ROMA «Ora la palla non è più in mano a noi, se la vedrà la Soprintendenza con i privati», dicono con malcelato sollievo nei corridoi di Palazzo Senatorio. Perché la palla in questione - la pratica Tor di Valle - è avvelenata. E in Campidoglio sono convinti che sia meglio non maneggiarla, di questi tempi. Una cosa è certa: negli uffici di Virginia Raggi è stata accolta con una certa compiacenza la notizia che la Soprintendenza archeologica abbia deciso di vincolare l'area scelta dai privati per costruire il nuovo stadio della Roma con annesso «Ecomostro» (il gigantesco complesso di negozi e uffici che nascerebbe accanto all'impianto sportivo).
LA LINEA
La decisione dei tecnici del Ministero diventa un assist insperato per il M5S, che può trovare all'esterno una soluzione alle divisioni intestine tra l'anima ortodossa che difende il «No alla speculazione» pronunciato dai grillini prima all'opposizione e poi in campagna elettorale, e la corrente pro-stadio che si sarebbe accontentata di una sforbiciata minimal alle cubature private.
Anche Virginia Raggi, ieri, ha fatto capire che il vincolo «incide» sul destino del progetto e che potrebbe avvicinarlo alla bocciatura definitiva: «La Soprintendenza ha comunicato al Comune di Roma l'avvio della dichiarazione di interesse culturale sull'ex ippodromo di Tor di Valle», ha dichiarato la sindaca. Motivo per cui «ci sono nuovi elementi che incidono sulla valutazione e la realizzazione del progetto che in queste settimane è oggetto di verifica da parte del Comune». E ancora: «Come abbiamo sempre detto, vogliamo che la Roma abbia uno stadio ma nel rispetto della legge».
Rispetto della legge, che significa anche rispettare un'area tutelata dal Ministero. Tanto che lunedì potrebbe approdare in giunta una «memoria» per certificare l'inversione di rotta rispetto alla delibera sull'«interesse pubblico» del progetto varata dall'amministrazione Marino nel 2014.
L'iter per apporre il vincolo intanto è già stato avviato dalla Soprintendenza e la procedura si concluderà tra 120 giorni. I proponenti hanno 80 giorni per presentare delle osservazioni, dopodiché ad apporre il vincolo dovrà essere il segretario regionale del Ministero. «Una volta vincolato l'ippodromo, che nell'attuale progetto dovrebbe essere abbattuto per fare spazio allo stadio - ha spiegato ieri la soprintendente Margherita Eichberg - non potranno essere apportate modifiche se non con l'autorizzazione della Soprintendenza». Ma anche in quel caso servirebbe un nuovo progetto e soprattutto «una nuova conferenza dei servizi». L'iter, in sostanza, dovrebbe ripartire da capo, dalla scelta dell'area e dalla presentazione di uno studio di fattibilità.
Uno scenario che i privati vorrebbero scongiurare a ogni costo, considerando che da questa operazione secondo alcune stime potrebbero trarre profitti fino a 800 milioni di euro. Ieri i proponenti hanno diffuso una durissima nota per comunicare che giudicano «ostile» l'iniziativa della Soprintendenza e che «avvieremo ogni possibile azione a tutela del nostro progetto». Significa un ricorso al Ministero e al Tar, per frenare la procedura del vincolo, puntando sul fatto che i tecnici del Mibact, in passato, non hanno espresso sul progetto pareri contrari, pur rimarcando diverse prescrizioni.
Lo scontro sullo stadio, l'ennesimo, arriva a meno di due settimane dal fischio finale: il 3 marzo la conferenza dei Servizi chiude i battenti. Al momento sono già stati depositati diversi pareri negativi, come quello della Città metropolitana e del Comune di Roma (entrambi guidati dal M5S), con una lunga lista di correzioni per superare l'impasse. In quella sede arriverà anche il parere finale dello Stato - lo prevede la legge Madia - che si esprimerà con un documento unico per tutte le sue articolazioni, Soprintendenza compresa.
IL LEADER
All'iter tecnico, si affianca quello politico. Domani la maggioranza di Virginia Raggi si riunisce proprio per discutere dello stadio (ora il mantra è: «Rispettiamo i vincoli»). E nelle stesse ore calerà nella Capitale Beppe Grillo. Mercoledì invece è in programma un vertice Campidoglio-privati. Forse l'ultimo.