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Pescara, 25/11/2024
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20/02/2017
Il Centro
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Benzina, no ad aumenti. Ma è caccia a 3,2 miliardi. Il governo alle prese con la “manovrina” chiesta da Bruxelles per salvare i conti. Tra le ipotesi interventi sugli sconti fiscali. Oggi il ministro Padoan al vertice Ue |
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ROMA «Tutto è possibile, non c’è ancora nulla di definito. Ma di certo non ci sarà l’aumento delle accise sulla benzina»: così una fonte di governo descrive lo stato dell’arte sugli interventi che l’esecutivo sta studiando per recuperare i famosi 3,2 miliardi (lo 0,2% del Pil) che Bruxelles chiede a Roma di mettere ulteriormente sul piatto per salvaguardare l’equilibrio dei conti. Un equilibrio che da oggi il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan andrà ad assicurare ai partner Ue durante la riunione dell’Eurogruppo. Insomma «le ipotesi “tecniche” sono già state tutte fatte - spiega la fonte - ora bisognerà decidere su quale procedere». Noto è però che, al netto di quello che succederà a Bruxelles tra oggi e mercoledì, i tempi dell’intervento italiano potrebbero dilatarsi rispetto alle richieste dei commissari Ue e arrivare a ridosso della presentazione del prossimo Documento di economia e finanza. Il rischio è altrettanto noto: l’Italia potrebbe incappare nella “censura” Ue ed essere sottoposta a procedura di infrazione. Il tutto con un aggravio notevole di costi, soprattutto sul fronte dei tassi. Tornando alle “ipotesi tecniche”, sembra avanzare quella rilanciata ieri dal Sole 24 Ore di un intervento sugli “sconti” fiscali. L’idea sarebbe quella di fermarli da una certa soglia di reddito in su, con un risparmio valutato in circa 300-500 milioni. E altri fondi arriverebbero da un appesantimento del prelievo sui giochi e da un “rincaro” della base d’asta per le gare della concessione del Superenalotto. Ma si ragiona anche su altre voci, cercando le misure adatte a sostituire un aumento di accise e imposte indirette quantificate nelle stesse lettere del governo a Bruxelles in circa 1,5 miliardi. Il resto della “dote” per la manovrina sui conti arriverebbe da un ampliamento del raggio di azione dello split payment ( il sistema di liquidazione dell’Iva applicabile nei rapporti commerciali tra privati e Pubblica amministrazione cui saranno sottoposte anche le partecipate pubbliche) che dovrebbe portare circa un miliardo, mentre da riduzioni di spesa dovrebbero arrivare 8-900 milioni. Se da un lato si cerca di rafforzare le misure di contenimento delle spese, altre ipotesi, come quella di alzare la tassa sulle grandi vincite (Superenalotto) o alzare l’accisa solo sui tabacchi, potrebbero essere più facilmente percorribili ma sarebbero comunque insufficienti. Alla ricerca di soluzioni si starebbe valutando di rispolverare un vecchio capitolo rimasto inevaso della delega fiscale, quello del riordino della «fiscalità energetica e ambientale». I giochi sono ancora aperti e Padoan potrà già oggi testare gli umori dei commissari. Mercoledì arriverà l’atteso rapporto sul debito e il “rapporto Paese”, che tornerà a puntare il dito, tra l’altro, sui problemi delle banche e sul ritardo di competitività. Per l’Italia si attende la pubblicazione del rapporto, denominato 126.3 dall’articolo del Trattato sulle procedure per chi sfora il Patto di stabilità. È il documento che, analizzando l’andamento dei conti, certificherà la violazione da parte dell’Italia della “regola del debito”, quella che obbliga tutti i Paesi col debito superiore al 60% a un percorso di rientro di almeno un ventesimo dell’eccedenza all’anno. L’arrivo del rapporto sul tavolo della Commissione è già stato inserito all’ordine del giorno della riunione del Collegio dei commissari di mercoledì, assieme a una multa all’Austria per irregolarità nelle statistiche.
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