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Data: 23/02/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Parco di Lanciano, Paolucci «Sarebbe bastato chiamarmi»

L'AQUILA Per un Dino Pepe che non si sbottona («Piena fiducia nella magistratura e stop») e una Marinella Sclocco in silenzio, c'è un Silvio Paolucci che appare molto amareggiato dopo la notizia di un'indagine per falso ideologico che vedrebbe coinvolti i tre assessori regionali per aver partecipato alla riunione dell'esecutivo e votato la delibera numero 367 del 3 giugno 2016 relativa alla riqualificazione del parco comunale Villa delle Rose di Lanciano. «Stando alle indiscrezioni e dunque premettendo il condizionale dice Paolucci sono sconcertato dal fatto di non aver ricevuto ancora nulla e di apprendere dalla stampa che riceverò, tra qualche ora o tra qualche giorno. Sono altrettanto sconcertato dalle indiscrezioni che configurerebbero la vicenda non sulla questione appalti, come si potrebbe ritenere mettendo insieme alcuni elementi, ma sulle presenze e sulle assenze in giunta. Non è mai avvenuto in questi anni che abbiamo fatto deliberazioni in assenza di numero legale o registrando come presenti chi non lo fosse».
Paolucci ne fa anche una questione di tempi: «Sono già trascorsi sei mesi, si sarebbe potuto rapidamente accertare tutto ascoltandoci». Nel merito del provvedimento l'assessore chiarisce che «la delibera sancisce un atto di indirizzo ed è dunque molto simile alla delibazione. Le delibazioni sono atto di indirizzo della giunta in ordine a una determinata questione, che può configurarsi come dettagliata segnalazione indirizzata a uno o più dirigenti su specifici problemi o procedure. Le delibazioni non necessitano di pareri e possono persino essere adottate senza specifica proposta. La deliberazione in oggetto si configura pertanto in modo evidente come atto di indirizzo e pertanto assimilabile a una delibazione». Paolucci lo chiarisce perché l'accusa nel merito verterebbe proprio sulla mancanza dei relativi pareri allegati all'atto. «Sono assolutamente certo e fiducioso di una rapidissima verifica dice Paolucci - Chiedo, per questo, che si raccolga l'invito del vice presidente del Csm, Giovanni Legnini, a rispettare l'articolo 358 del codice di procedura penale nel quale è sancito che il pm deve svolgere accertamenti anche su fatti e circostanze a favore. Mi aspetto per questo un sereno giudizio prognostico».
LE POLEMICHE
Da registrare un vivacissimo scambio di polemiche tra Mauro Febbo di Forza Italia e Camillo D'Alessandro del Pd. Ha cominciato Febbo, ricordando la denuncia in conferenza stampa del 16 giugno, unitamente all'onorevole Fabrizio Di Stefano e al candidato sindaco di Lanciano, Enrico D'Amico, proprio per evidenziare la mancanza dei pareri e, «cosa più grave, il fatto che il progetto del Central Park era demandato al direttore generale per la cantierabilità». Ha replicato D'Alessandro: «Al punto 6 del dispositivo si legge che ne viene trasmessa copia al Direttore del Dipartimento della Presidenza e al Segretario particolare della Presidenza () affinché conseguano i pareri occorrenti. Inoltre è espressamente previsto che l'atto deliberativo, al momento della sua adozione, non comporta alcun impegno di spesa». Controreplica di Febbo: «Ribadisco oggi come ieri che si trattava di una delibazione, cioè carta straccia in quanto mancante sia del parere di bilancio sia dell'impegno di spesa». Il segretario Pd, Marco Rapino, ha bacchettato Febbo: «Si parla di una ipotesi di reato relativa alle presenze in giunta e al numero legale raggiunto. Quindi la magistratura indaghi e faccia chiarezza, troverà gli esponenti del Pd pronti ad ogni chiarimento»..

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