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Pescara, 24/07/2024
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Data: 24/02/2017
Testata giornalistica: Il Centro
La riforma della P.A. - Statali, passano le nuove regole. Sì alla riforma Madia. Resta l’articolo 18, tetto agli indennizzi. Dai precari agli assenteisti: le misure

ROMA «Abbiamo preso decisioni molto rilevanti: il completamento con le ultime deleghe della riforma della Pubblica amministrazione, un’operazione complessa di grandissimo valore strategico per il nostro paese molto atteso anche a livello europeo che prevede anche il riordino della sicurezza e delle forze armate». Il premier Paolo Gentiloni supera la tradizionale riservatezza facendo emergere con chiarezza la soddisfazione al termine del consiglio dei ministri che ha concluso l’esame della bozza di riforma degli statali. Con i cinque decreti di ieri «di fatto completiamo l’iter legislativo della riforma», ha sottolineato il ministro Madia, sottolineando che «tutti i decreti già approvati sono efficaci e in vigore». Con l’ultimo pacchetto il totale dei provvedimenti arriva a «oltre 20» frutto di un «lavoro di tre anni». Madia ha spiegato come si tratti di una riforma volta «a semplificare la vita dei cittadini e degli imprenditori, puntando anche sugli obiettivi di crescita del Paese». Parlando dei decreti, ha spiegato come due siano i punti più rilevanti e il primo riguarda «il reclutamento: dopo anni di mancata giustizia ristabiliamo in meccanismo per provare a dare prospettive di giustizia». E ha aggiunto: «Non è solo un problema di diritti lesi ma anche di buon andamento della Pubblica amministrazione». Madia ha puntato il dito contro «meccanismi normativi illogici» che hanno impedito di assumere e ha sottolineato la risoluzione del precariato «spero che si possa tornare a un buon reclutamento, con concorsi regolari». L’altro punto «importante sta nel superare le gabbie» sul merito. La differenziazione dei giudizi però, ha evidenziato il ministro, resta: «Introduciamo una innovazione che leghi una parte di erogazione della produttività a obiettivi generali».

ORGANICO E CO.CO.CO.
Scompare la pianta organica, che per oltre cinquanta anni è stata la guida di tutta la Pubblica amministrazione. Il nuovo sistema si baserà su una programmazione che potrà differenziare i vincoli di turn over anche all’interno dei singoli settori, con l’intenzione di “premiare” gli enti in base alle attività svolte e quindi al bisogno di personale per garantirle. Tra gli altri obiettivi c’è il “superamento” del precariato, mediante un piano straordinario di assunzioni, di chi ha maturato almeno tre anni di servizio anche non continuativo, con concorsi riservati per i precari che non hanno superato selezioni in passato e il contemporaneo stop alle co.co.co. Cambia il sistema di reclutamento: stop alle graduatorie infinite, gli idonei sono individuati in numero non superiore al 20% dei posti messi a concorso (in passato la lista degli idonei era molto più lunga di quella dei vincitori). Nei concorsi sono accertate conoscenze informatiche e la lingua inglese, nonché altre lingue straniere. Inoltre per specifici profili o livelli di inquadramento, si può richiedere il possesso del titolo di dottore di ricerca. Tra le novità, anche la possibilità di prevedere un numero massimo di titoli che i candidati possono sottoporre alla valutazione della commissione.

LIBRETTO AUTO E APPALTI
Addio al libretto di circolazione. Nel pacchetto Madia è stato inserito anche il decreto che cancellerà sia il libretto di circolazione sia il certificato di proprietà dell’auto che saranno sostituiti da un solo documento al posto dei due attuali. Ma, almeno nella bozza licenziata ieri dal Consiglio dei ministri, non c’è l’agenzia unica (contenuta nel progetto iniziale) che sarebbe dovuta nascere dalla fusione del Pra (Pubblico registro automobilistico) gestito dall’Aci e della Motorizzazione. Col foglio unico saranno risparmiati 39 euro per ogni pratica di immatricolazione o passaggio di proprietà: 61 euro contro i 100 che si pagano oggi. Nel Consiglio dei ministri è stato approvato anche il decreto correttivo del codice degli appalti che ha concluso la consultazione pubblica di tutte le parti interessate entro il 22 febbraio. Entro un mese e mezzo dovrebbe essere approvato il testo finale: oltre 131 pagine del provvedimento destinato a modificare gran parte dell’attuale codice con il ripristino dell’appalto integrato, la riforma del subappalto, le clausole sociali per la continuità occupazionale al fine di evitare licenziamenti, la non ribassabilità del costo della manodopera e la regolamentazione degli affidamenti nelle concessioni.

