ROMA La resa di una Capitale. Bandiera bianca. La protesta, in gran parte non autorizzata, ha bloccato la zona del Parlamento, si è allargata indisturbata fino a piazza Venezia, ha assediato, tra insulti e saluti romani, la sede del Pd, con una immagine che non può essere che dolorosa per la democrazia se si attacca un partito. Aggressioni, intimidazioni, bombe carta, petardi, fumogeni. I violenti hanno oscurato la parte pacifica delle due categorie scese a Roma a protestare, tassisti e ambulanti. Tra coloro che hanno tentato il blitz dentro la sede dei Dem c'erano esponenti di Forza Nuova. Molti gli incappucciati, uno è stato fotografato con un tirapugni e fermato dalla polizia. Commenta il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni: «Noi dialoghiamo sempre, ma non se si usa violenza e si colpiscono i cittadini». Nel pomeriggio a migliaia i tassisti si sono spostati a Porta Pia, sotto il Ministero delle Infrastrutture, dove 21 sigle sindacali hanno incontrato il ministro Graziano Delrio, per chiedere una modifica del decreto Milleproroghe, per evitare che le regole severe contro gli Ncc slittino nuovamente. Secondo i tassisti il nemico si chiama Uber.
BILANCIO
La giornata di follia e violenza fuori controllo a Roma finisce con quattro arresti (due sono esponenti di Forza Nuova) e sette feriti (quattro agenti e tre manifestanti) e con la constatazione che la Capitale è terra di conquista e scorrerie per frange violente.
Ripartiamo dal mattino: la sindaca Virginia Raggi va a incontrare i tassisti schierati in massa in via del Corso. Da sei giorni il servizio a Roma è bloccato fuori dalle regole, alcuni video documentano intimidazioni nei confronti di chi vorrebbe lavorare, ma la Raggi non condanna e incoraggia la manifestazione non autorizzata. «Sto dalla vostra parte». La legittimazione è chiara e si comprende subito che gli agenti in campo sono insufficienti, perché ci sono anche migliaia di ambulanti che protestano contro la Bolkestein. Poiché la loro manifestazione invece è autorizzata, non si è rivelata una buona idea fissare l'incontro tra sindacati dei tassisti e ministro Delrio nel giorno in cui marciano gli ambulanti. Si crea un collante tra le due proteste, alle quali si uniscono, in modo visibile, esponenti di estrema destra. In via del Tritone esplodono i primi bomboni, uno nel primo pomeriggio infrangerà alcuni vetri di un palazzo. Gli Ncc che hanno la sventura di passare di lì in quelle ore, vengono fermati, umiliati, «ah pezzo di m., te devi fermare, comandiamo noi», insultati da gruppi di tassisti che fanno ciò che vogliono. Tirano uova contro le auto, anche quella di una donna.
FAR WEST
Fermano un bus a due piani e urlano volgarità contro le turiste a bordo, benvenuti a Roma. A centinaia si spostano in piazza Venezia, stesso rituale aggressivo contro un automobilista che implora di lasciarlo passare: «Devo andare a lavorare». Vicino all'Hotel St Regis cinquanta tassisti inseguono un'auto di un Ncc, lo bloccano, lo colpiscono, lui fugge dentro un albergo. Far west a Roma, tutto è permesso. Mentre un centinaio di tassisti napoletani marcia in piazza San Silvestro, lì vicino scoppia l'inferno vicino alla porta d'entrata della sede del Pd, al Nazareno. Trecento manifestanti, soprattutto ambulanti, vorrebbero entrare; c'è una decina di agenti dei reparti mobili che, protetti da scudi ma anche da una discreta dose di coraggio e professionalità, riescono a bloccarli, a resistere. Meglio non pensare a cosa sarebbe potuto succedere. Per spiegare con efficacia cosa rappresenti quell'immagine - l'assalto alla sede di un partito politico - una decina di manifestanti fa il saluto romano. Non sono ambulanti, più tardi si scoprirà che sono esponenti di Forza Nuova. Uno sarà fotografato con un tirapugni, Forza Nuova sosterrà che è un poliziotto, in realtà in un video si vede che lui scappa da una carica dei reparti mobili. D'altra parte la polizia lo trova e lo arresta. In tre, senza motivo, colpiscono con alcuni ceffoni il regista di Gazebo, Piefrancesco Citriniti. Arrivano altri agenti in rinforzo, respingono i manifestanti che lanciano uova e oggetti, cariche tra le auto. Nelle cariche della polizia restano ferite due persone, una è un ambulante non più giovane colpito alla testa. Sanguinante, viene soccorso da cameramen e fotografi, l'ambulanza lo porta in ospedale. «Venite, questo poliziotto è solo», urla poco più in là un manifestante. Prendono a calci l'agente, ma accorrono altri colleghi ed evitano il peggio. Tra i manifestanti ci sono anche donne e anziani che si trovano, loro malgrado, nell'incosciente situazione esplosiva alimentata dai violenti tra auto, motorini, bar e negozi che abbassano le serrande. I big del Pd che arrivano per la riunione della direzione passano dal retro, solo Richetti sfida la folla. Quando torna la calma, l'attenzione si sposta a Porta Pia, dove per ore - tra insulti e cori - i tassisti aspettano l'esito dell'incontro con il ministro. In serata la sindaca Raggi, che ha trascorso la giornata in giro per Roma con Beppe Grillo a occuparsi di altro, rinnova il sostegno ai tassisti, ma condanna la violenza.
