Iscriviti OnLine
 

Pescara, 24/07/2024
Visitatore n. 738.563



Data: 23/02/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
La frana non si ferma più case evacuate a quota 37. Brucchi alla Camera: «Il capoluogo nel cratere»

Crolli e disperazione. A Ponzano la collina viene giù alla velocità di un centimetro all'ora ed è facile udire i sinistri scricchiolii di un dramma umano tra le abitazioni abbandonate. Maria da lunedì 13 febbraio piange: la sua casa di Villa Carosi, tutta una vita di sudori, sta scivolando ed è piena zeppa di crepe, inagibile e prossima al crollo, come del resto tutte le altre 33 che insistono su di una zona rossa, che man mano si sta allargando sempre più dai 44 ettari originari, in buona sostanza la stessa vastità di 44 campi di calcio. Dieci abitazioni sono state già interessate da crolli parziali e nelle fenditure squarciate dall'azione dello smottamento, figlio del rapido disgelo ed anche del sisma, tra i quadri si scorge il verde amaro degli ulivi fino a perdersi con l'orizzonte marino. Il paese è presidiato dalle forze dell'ordine e da numerosi sbarramenti, in una sorta di set di un film apocalittico. Proprio sotto il paesino di Ponzano, che in pratica è stato salvato dal sommovimento franoso da un muro di contenimento realizzato negli anni '70 (monitorato continuamente da vetrini), la natura si è imbizzarrita scaraventando a terra alberi, facendo sprofondare di alcuni metri le case, creando solchi sui terreni agricoli di diversi metri. Tra il dedalo di vie agricole dell'imbuto sotto il paese di Ponzano s'aggira qualche cane in cerca di padrone: sono 37 le case finora evacuate e il conto s'aggiorna ad horas; erano 33 il giorno precedente e gli sfollati sono quasi 120. Per questo ieri Il deputato di Scelta Civica, Giulio Sottanelli, durante il question time ha rivolto in aula alla Camera un'interrogazione. Maria, che ora vive altrove, ha avuto un nodo in gola quando è rientrata in casa, scortata dai Vigili del Fuoco, per riprendere le masserizie e gli oggetti di una vita, di certo non tutto quello che poteva: «Ho pianto quando sono riaffiorati i bigliettini delle due mie figlie» che predicevano un futuro di casa dolce casa. A Villa Carosi la situazione era monitorata da un bel pezzo «ed erano stati fatte palificazioni inutili» proprio nei pressi di casa di Maria, ricorda l'assessore del comune di Civitella del Tronto, Riccardo De Dominicis. «Da tempo chiedevamo la delocalizzazione dei residenti. Da lunedì 13, quando è iniziato lo smottamento, il fronte ha compiuto ben 9 metri e mezzo di cammino». L'attività di recupero dei beni viene portata con estrema attenzione perché qui davvero può crollare qualcosa da un momento all'altro: due anziani di 80 anni hanno ingiunto le mani dinanzi a due vigili del fuoco perché estraessero dalla casa un vecchio tavolo appartenete al bisnonno. «Stiamo chiedendo lo stesso iter che sovrintende il sisma riprende l'assessore comunale ma purtroppo qui, a dispetto del terremoto, nessuno più potrà ricostruire dove prima si ergeva la propria abitazione. Ed anche i finanziamenti per la ricostruzioni sono incerti o nulli: questa frana è figlia di nessuno, siamo in un limbo». Non è segnatamente terremoto e nemmeno così tanto maltempo, visto che il dissesto idrogeologico da quelle parti era in piedi da anni, ma un combinato disposto di forze malefiche. Il sole attraversa innaturalmente le crepe, i cani rinchiusi nelle loro cucce latrano versi strazianti, un cartello vendesi appare in un balcone: lo stabile era stato venduto solo pochi giorni prima di lunedì 13, ma forse ci si metterà d'accordo perché la somma, o parte di essa, verrà restituita. E la paura cresce anche nelle zone ancora non toccate dal movimento franoso: Luigi, ancora più a valle, ogni santo giorno apporta le sue verifiche personali e il giovane parroco ha mille occhi perplessi nel proteggere il suo gregge: come nell'ultima lettera del vescovo spera.

Brucchi alla Camera: «Il capoluogo nel cratere»

Quasi tremila abitazioni sgomberate, oltre 700 ordinanze emanate, il patrimonio dell'Ater gravemente danneggiato. Questi alcuni dei dati illustrati ieri durante l'udienza in Parlamento, alla Commissione Ambiente, dal sindaco Maurizio Brucchi. Dopo aver illustrato la drammatica situazione post sisma, aggravata anche dai danni causati dall'emergenza neve, che il territorio teramano sta affrontando, il sindaco ha chiesto a chiare lettere di inserire Teramo a pieno titolo nel cratere. Di conseguenza il primo cittadino ha sollecitato la sospensione dei mutui e delle tasse, sgravi fiscali per le imprese che decidono di investire sul territorio, la proroga degli ammortizzatori sociali e lo stanziamento delle risorse necessarie a realizzare i poli scolastici e a mettere in sicurezza le scuole che dovranno essere adeguate sismicamente per raggiungere l'indice pari a uno. Intanto proprio ieri, appena 24 ore dopo l'audizione di Brucchi nella stessa Commissione per elencare i danni e i disagi causati dal black out dell'Enel, a molti teramani sono arrivate le famigerate bollette, quasi una beffa, considerando che ci sono persone rimaste anche per 9 giorni senza luce e riscaldamento. Intanto si preparano i pullman per la manifestazione del 2 marzo a Roma: sarà un evento molto partecipato e una delle categorie più rappresentate sarà senza dubbio quella dei commercianti teramani che per quel giorno terranno le saracinesche abbassate in segno di protesta. «Chiudiamo un giorno per non chiudere per sempre», lo slogan che campeggerà sulle vetrine dei negozi del centro storico e non solo. «Saremo in tanti alla manifestazione del 2 marzo, dobbiamo far sentire la nostra voce, il peso di Teramo», afferma Dario Sfoglia della Confcommercio. La questione poli scolastici nel frattempo tiene banco nel dibattito politico. Il capogruppo del Pd in consiglio comunale Gianguido D'Alberto critica la scelta dello stadio di Piano D'Accio e la mancanza di condivisione, chiedendo un polo scolastico anche a San Nicolò, per contrastare lo spopolamento. «Fermo restando che rimarremo uniti sulla questione del sisma e del maltempo dobbiamo registrare un punto che assolutamente non condividiamo e cioè, la mancanza di confronto da parte di Brucchi sulla futura programmazione della rete scolastica e degli edifici scolastici del nostro territorio. Il sindaco si sta muovendo in maniera individuale su un tema enorme, sul quale deve confrontarsi con il territorio e con il consiglio comunale e che consiste sul come riprogrammare gli edifici scolastici dove vi è un'amministrazione che si è mostrata impreparata a gestire l'emergenza di questi giorni passati».

www.filtabruzzo.it ~ cgil@filtabruzzo.it