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Data: 23/02/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
La mossa di Grillo: spostiamo lo stadio Pallotta: salta tutto. La trattativa segreta: stop ai grattacieli E la Roma scatena i tifosi contro i grillini

ROMA A mischiare le carte in tavola sullo stadio di Tor di Valle ci pensa Beppe Grillo: calciando la palla in tribuna. Il leader del M5S esce dall’incontro con la maggioranza in Campidoglio (assente la sindaca Virginia Raggi, presenti anche i presidenti dei municipi) e prima di ritornare all’hotel Forum sgancia la dichia- razione che fa andare su tutte le furie i proponenti del progetto e l’As Roma. Sullo stadio «nessuno dice di no: c’è una discussione sulla collocazione che attualmente è prevista in una zona a rischio idrogeologico. Si discute solo su dove farlo, magari in una zona non a rischio». «Nessuno dice di No, diciamo di Sì ma in una parte che non sia quella» di Tor di Valle, afferma Grillo che ribadisce: «È meglio farlo in una zona che non esonda». Parole, quelle del leader pentastellato, che vengono inter- pretate dalle imprese proponenti così: «Dopo 5 anni di lavori su un progetto in stato avanzato di approvazione nel rispetto di leggi, regolamenti e delibere, non è in alcun modo ipotizzabile un sito alternativo a Tor Di Valle». L’area, spiegano i costruttori, è «sicura dal punto di vista idrogeologico». E anzi il progetto, è la versione seppur controversa dei proponenti, va «a sanare il rischio idrogeologico presente nel quartiere limitrofo di Decima, ben al di fuori del sito dove verrà progettato lo Stadio e dove abitano oltre 10 mila romani». Ma è la reazione del presidente dell’As Roma a provocare il frontale con Grillo. «Il No sarebbe un disastro»: la voce del padrone alla fine si è fatta sentire. James Pallotta twitta dagli Usa: «Ci aspettiamo un esito decisamente positivo dall’incontro in programma venerdì» è il messaggio con cui il presidente giallorosso traccia la linea che da Boston fino a Roma la proprietà Usa si aspetta di trovare nel meeting in Campidoglio, inizialmente fissato per ieri e poi improvvisamente slittato a domani. «In caso contrario - l’avvertimento del tycoon statunitense - sarebbe una catastrofe per il futuro dell’As Roma, del calcio italiano, della città di Roma e francamente per i futuri investimenti in Italia». Le parole di Pallotta arrivano dopo un lungo silenzio da parte del presidente, che ha affidato la partita stadio al fidato dg Mauro Baldissoni e al costruttore Luca Parnasi. Il businessman, tutta- via, potrebbe decidere adesso di anticipare il ritorno in Italia (fissato al momento per la metà di marzo) se la situazione dovesse richiederlo. Con questa uscita pubblica via social, intanto, Pallotta mette in chiaro i rischi del No e la possibile ricaduta sul club di Trigoria, con annessa la reazione dei tifosi della Roma. Strategie. Così come in molti vedono nelle parole di Grillo una mossa per alzare la posta e quindi diminuire le cubature a 24 ore dall’incontro decisivo in Comune. Con Virginia Raggi che, assicura sempre Grillo, parlerà «tra due giorni». Anche perché, come spiega sempre il Capo del M5S, «la scelta spetterà a lei e ai consiglieri». Dunque al di là delle tensioni la trattativa va avanti.
LA STRATEGIA Il Campidoglio ha dato mandato agli uffici (Avvocatura e diparti- mento urbanistica) di revisionare la delibera sulla pubblica utilità votata dall’amministrazione di Ignazio Marino a dicembre del 2014. Non si tratta di un annullamento né di una revoca, bensì di una rimodulazione. Che poi sarà votata dal consiglio comunale. Probabilmente dopo il 3 marzo, termine fissato dalla conferenza dei servizi e che, salvo sorprese, sarà nuovamente prorogato.
L’INCONTRO Il botta e risposta tra M5S e Roma, arriva dopo una giornata in cui Grillo ha incontrato per 3 ore i consiglieri in Comune spronandoli a «votare compatti» e a «non cedere alle pressioni». E cioè alle lamentele della base pentastellata. Che non riesce a digerire il progetto di Tor di Valle e ne chiede l’annullamento sic et simpliciter. «L’incontro è stato molto positivo. Stiamo valutando tutti gli atti. Quando ci sarà una decisione lo comunicherà la sindaca», ha spiegato il presidente dell’assemblea capitolina Marcello De Vito, uno degli ortodossi, passato lunedì al sit-in degli attivisti che sono a favore della linea dura del «no alla speculazione». Dal Campidoglio ieri sera non commentavano la sortita esplosi- va di «Beppe» limitandosi a confermare le perplessità sul progetto, soprattutto dopo il vincolo del Ministero, rimandando tutto alla dichiarazione di domani di «Virginia», ancora non pervenuta in queste giornate così convulse. La palla passa a lei.


