfer significherebbe arrendersi all'ennesima spoliazione dell'area interna dell'Abruzzo e rinunciare alle funzioni di controllo in un punto di passaggio importate del traffico ferroviario.
Non a caso, infatti, Santino Li Calzi del sindacato Coisp ha fatto notare che nella stazione di Sulmona transitano 65 treni giornalieri, 25 treni l'anno della Transiberiana d'Italia e che l'infrastruttura è il secondo scalo d'Abruzzo con 300mila passeggeri annui. Per questo, afferma il sindacalista, «presenteremo un esposto alla Procura per eventuali episodi che si verificheranno in caso di soppressione della Polfer». Tra quanti hanno preso parte alla protesta c'erano i consiglieri comunali Roberta Salvati, Bruno Di Masci e Elisabetta Bianchi, il presidente del consiglio comunale Katia Di Marzio, Alberto Di Giandomenico di Sovranità che ha parlato di «rapina da parte della politica e non di tagli»; il segretario della Uil Pa Polizia Penitenziaria Mauro Nardella; Domenico Capaldo del movimento Mo' Bast, Antonio Menchinelli del Comitato Sulmona Stazione di Sulmona e il vice sindaco di Bugnara