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Data: 21/02/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Crisi Alitalia - Aut aut del governo al vertice Alitalia

ROMA Un ultimatum o quasi. Il governo chiama i vertici di Alitalia. Anzi, li richiama. Lo fa dopo un vertice con i sindacati per tentare di scongiurare in extremis lo sciopero di giovedì che cancellerà, se attuato, il 60% dei voli, mettendo probabilmente al tappeto il vettore aereo già alle prese con perdite milionarie e con un piano industriale ancora nel limbo. La mediazione, voluta dal ministro dei Trasporti Graziano Delrio, che si è detto molto preoccupato per la situazione finanziaria della compagnia, è indicativa di quanto l'esecutivo non si fidi dell'attuale management. Del resto, durante il vertice con le sigle sindacali Delrio avrebbe criticato la disdetta unilaterale del contratto nazionale, considerandola «un grave errore a cui porre rimedio». E sulla stessa linea ci sono anche i ministri del Lavoro, Giuliano Poletti, e quello dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, presenti all'incontro.
I PALETTI
All'ad di Alitalia, Cramer Ball, che forse oggi stesso varcherà la soglia del ministero, sarà quindi chiesto di fare una repentina marcia indietro, aprendo un tavolo di confronto sul contratto gettato alle ortiche con troppa fretta. Se questo accadrà i sindacati potrebbero a loro volta cancellare l'agitazione di giovedì. «Se esiste questa possibilità - conferma al Messaggero il segretario della Fit Cisl, Antonio Piras - il sindacato sarà responsabile». Difficile al momento fare previsioni, ma il dietro-front della compagnia appare difficile, se non altro perché Ball perderebbe la faccia davanti agli azionisti, Etihad in testa. E poi perché ormai il danno d'immagine con l'annuncio dello sciopero sarebbe difficilmente recuperabile. L'Ugl ha comunque fatto sapere che non tornerà indietro.
E' stato proprio il top manager a caldeggiare la linea dura per tagliare il costo del lavoro, in netto contrasto, fanno trapelare fonti vicine al dossier, con l'atteggiamento più cauto che avrebbe suggerito il presidente Luca Cordero di Montezemolo e le stesse banche azioniste. Nel mirino dei sindacati c'è, come detto, la cancellazione del contratto che la compagnia vorrebbe sostituire dal primo marzo con un più agile regolamento aziendale interno. L'obiettivo è quello di ridurre i costi del 20-30%, ovvero di circa 120-180 milioni rispetto al totale complessivo che sfiora attualmente 600 milioni. Tra le richieste presentate ai sindacati e considerate da quest'ultimi quasi provocatorie, c'è il blocco degli scatti d'anzianità. Per il personale navigante, l'azienda vuole trasformare gli scatti da annuali a quinquennali ed eliminare tutta una serie di indennità di volo. Meno ferie poi nel periodo estivo e riduzione complessiva dei riposi annuali che dovrebbero passare da 120 a 96 per un massimo di 7 al mese contro gli attuali 10. Rientrata invece la proposta, per altro scritta nero su bianco in un documento consegnato ai sindacati, di affidare a hostess e steward la pulizia delle toilettes.
Inaccettabile, sempre a giudizio di Cgil, Cisl, Uil, la massima flessibilità operativa chiesta al personale di terra che, a parità di stipendio, avrebbe dovuto svolgere anche mansioni più alte rispetto a quelle abituali.
ULTIMATUM
Il governo - ha spiegato al termine del summit Claudio Tarlazzi della Uil - ha confermato le difficoltà economiche e finanziarie di Alitalia. Tempi lunghi poi per il piano industriale che, secondo gli advisor - verrà presentato soltanto tra un paio di settimane. Altri giorni serviranno per la procedura di asseverazione. «Per noi - ha concluso Tarlazzi - è fondamentale il ripristino delle corrette relazioni e se l'azienda ritirerà tutti gli atti unilaterali messi in campo dalla fine dello scorso anno ad oggi, lo sciopero potrebbe saltare». Oggi, salvo sorprese, la risposta di Alitalia.

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