I violenti tra tirapugni e saluti romani E scoppia il caso dell'ordine pubblico
ROMA Dagli spalti dello stadio alla guerriglia in piazza. Lo schema si ripete. Per Giuliano Castellino, 40 anni, già leader della Destra di Storace nel 2013 e oggi a capo del movimento Roma ai romani vicino a Forza Nuova e habitué con casacca giallorossa dell'Olimpico, dopo l'arresto, la Questura di Roma sta valutando di fare scattare anche il daspo. Il suo nome era comparso in alcune inchieste sull'ultradestra, dai ricatti all'ex presidente della Roma Franco Sensi (accanto a quello di Daniele De Santis, accusato dell'omicidio del tifoso partenopeo Ciro Esposito), all'attentato al cinema Nuova Olimpia. Due mesi fa era stato arrestato e poi rilasciato con l'obbligo di firma, per resistenza, nel corso di una manifestazione per il diritto alla casa in Campidoglio. E in passato aveva goduto persino dello status di sorvegliato speciale, dopo aver militato nel Popolo di Roma vicino ad Alemanno. Ieri Castellino è stato fermato durante gli scontri tra tassisti e ambulanti con la polizia sotto la sede Pd al Nazareno, in cui sono rimasti feriti 4 agenti.
LE CURVE
Una foto lo ritrae a terra, con il tricolore in mano, chino su di lui un giovane con la mimetica, armato di un tirapugni. L'immagine fa il giro del web. Il forzanovista Roberto Fiore si affretta a stigmatizzare la sequenza: «Quello col tirapugni è un poliziotto, liberate Castellino». Ma la Questura smentisce: si tratta di un ambulante romano, C. M., classe 87, ex militante di estrema destra, fermato poco dopo in un bar e ripreso mentre cercava di aiutare Castellino a rialzarsi. Anche lui è noto per le sue frequentazioni allo stadio, ma in Curva Nord, con la Lazio. Proprio adesso che il Viminale aveva dato il via libera per togliere le barriere dalle Curve, almeno Castellino, se ne dovrà tenere ben lontano. La polizia ha fermato anche Claudio Ciaburro, 38 anni, fedelissimo del leader neofascista. Quattro anni fa il suo nome era tra i candidati della Destra per le elezioni nell'VIII Municipio, Ostiense.
Al vaglio degli inquirenti, infine, la posizione di un ambulante napoletano, sorpreso a lanciare bombe carta, una delle quali è esplosa provocando la rottura di alcuni vetri nei pressi di Montecitorio.
CAOS PREVEDIBILE
É stata una giornata di ordinaria follia, con gli ambulanti e i tassisti arrivati da tutta Italia e la caccia agli Ncc, aggrediti per le strade. Eppure sotto al Nazareno, sulle prime, a fare fronte ai manifestanti che inscenavano il saluto romano c'era solo una camionetta della polizia nonostante il caos fosse annunciato da giorni. Il prefetto Paola Basilone non ha ritenuto di convocare il comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica nelle ore precedenti, né di ricevere le associazioni dei tassisti, come fatto, invece, dal Prefetto vicario di Milano. Tanto più che lunedì l'ex questore Nicolò D'Angelo si era congedato da Roma e il nuovo numero uno di via di San Vitale, Guido Marino, deve ancora insediarsi. Ma dalla prefettura minimizzano: inopportuno intervenire in una vertenza che si gioca sul tavolo del governo e le forze messe in campo erano adeguate.
Raggi scende in piazza «Noi dalla vostra parte».
