ROMA La benedizione del Movimento 5 Stelle sulla protesta dei tassisti, quella che da sei giorni viola le regole e che ieri ha preso in ostaggio la città, è acclarata e cristallina. Ma nella galassia della nuova mobilitazione delle auto bianche, contro Uber ma non solo, c'è anche una forte componente che guarda a Salvini e a parte della destra. Rispetto al 2012, quando i tassisti che bloccavano piazza Venezia sbandavano a destra e avevano un uomo forte più forte degli altri, Loreno Bittarelli, potente presidente del 3570, però il mondo è cambiato. Due segnali: proprio Bittarelli, da sempre a destra, tre giorni fa, inascoltato, ha firmato un documento insieme a Nicola Di Giacobbe della Cgil (già questo un tempo sarebbe stata fantascienza) per chiedere ai tassisti di tornare al lavoro e di non regalare milioni di euro a Uber che ha colmato il vuoto. Ieri, quando Bittarelli è entrato alla trattativa tra sindacati e ministro, si è beccato fischi e cori dai tassisti che assediavano il Ministero.
POTERI
Ma allora chi controlla la piazza? In pratica nessuno, perché mai come in questo periodo i tassisti, soprattutto quelli romani, sono frammentati. Sia chiaro, non ci sono solo quelli che urlano e imprecano, c'è anche una parte moderata e moderna, che offre un servizio di qualità, si raggiunge con una app, parla inglese e accetta la carta di credito, ma ieri è stata oscurata dagli incappucciati e da quelli che intonavano il coro da stadio «i tassisti dell'Italia siamo noi» e altri irripetibili contro la senatrice Linda Lanzillotta. Tassisti distribuiti tra decine di sigle sindacali, sì, ma c'è un raggruppamento consolidato: si chiama Tutela legale taxi, ha raccolto tra i tassisti 150 mila euro per combattere in tribunale Uber e i noleggi con conducente di fuori Roma. Ne fanno parte tra gli altri, oltre Cisl, Uil e Federtaxi, anche l'Ugl, sindacato con più attenzione a destra, che però ha vissuto un ricambio generazionale: non c'è più Marinelli, il cui soprannome P38 era sufficientemente emblematico. In questo scenario è lievitata l'influenza del Movimento 5 Stelle, che trova un punto di riferimento in un altro gruppo di tassisti, i Soffokati, quelli che girano con il naso rosso; tra i suoi leader c'è Pasquale Merlo che si presenta come esponente di M5S e, per essere ancora più chiaro, sulla sua pagina Facebook ha pubblicato video e foto con la parlamentare romana Paola Taverna. Il canovaccio è quello seguito anche ad Atac e Ama: dialogare con un certo sindacalismo di base (come ad esempio la pasionaria Quintavalle nell'azienda dei trasporti, ma non solo, a volte si riciclano vecchi gruppi di potere); distribuire promesse con una spruzzata di demagogia. Merlo: «Ma è sbagliato dire che con noi c'è solo M5S, stanno dalla nostra parte anche la Lega e il senatore Gasparri». Uno che ha vissuto tutte le stagioni dei taxi, Maurizio Berruti, un tempo con Alemanno e oggi con FdI, osserva: «Errata semplificazione pensare che la categoria sia violenta, qui ci sono lavoratori esasperati». Per la verità questa è la frase pronunciata ogni volta che i taxi paralizzano Roma, ma è vero che le nuove tecnologie - le app di Uber, ma anche altre secondarie che stanno ampliando a dismisura la concorrenza non sempre trasparente - spaventano. Per questo le auto bianche sono praterie per Grillo che, non a caso, ieri mentre c'erano scontri e aggressioni, si è schierato con loro. Virginia Raggi cavalca l'onda.