PREMI E GIUDIZI
Superamento del rigido schema della riforma Brunetta, che imponeva di concentrare sulla produttività la “quota prevalente” del salario accessorio e di azzerare i premi per un quarto del personale. Il tema è delicato ed è uno dei nodi che il governo non ha ancora sciolto con i sindacati, secondo i quali la “quota prevalente” da legare ai risultati non è la “quota prevalente” di tutto il salario accessorio (che comprende anche straordinari e indennità). Nel nuovo testo i premi sono lasciati alla contrattazione generale, che deve garantire un’effettiva diversificazione dei trattamenti economici in base alla significativa differenziazione dei giudizi che deve guidare le valutazioni, articolate in base agli obiettivi nazionali fissati dal dipartimento Funzione Pubblica e di quelli specifici decisi dai vertici di ogni amministrazione. Un’altra novità è rappresentata dal fatto che non si parla più solo di performance individuale, del singolo dipendente, ma anche di quella organizzativa, spostando così l’attenzione sulla qualità del servizio reso dall’intero ufficio o reparto. Nei sistemi di valutazione saranno coinvolti i cittadini-utenti: ciascuna amministrazione deve adottare sistemi di rilevazione del grado di soddisfazione degli utenti e dei cittadini, che possono dire la loro sulla qualità dei servizi.

LICENZIAMENTI E FURBETTI
Stretta sull’assenteismo anomalo per colpire i cosiddetti furbetti del weekend (coloro che saltano ripetutamente il lunedì e il venerdì). I contratti nazionali devono impedire incrementi dei trattamenti accessori nei casi di rivelazioni di assenze strategiche, quelle cioè che si concentrano in periodi critici per i servizi o in continuità con le giornate festive e di riposo superiori ai dati medi nazionali o di settore. In caso di “anomale e ripetute” assenze, i contratti fissano le sanzioni disciplinari. Estese le cause di licenziamento a gravi o reiterate violazioni dei codici di comportamento, all’insufficiente rendimento nell’ultimo triennio, alla reiterata violazione di obblighi che abbia comportato la sospensione per un anno in un biennio. Resta l’articolo 18 nella formulazione originaria e quindi la reintegrazione del lavoratore ingiustamente licenziato. Confermate le norme di legge relative al licenziamento del personale che effettua false attestazioni della presenza in servizio o che giustificano le assenze con certificati medici falsi. Entro 30 giorni dalla segnalazione l’ufficio per i procedimenti disciplinari fa una contestazione scritta e convoca l’interessato con un preavviso di 20 giorni. Il procedimento si deve concludere entro 90 giorni.

SICUREZZA E SOCCORSO
Riordino delle carriere delle forze di polizia, forze armate e vigili del fuoco. Secondo il ministro dell’Interno Marco Minniti era un «obiettivo da lungo tempo perseguito» e dunque si tratta di «un obiettivo storico» raggiunto. Con il provvedimento, ha aggiunto, «si ridefinisce tutto il percorso delle carriere» e si danno risposte «a coloro che si dedicano ogni giorno a sicurezza e soccorso». Per il riordino sono state stanziate 621 milioni per il 2017 e un miliardo e 27 milioni per il 2018. Una scelta «importante e coraggiosa», di cui «va dato atto al governo Renzi prima e Gentiloni dopo di aver lavorato in una materia complessa e difficile per qualsiasi esecutivo, rispettando gli impegni», hanno commentato i sindacati di Polizia Siulp, Siap, Consap, Uil Ps e Anfp dopo l’approvazione da parte del Consiglio dei ministri del provvedimento per il riordino delle carriere del comparto sicurezza e difesa. «Apprezziamo - proseguono i sindacati definendo «determinante» l’azione e l’impegno del ministro Minniti - lo sforzo profuso anche sul fronte finanziario, teso a rendere più efficace il sistema dei corpi di Polizia, la funzionalità degli uffici e l’efficienza operativa». Qualche malumore dalle organizzazioni dei vigili del fuoco.

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