ROMA Beppe Grillo sbarca a Roma per incontrare la sindaca Virginia Raggi e provare l'ultimo sorprendente tentativo di convincerla a sostenere il progetto di stadio e grattacieli a Tor di Valle. Non incontrerà tutti i consiglieri comunali, ma svolgerà una riunione blindata con la Raggi e i suoi due tutor, i parlamentari Riccardo Fraccaro e Alfonso Bonafede. Oltre a loro, avranno accesso al vertice solo il capogruppo M5S Paolo Ferrara e la presidente della commissione urbanistica Donatella Iorio, vale a dire due dei tre componenti del triumvirato che è stato formato per seguire la pratica stadio, dopo le dimissioni dell'assessore all'Urbanistica, Paolo Berdini. Mancherà invece Marcello De Vito, il presidente del Consiglio comunale vicinissimo alla deputata Roberta Lombardi, l'unica ad avere il coraggio di scrivere che bisogna bloccare la speculazione di Tor di Valle.
L'ESCLUSIONE
A De Vito, raccontano nei corridoi si Palazzo Senatorio, è stato detto che non è necessaria la sua presenza. E già questo è un indizio, visto che il capo dell'Assemblea capitolina è tra i più contrari al progetto con il suo milione di metri cubi per negozi e uffici, che i grillini «stadisti» vorrebbero avallare con una mini-sforbiciata di appena il 20%. Se davvero sarà confermata l'esclusione di De Vito dal vertice - ma quando si parla di M5S e Beppe Grillo le variabili sono sempre numerose - allora sarà evidente che il leader pentastellato vuole spingere per trovare l'intesa con James Pallotta e il costruttore Luca Parnasi. A pensare male si potrebbero ricordare le indiscrezioni uscite sul sito Formiche.net di un «incontro segreto» avvenuto nei mesi scorsi tra i proponenti del progetto e Grillo; riunione smentita con fermezza dal Movimento (ma a qualche consigliere il dubbio è rimasto). Resta però un dato: nonostante la Soprintendenza abbia avviato una procedura per vincolare l'ippodromo di Lafuente ed evitarne la demolizione, Grillo pensa che i giochi non siano ancora chiusi e vuole parlarne con Virginia Raggi.
Anche la Roma continua il suo pressing per un'operazione che potrebbe fruttare a Pallotta e agli altri proponenti fino a 800 milioni di euro, secondo alcune stime. Dopo avere annunciato un ricorso contro il vincolo della Soprintendenza, ieri il diggì giallorosso Mauro Baldissoni ha ribadito che «sul progetto andiamo avanti», mettendo in conto possibili «passi giudiziari».
NUOVO PARERE
Ma proprio per oggi è atteso un altro parere dell'Avvocatura del Comune, chiesto dalla Raggi, per essere certi che i consiglieri comunali non possano essere chiamati a pagare un indennizzo ai privati in caso di ritiro della delibera. Ormai il plotone dei consiglieri grillini contrari alla trattativa è molto folto, una quindicina sui 29 eletti del M5S in Aula Giulio Cesare. Un contingente che, dopo il pronunciamento della Soprintendenza, spinge per portare in giunta una memoria che faccia da apripista alla revoca dell'interesse pubblico del progetto Tor di Valle.
Molto dipenderà dal vetrice di oggi con Grillo e la Raggi. Se il leader riuscirà a convincere la sindaca ad andare avanti e a trovare un accordo con Pallotta e Parnasi, allora la situazione in Campidoglio diventerà molto delicata e, in caso di votazione della variante urbanistica, un terzo dei consiglieri M5S potrebbe ribellarsi. Anche la base grillina continua a spingere per il «No alla speculazione», la linea benedetta dal blog di Grillo nel 2014, quando il progetto venne votato dall'amministrazione Marino.
Gli attivisti protesteranno domani sotto il Campidoglio per chiedere il ritiro della delibera e anche questo è il segnale che sulla vicenda stadio il Movimento a Roma sta vedendo cadere alcuni punti fermi, a partire dal fatto che il verbo di Grillo è indiscutibile. Francesco Sanvitto, il presidente del Tavolo urbanistica del M5S Roma, ieri se l'è presa su Facebook con l'assessore allo Sport, Daniele Frongia, attaccando con ferocia la trattativa sullo stadio: «Grillo, alcuni nostri portavoce parlamentari, strani consulenti esterni al Movimento hanno ed esprimono opinioni, consigli e divulgano giudizi. Ma a che titolo?».
Nel mirino degli ortodossi sono finiti gli stessi Fraccaro e Bonafede: entrambi favorevoli a trovare un accordo con la Roma, almeno così è parso a chi ha partecipato ai vertici della settimana scorsa con il gruppo consiliare. E viene messo in discussione anche il ruolo dell'avvocato genovese Luca Lanzalone, chiamato dal M5S a partecipare alla trattativa con una consulenza che in modo anomalo ancora non è stata formalizzata dal Comune. Anche lui oggi sarà a Roma, in attesa del vertice di mercoledì tra Campidoglio e privati.