ROMA Mentre davanti alle telecamere (e nelle repliche via tweet), Beppe Grillo e James Pallotta si accapigliano su Tor di Valle, sottotraccia, schermata dalle polemiche, prosegue la trattativa tra il Campidoglio e i privati che sognano di realizzare l'«Ecomostro» di negozi e uffici, accanto a uno stadio più piccolo dell'Olimpico. A tenere i fili della contrattazione è l'avvocato di fiducia del M5S, Luca Lanzalone. Ieri è stato tutto il tempo nel suo ufficio di Genova, ma ha seguito da vicino gli sviluppi della situazione romana. Oggi è previsto un nuovo incontro tra i tecnici comunali e gli ingegneri ingaggiati dai proponenti. Il vertice istituzionale, dopo il rinvio di ieri, è fissato per domani: da una parte i rappresentanti della giunta (dovrebbe esserci anche la sindaca Virginia Raggi) dall'altra il diggì della Roma, Mauro Baldissoni, e il costruttore Luca Parnasi. In vista dell'incontro, il pressing giallorosso si è alzato anche sui social network. Con i profili dei tifosi scatenati contro i consiglieri pentastellati più critici.
Ma anche il Comune prepara le sue mosse. Ieri la sindaca ha avviato la procedura per «revisionare» la delibera 132, varata dell'amministrazione Marino a dicembre del 2014. Il documento firmato dalla Raggi si conclude così: «La nota del 1 febbraio (il parere «non favorevole» espresso dal Comune, ndr) è da intendersi come provvisorio e non definitivo, onde consentire a Roma Capitale di esprimere un parere definitivo sul progetto». Significa che, per il momento, il Campidoglio non intende annullare il vecchio provvedimento. Ma solo cambiarlo. Come? Il confronto con i proponenti ruota attorno a tre pilastri: tagliare le cubature, tagliare le infrastrutture pubbliche, spostare lo stadio di qualche centinaio di metri.
LO SPOSTAMENTO
Una diversa collocazione dell'impianto sportivo (ma sempre a Tor di Valle) punta ad aggirare due criticità: il vincolo che ha deciso di apporre la Soprintendenza, perché lo stadio si allontanerebbe dall'ippodromo di Lafuente che il Mibact vuole tutelare. E poi il rischio idrogeologico, perché la nuova struttura verrebbe edificata in quei terreni che non sono stati classificati come «R3» e «R4» (a forte pericolo di inondazione) dall'Autorità di bacino. Se basterà a superare i dubbi dei tecnici è tutto da dimostrare. Ma per far sopravvivere l'operazione immobiliare, questa è la via che Comune e privati intendono seguire.
Il M5S poi insiste per tagliare le cubature monstre per le opere private. La sforbiciata deve superare il 20-25% offerto dai proponenti. Anche in questo senso, forse, vanno lette le dichiarazioni di ieri di Grillo. Alzare la posta, per abbassare i metri cubi. I Cinquestelle vorrebbero un taglio di circa il 40%. E sono disposti anche a sacrificare alcune opere pubbliche che la delibera del 2014 prevedeva a carico dei privati (il ponte sul Tevere, il potenziamento della Roma-Lido, l'adeguamento della via Ostiense-Via del Mare, lo svincolo sulla Roma-Fiumicino). Anche per questo il provvedimento verrebbe «revisionato». Nel progetto, per il Campidoglio, non dovrebbero più esserci grattacieli. Le cubature delle tre torri dovrebbero essere in parte cancellate e in parte redistribuite su altri edifici (in tutto le strutture commerciali sono 16).
CONFERENZA LAMPO
C'è poi il nodo dei tempi: la conferenza dei servizi scade il 3 marzo. Entro quella data il Comune dovrebbe varare la delibera con i cambiamenti al progetto. Poi bisognerebbe votare una variante urbanistica. Se domani ci sarà un accordo, la Roma potrebbe chiedere una nuova proroga. Ma c'è anche un'altra ipotesi in campo: quella di chiudere questa conferenza senza esiti e di convocarne un'altra, terminando l'iter in tempi record.

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