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Data: 20/02/2017
Testata giornalistica: Mapero'
Cristina va alla guerra di Lilli Mandara

“Ecco Davide che vince contro Golia. Emozioni vere”, e giù un selfie pazza di gioia con tutti i colleghi-avvocati: erano le 18.46 di venerdì scorso e Cristina Gerardis, la direttrice generale della Regione Abruzzo quel giorno nei panni dell’Avvocato dello Stato, aveva appena ascoltato la lettura della sentenza che ribaltava la storia dei veleni di Bussi. Grazie a lei, che non ha smesso manco un attimo di crederci.

E adesso, dopo un week end e la lettura dei giornali, e dopo che i social hanno rilanciato all’infinito la vittoria di Davide, e dopo aver risposto a tutti i complimenti le congratulazioni gli evviva di Facebook, ecco che Cristina Gerardis decide che non è il caso di fermarsi, proprio per niente. Davide può diventare Golia, basta crederci.

“Voglio avviare una indagine epidemiologica seria. E se trovo un solo morto per cancro, dal 1980 in poi, faccio un esposto per omicidio colposo: e quello, possiamo stare tranquilli, non si prescrive mai”.

Il morto di cancro lo troverà, è sicuro al cento per cento, e anche più di uno. I casi di tumore sono triplicati. La guerra è soltanto iniziata.
Hanno tentato di fermarla in tutti i modi, anche mettendo in dubbio che lei, che proviene dall’Avvocatura, potesse sostenere quel ruolo nel processo, visto che adesso lavora alla Regione Abruzzo. L’hanno attaccata in aula, i grandi avvocati della Montedison, con quel senso di superiorità e disprezzo che si usa con le donne brave, guardandola insistentemente negli occhi, tanto che il giudice li ha dovuti richiamare all’ordine, “rivolgetevi alla Corte”, non a lei. Sentivano, forse, che c’era un’aria diversa.

Niente frasi enfatizzanti, hanno urlato i legali della difesa, tentando di non fare ammettere le nuove prove portate in aula dalla Gerardis: sostanze tossiche e cancerogene nelle acque sotterranee vicine alla mega discarica di Bussi aumentate anche di 14 volte in un anno e la presenza di piante che contengono fino a cinque sostanze potenzialmente portatrici di cancro. Ma lei è andata dritta per la sua strada:

“È vero, un processo così credo non abbia precedenti in Italia. Non è un normale processo a un’industria chimica. Qui ci sono elementi in più, di grande importanza – ha detto nella sua replica – ci sono discariche abusive scoperte dalle autorità e tenute nascoste, discariche abusive di dimensioni enormi, mai chiuse (nel senso tecnico e giuridico); terreni dove tutt’ora, anno 2017, vi sono seppellite tonnellate di rifiuti. Si conosce chi li ha seppelliti, si ha ben presente, numeri alla mano, la dimensione del disastro ambientale. Ma questo medesimo soggetto fugge dall’agone giudiziario, lascia gli imputati come ‘ostaggi’, secondo la visione di questi che ci è stata descritta proprio dai loro difensori”.

Ha convinto la Corte d’Assise d’Appello dell’Aquila che ha ribaltato la sentenza di due anni fa contro la Montedison: avvelenamento colposo delle acque. Così la Corte, nel riconoscere le aggravanti nei confronti di alcuni imputati, ha di fatto interrotto la prescrizione del reato, sia l’avvelenamento delle acque sia il disastro ambientale vengono riqualificati in fatti di colpa. Ma soprattutto la modifica della sentenza di primo grado ha prodotto il risarcimento danni e le provvisionali a carico degli imputati, quantificati in 3,7 milioni di euro. Ma il conto definitivo verrà fatto in sede civile.

Il corpo forestale

Il 19 dicembre del 2014 i 19 imputati furono assolti dall’accusa di aver avvelenato le falde acquifere mentre il reato di disastro ambientale era stato derubricato in colposo e quindi prescritto. Il tribunale ha anche stabilito che tutte le condanne, che vanno da due a tre anni di reclusione, sono condonate perchè i fatti sono tutti antecedenti al 2 maggio 2006.
E adesso, forte di questa vittoria, la Gerardis passa alla fase successiva: verificare le conseguenze di quell’avvelenamento. Indagine epidemiologica, accertamento del numero dei morti di cancro in tutta la zona negli ultimi quarant’anni, e poi le denunce. E forse un nuovo processo.
ps: l’Abruzzo nel cuore. Ma per davvero.

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