ROMA Un’operazione monstre di riforma del pubblico impiego, figlia della delega Madia sulla P.a. Ecco allora le principali novità attese in Consiglio dei ministri giovedì 23 febbraio. Chiamate su fabbisogni. Si passerà da un’impostazione rigida delle assunzioni, basata su piante organiche, a un modello che guarda alle esigenze concrete, impostato su programmi triennali, e che favorisce il reclutamento di figure strategiche e innovative. Cambiano i concorsi, nelle prove ci sarà l’inglese, per le posizioni più alte si potrà richiedere il dottorato e le graduatorie non potranno contare più infiniti idonei (tetto al 20% dei posti). In via sperimentale a Regioni e città metropolitane “virtuose” sarà concessa la possibilità di allentare i limiti imposti al turover. Piano precari. Una roadmap, che si snoderà tra il 2018 e il 2020, per assorbire chi da tre anni, anche non continuativi, è a servizio della P.a, con contratti flessibili. Chi è entrato per concorso potrà essere assunto direttamente, mentre chi non è passato per una selezione sarà tutelato con una riserva (50%) nelle future prove. Secondo le stime del governo si potrebbero così stabilizzare 50mila precari. Parallelamente verranno vietati i cococo, sarà data la possibilità di fare contratti a tempo per vincitori di concorsi in fila. In attesa che parta il piano le amministrazioni potranno procedere con le proroghe dei contratti a tempo per non lasciare nessuno per strada. Spazio meritocrazia. I contratti dovranno garantire una differenziazione dei giudizi, per mettere fine a una distribuzione a pioggia dei premi. Saltano i vincoli della legge Brunetta, si punta sulla misurazione dei risultati in base obiettivi precisi, ma resta il principio per cui non tutti possono uscire con lo stesso voto, tanto che da una parte è prevista la possibilità di assegnare un bonus eccellenza e dall’altra c’è l’ipotesi di licenziamento per scarso rendimento. Ai fini del riconoscimento del merito e, quindi, dei bonus particolare rilevanza verrà data alla performance della squadra (misurata attraverso la qualità dei servizi). Le pagelle dei cittadini. Il meccanismo di valutazione viene rivisto e il pilastro coinciderà con gli Organismi indipendenti di valutazione, le sentinelle chiamate a vigilare sulle performance. Già oggi ci sono, ma ora cambiano veste: più poteri, professionalità e indipendenza. Ci sarà poi un filo diretto tra loro e i cittadini, che entrano a far parte a pieno titolo del sistema di misurazione. Potranno dire la loro sulla qualità dei servizi e il loro giudizio conterà ai fini del voto da assegnare al team. A questo fine ogni amministrazione dovrà dotarsi di un sistema di rilevazione del gradimento. Furbetti del week end. È affidata ai contratti la formula per colpire chi “marina” puntualmente il lunedì e il venerdì o i casi di assenze collettive in periodi sensibili, date da “bollino rosso”. Per la prima volta viene inserito nella legge un criterio per colpire con “penalty” il fenomeno. Inoltre saranno messi tetti a fondi per premi laddove risultino tassi di assenteismo sopra la media. Visite fiscali. La competenza sugli accertamenti passa dalle Asl ai medici dell’Istituto di previdenza, con la creazione di un polo unico della medicina fiscale per pubblico e privato. Grazie a un sistema informatico avanzato le visite saranno mirate e ripetute.
Pagelle per i dipendenti pubblici. Deciderà un pool di esperti
Tra le novità il salario “accessorio” e i bonus agli enti che si classificano al top .Si prevedono piani di rientro più elastici per le amministrazioni in “rosso”.
ROMA La rivoluzione del pubblico impiego passa anche attraverso un nuovo meccanismo di valutazione. La riforma Madia, che approderà sul tavolo del Consiglio dei ministri giovedì, traccia una nuova strada per la messa a punto delle “pagelle”. Il ministero della Pubblica Amministrazione si è già attrezzato ed è pronta la commissione di cinque super-esperti, chiamati a dare le istruzioni tecniche per misurare le performance. D’altra parte dalla valutazione discendono i premi, quanto effettivamente si va a prendere in busta paga. E anche in fatto di salario accessorio il ministero vorrebbe inaugurare una stagione diversa, dopo anni di austerità. Si prevedono piani di rientro più elastici per le amministrazioni in rosso e ci sarebbe anche la volontà di permettere a Regioni e città metropolitane virtuose di abbattere i tetti stabili per la contrattazione integrativa. Andando con ordine, il nuovo sistema di valutazione si baserà su obiettivi generali, sulla base dei quali giudicare la performance non solo individuale ma anche organizzativa. Target, spiega lo stesso ministro della P.a, Marianna Madia legati ai «bisogni reali dei cittadini», come ad esempio «il taglio dei tempi delle liste d’attesa». E, aggiunge, «sul raggiungimento di questi obiettivi legati ai servizi ai cittadini daremo il 50% del salario accessorio». Sulle quote in cui sezionare il bottino dell’integrativo i sindacati, però, fanno rimostranza. «Se il ministro Madia ha intenzione di inserire nell’atto di indirizzo dei vincoli precisi per la ripartizione del salario accessorio allora sbaglierebbe», avverte il segretario confederale della Cisl, Maurizio Bernava, sottolineando che oltre alla produttività c’è da tenere conto di straordinari e indennità. «Chiediamo al governo di poterci confrontare la prossima settimana, prima che la riforma del pubblico impiego arrivi in Consiglio dei ministri», propone il segretario confederale della Uil, Antonio Foccillo. Tuttavia entrambi i sindacalisti riconoscono «passi in avanti». La Cgil con Franco Martini mette intanto in guardia da «interpretazioni restrittive dell’accordo del 30 novembre» per lo sblocco della contrattazione. Per far girare la nuova macchina della valutazione il ministero si è già portato avanti nominando una task force di professori universitari ed esperti in materia. Michela Arnaboldi guida il pool, nominato a fine anno e che adesso inizia a lavorare (completano la cabina Enrico Deidda Gagliardo, Vito Leccese, Francesco Miggiani). I componenti della commissione saranno in carica per due anni. E da fare ce ne sarà visto che tante novità si concentrano proprio su pagelle e conseguenti bonus. Ecco che, per evitare che le amministrazioni vadano a tagliare sui fondi per la produttività, il governo sta studiando piani di rientro più soft, da spalmare in più anni e potendo attingere ai risparmi. Soprattutto, una delle sorprese last minute della riforma, agli enti virtuosi sarà data la possibilità di «incrementare l’ammontare delle risorse destinate alla contrattazione integrativa» da attribuire a lavoratori e dirigenti, seppure «nel rispetto delle norme di contenimento della spesa di personale e nel rispetto degli obiettivi di pareggio di bilancio». I parametri di virtuosità saranno definiti con un decreto ad hoc.