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Data: 21/02/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Pietrucci candidato, è rivolta dem «Subito le primarie del Pd». Di Stefano: in questa fase particolarmente delicata per il Pd, anche a livello nazionale, non si può prescindere dalle primarie per individuare un candidato che delinei un progetto. Cialente: «Attenti, così il giocattolo si rompe». Il sindaco attacca tutti: sta succedendo qualcosa che non doveva accadere

L’AQUILA «Ma quale vice sindaco! Bisogna andare alle primarie: il percorso che mette d’accordo tutti non può che essere questo». Americo Di Benedetto, presidente della Gran Sasso Acqua, salta dalla sedia. A due giorni dal conclave del Pd, con una proposta già pronta per essere servita sul piatto d’argento e il consigliere regionale, Pierpaolo Pietrucci a un passo dalla candidatura, i piani vengono scombinati. Complice la fuga di notizie sul sondaggio commissionato dal Partito democratico, che non figura, tuttavia, sul sito della Presidenza del consiglio dei ministri. Sondaggio che vede in pole position Pietrucci, ma il cui risultato ancora non era stato reso noto a parte della dirigenza Pd. Ed è esplosa la bomba, con una deflagrazione che rischia di minare la stabilità interna del partito e quella della coalizione. VOGLIO LE PRIMARIE. Nessun accordo che lo vedrebbe subalterno a Pierpaolo Pietrucci, con il ruolo di vicesindaco e un incarico tecnico, come direttore dell’Ersi. Di Benedetto rilancia: «Ho sempre sostenuto che le primarie rappresentano il percorso più trasparente per la scelta del candidato sindaco e per individuare la forza reale in campo per poter vincere. Sono favorevole alle primarie in quanto danno pari dignità a tutti i componenti espressione di un partito. Non è questione di ciò che torna utile a me», afferma Di Benedetto, «diventerebbe uno svilimento del ruolo politico concordare anticipatamente un equilibrio che va a smorzare un confronto, che è quello reale e democratico. Ancor più se riguarda i singoli e se effettuato nell’ambito di un dialogo personalistico». NESSUN ACCORDO. «Non ho fatto accordi con nessuno», tiene a precisare Di Benedetto, «non rientra nel mio stile farli. Sono qui per verificare se ci sono le condizioni per propormi alla corsa del governo della città, non per manifestare una forza tale da ottenere risultati diretti, men che meno personali». SONDAGGIO INATTENDIBILE. A scombinare i piani, la diffusione del sondaggio sul candidato sindaco, i cui risultati non sono ancora stati comunicati a tutta la dirigenza Pd, ma che il Centro ha anticipato ieri. Secondo le rilevazioni della società Ipsos, Pietrucci ha il maggior indice di gradimento, seguito da Lolli, con parecchi punti di distacco su Di Benedetto. I soli candidati presi in considerazione nel centrosinistra. «Se è stato fatto un sondaggio», incalza Di Benedetto, «dovrebbe figurare sul sito della Presidenza del consiglio. Ciò non significa che non si possano fare sondaggi per valutazioni interne, tanto più se riguardanti i partiti. Personalmente, non ho ricevuto comunicazioni di un sondaggio da rendere pubblico, né di eventuali risultati di un sondaggio dal contenuto privato. Nel sito bisogna indicare il campione delle persone, il metodo con cui è stato effettuato, le domande poste per permettere un’analisi scientifica. Sondaggi non supportati da valutazioni scientifiche non possono essere resi pubblici, lasciano il tempo che trovano». CHI L’HA COMMISSIONATO? «Sarebbe bene che il sondaggio diventasse pubblico e trasparente, da parte di chi l’ha commissionato». Anche Pietro Di Stefano, assessore alla Ricostruzione, era all’oscuro dei risultati. «In questa fase particolarmente delicata per il Pd, anche a livello nazionale, non si può prescindere dalle primarie per individuare un candidato che sappia delineare un progetto per L’Aquila e unire tutta la coalizione. Non sono per un nome a priori. La nostra città ha fortemente bisogno di una guida che abbia relazioni consolidate, che sappia tenere unita la coalizione almeno per un quinquennio. Poi, si può aprire ad altre generazioni. Al momento, non c’è un nome che a priori sia condiviso da tutti».

Cialente: «Attenti, così il giocattolo si rompe». Il sindaco attacca tutti: sta succedendo qualcosa che non doveva accadere. E cioè focalizzare l’attenzione su un nome e non su un progetto politico

L’AQUILA «Nel Pd c’è un preoccupante abbandono di ogni regola, da Roma all’Aquila. Attenti ragazzi, così il giocattolo si rompe». Non le manda a dire il sindaco Massimo Cialente. E non nasconde la sua irritazione per il balletto di dichiarazioni, smentite, “boutade” su facebook, sondaggi più o meno segreti. Un vortice che ha travolto il Pd. Sindaco, cosa sta accadendo nel Pd? «In questi giorni sono impegnato su due fronti: quello nazionale, con il gruppo di Gianni Cuperlo, per tentare di salvare il Partito della sinistra italiana, dove sono saltate tutte le regole congressuali e il senso di un progetto comune. È in corso una scissione legata ai mesi di preparazione del congresso, siamo all’assurdo. All’Aquila sta succedendo la stessa cosa». Tira aria di bufera anche nel Pd aquilano? «C’era un disegno ben preciso per avviare un ricambio generazionale, con la presenza di Pierpaolo Pietrucci in Regione. Alcune cose stanno saltando. Mi riferisco, per esempio, al sondaggio per la candidatura a sindaco». Qualcuno ha messo in dubbio che il sondaggio sia stato effettuato. «Il sondaggio c’è, ma non ho avuto il piacere di leggerlo. Scopro che importanti e prestigiosi esponenti di questo partito, che hanno retto la città nel momento più difficile, non sono neppure stati presi in considerazione nel sondaggio e non ne conoscono i risultati. Trovo allucinante che non ne abbia discusso prima il gruppo dirigente, se c’è ancora un gruppo dirigente». Un richiamo all’ordine? «Qualcosa di più. Fermi tutti, bisogna tornare alle regole, Il sindaco dell’Aquila si sceglie qui: è una partita che giocheranno gli aquilani. Ho sempre detto che le primarie sono un passaggio fondamentale, credo che convenga farle anche in questa fase. Ma sta succedendo qualcosa che non doveva accadere: focalizzare l’attenzione su un nome e non su un progetto politico». Vuole dire che manca un programma nel centrosinistra? «Vinceremo perché abbiamo amministrato bene, ma si sta sbagliando anche all’Aquila. La città è in una fase più difficile del 2012, quando c’erano entusiasmo e voglia di fare. Oggi le scosse di terremoto e le dichiarazioni della Commissione grandi rischi stanno soffocando la speranza. E, in tutto questo, a cosa sta pensando il centrosinistra? Sento di dover fare un forte richiamo a tutti: no ai personalismi o rischiamo di spaccare il partito e la coalizione». Dov’è l’errore? «Non sento parlare di programmi, solo di candidature. Si sta giocando una partita in cui stanno saltando tutte le regole, con il rischio di minare una squadra forte, che è stata capace di andare avanti bene. Dobbiamo sederci intorno a un tavolo di coalizione e capire chi c’è davvero e chi invece no».

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