ROMA Da Roma Capoccia a Roma scapoccia. S'è mai visto un sindaco che, in mezzo a una città a ferro e fuoco, va a portare la propria solidarietà a chi la sta incendiando e non alle vittime della paralisi e di uno sciopero selvaggio che prosegue da sei giorni? Beppe Grillo le ha detto: «Virginia, vai!». E la Raggi, che ha appena cinguettato «siamo dalla vostra parte», scende dal Campidoglio in modalità «bello, bellissimo», ma almeno non balla come al festival 5 stelle di Palermo, e si unisce alla protesta. «Le riforme dall'alto non si fanno, avete ragione voi», dice a un gruppo di tassisti. Non quelli violenti, almeno questo, eppure si tratta di un classico esempio di «sovversivismo dall'alto» la calata della massima autorità cittadina che, nella latitanza della politica anche da parte del Pd e di tutti gli altri e nell'infuriare del populismo, si mette a modo suo alla testa della rivolta. «A Virgi', sei la nostra ultima speranza», gli dice uno. Mentre a pochi metri da lì, sta passando a Piazza Venezia un «taxi solidale» - quelli che meritoriamente portano gratis le persone all'ospedale e dunque non scioperano - e alcuni colleghi lo bloccano gridando: «Crumiro!». Ancora più in giù ci sono quelli, ambulanti anti-Bolkestein soprattutto, con i tirapugni e le bombe carta. Ma Grillo, in una giornata da turista sulle rovine dell'Urbe, non solo gioca con il surrealismo («Non è vero che è sporca e sfasciata, questa è solo una percezione dei cittadini. Roma è bella» e lo ha detto proprio lui che di recente è caduto in una delle buche di Roma), ma soprattutto ha deciso per Virginia: «Devi stare di più tra la gente».
LA RINCORSA
E lei, alla rincorsa dei consensi che scappano e come avvio della lunga campagna elettorale per le politiche in cui i 5 stelle vogliono fungere da pozzo di tutte le rabbie sociali, si mette nei panni della pasionaria della parte del torto, tradendo la sua carica istituzionale e il principio di responsabilità. Che alcuni attivisti M5S sentono molto più dei loro leader, e infatti il proclama di Grillo - «I tassisti hanno pienamente ragione» - è stato smontato sul suo blog da un diluvio di critiche da parte delle base in rivolta. «Da quando - scrive un tale Sandro S. - il movimento è diventato retrogrado?». E un altro: «Andiamo di male in peggio, ora difendiamo le lobby e le corporazioni». E ancora: «Ma come si fa a parteggiare per i tassisti contro Uber?». Proprio Grillo, del resto, ha sempre tifato per Uber e per tutti i servizi in rete che «cambiano il mondo». E «non si può fermare il vento innovativo con le mani», aggiungeva non nel blog politico ma in quello dei suoi spettacoli, al tempo del «passo di lato» rispetto al suo movimento. Adesso però la ragion di partito fa premio su tutto. Anche se la Raggi, guardando i social, sentendo i malumori della base, dev'essersi accorta di avere esagerato. E dopo aver benedetto, da sindaco di lotta, la protesta; da sindaco di governo prova a più riprese a tirare il freno: «Ferma condanna a chi usa la violenza», «il servizio dei taxi va ripreso». Il Dibba l'invettivista è sparito, come sempre nelle giornate importanti, anche se qualcuno in piazza lo invoca: «E' un amico del popolo!». Mentre Di Maio, gran tifoso degli ambulanti, piace e non piace: «Bono quelloooo....». Grillo si diverte nella Capitale attonita e agghiacciata («Lasci perdere le dissertazioni su una città che non conosce e non vive», denuncia il dem Raffaele Ranucci) e mentre anche il ministero dei trasporti con Delrio dentro è semi-assediato dai manifestanti e qui e là parte una carica della polizia, Beppe motteggia visitando con Virginia il teatro: «Le tre torri dello stadio? Perché non le mettiamo qui dentro il Valle invece che a Tor di Valle?». Verrebbe da dire: Roma, che Dio tassista! Ma non è giornata da ironie in una città in ostaggio del peggio. Che si colora anche di comicità in certe scenette. «Fassino, bastardo, hai votato per Uber!». «Ma io sono Fassina». «Cheeeee? Vattene, sparisciiiii!». «Io non ho votato il milleproroghe e sono Fassina, con la a finale e non con la o». Ma quelli, sotto Palazzo Chigi, non ci credono e Fassina fa bene ad andare via, per evitare magari l'incontro con il tirapugni.
GIRAVOLTE
Occhio di nuovo alla sindaca capopopolo. Ha appena accolto per due ore di riservatissimo colloquio in Campidoglio il proprietario di una srl di Milano senza incarichi di partito in M5S (Casaleggio junior) e poi, ai tassisti che le chiedono «davvero siete dalla nostra parte?», risponde: «Ma certo, voi nelle vie di Roma ci siete sempre, anche d'agosto e di notte». «Sì, sì, è vero - dicono loro - siamo come i carabinieri e le autombulanze». Questo il piano della conversazione. C'è poi anche la promessa di Virginia Uber Taxi che assicura: «I nostri parlamentari hanno presentato modifiche al mille proroghe». Tacendo il fatto che due senatori, Castaldi e Girotto, hanno presentato emendamenti pro Uber (ddl 2085, n.52.6). Ma adesso la linea è cambiata. E la Raggi e i grillini soffiano sulla rabbia di chi si sente superato dai tempi e, invece di dare a questo disagio sociale una soluzione politica, attizzano e non mediano perché non sanno come si fa. Loro dicevano che a Roma «cambiamo tutto», ora si sono convertiti al tutto come prima o peggio di prima. E tranne che ai tassisti e agli abusivi, stanno imponendo la retromarcia all'intera città.