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Pescara, 24/07/2024
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Data: 22/02/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
D'Alfonso in Consiglio «Tutto il mio lavoro è stato video-registrato»

PESCARA A fare rumore sono forse più le cose lasciate intuire di quelle dette ieri da Luciano D'Alfonso in apertura del consiglio regionale convocato a Pescara. Ad esempio quando il governatore ha parlato di «coincidenze temporali» tra due episodi accaduti il 16 febbraio. Quel giorno le cronache segnalarono in realtà due fatti rilevanti: la notizia delle indagini giudiziarie aperte dalla procura aquilana nei confronti del presidente della Regione e la consegna della turbina alla Protezione civile, da parte del M5S, di fronte all'hotel Rigopiano. E' come se D'Alfonso, senza mai attribuirgli un nome e un volto, avesse voluto suggerire il mandante delle denunce che poi hanno innescato le indagini a suo carico. E a questo proposito, dopo la necessaria premessa («io coltivo solo l'interesse pubblico»), il presidente della Regione ha fatto capire di essere un soggetto a rischio rispetto agli attacchi, non solo politici, che arrivano dal fronte delle opposizioni: «Forse non l'ho mai detto, ma tutto il lavoro che io svolgo in Regione è video registrato, un'attività che può mettere in azione dei millantatori».
AVVERTIMENTO
Quindi un altro avvertimento: «Lo dissi a suo tempo ad Andrea Pastore, che ora fa il nonno senatore: io ho sempre coltivato l'interesse pubblico. Dopo duemila giorni di indagini che non portarono a nulla rispetto a quelle denunce, sono pronto ad aspettare altri duemila giorni, contribuendo nel frattempo all'accertamento della verità». Intanto, dopo aver frequentato a lungo gli studi legali, studia per la terza laurea in giurisprudenza: «Spero di farcela per giugno». Entrando nel merito dei fatti contestati dalla procura, D'Alfonso dice di aver ricevuto solo una comunicazione sul cantiere di palazzo Centi, in cui viene informato, «nella qualità di padrone di casa, di reati odiosi che sarebbero stati commessi da altre persone, tra le quali non figura però il mio nome». Gli episodi che lo riguarderebbero direttamente sono invece quattro: «Un fondaco di Penne su cui io avrei sollecitato, su richiesta non di un privato ma del Comune, il superamento di un vincolo del ministero dei Beni culturali per la sua alienazione, sulla base di un piano di sdemanializzazione risalente al 2008. Il secondo si riferisce ad attività amministrative sui lavori di risanamento ambientale di alloggi popolari a Pescara: l'Ater chiedeva 5milioni di euro per realizzare gli interventi, che grazie alla nostra rilettura tecnica si ridussero a 2,4milioni».
C'è poi il Parco didattico del Lavino (a Lettomanoppello) per il quale sarebbe in corso «un'attività di estimazione e progettazione tra Provincia, Comuni interessati e Regione». L'ultimo episodio riguarda una delibera del 3 giugno scorso per la riqualificazione di Villa delle Rose, a Lanciano «per la quale - precisa D'Alfonso - la copertura finanziaria deve essere rintracciata». Questi sono i filoni dell'inchiesta sui quali la procura ha chiesto la proroga delle indagini. Anche il resoconto di D'Alfonso non aiuta però a chiarire le sue eventuali responsabilità penali rispetto ai fatti contestati, limitandosi ad inquadrarne il contesto. E il mistero resta.

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