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Pescara, 24/07/2024
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Data: 24/02/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Indagato Rocco D’Alfonso. E’ l’ex sindaco di Penne. Coinvolto con il presidente della Regione per la vendita di un immobile. La Procura aquilana contesta l’abuso d’ufficio. Oggi primi interrogatori

L’AQUILA Spunta un altro D’Alfonso nel calderone degli indagati nella maxi inchiesta sugli appalti in Regione, aperta della Procura della Repubblica dell’Aquila. Si tratta di Rocco D’Alfonso, ex sindaco di Penne, che in questo filone è chiamato in causa proprio insieme al governatore dell’Abruzzo. Le contestazioni sono diverse. Per Luciano D’Alfonso si parla di corruzione per una sorta di “pressione indebita” mentre il pm ipotizza l’abuso di ufficio per l’ex sindaco di Penne che fa parte dello staff del presidente della Regione. La vicenda giudiziaria, però, è la stessa per entrambi. I due D’Alfonso sono indagati, nell’ambito di una storia, ormai ben nota dopo essere stata chiarita dal nostro giornale, che risulta legata alla cessione di un fondaco di proprietà comunale, messo in vendita nel 2015 perché il Comune di Penne aveva bisogno di far cassa essendo a rischio lo sforamento del patto di stabilità interno. Per portare a termine l’operazione occorreva, però, superare il vincolo dei Beni culturali. L’allora primo cittadino pennese chiese alla Soprintendenza che il vincolo decadesse e attese il parere della relativa commissione per completare la vendita. La commissione, però, tardava a riunirsi e Rocco D’Alfonso, vista l'urgenza di chiudere il bilancio, chiese l’intervento del presidente della Regione. Luciano D'Alfonso poi telefonò a un funzionario dei Beni culturali per sollecitare il parere. Questa telefonata sarebbe stata letta dagli inquirenti come una «pressione indebita» sul funzionario per favorire la decadenza del vincolo e la vendita dell'immobile. Il quale è stato comunque svincolato, secondo quanto si è appreso, dopo qualche mese. Commentando con i suoi collaboratori la vicenda, il presidente della giunta regionale si è detto meravigliato per la pesante contestazione a lui mossa, visto che uno dei compiti dell’ente da lui diretto è anche quello di evitare il dissesto dei Comuni. Questa indagine dei carabinieri del Noe, coordinata dal Procuratore Michele Renzo e dalla sostituta Antonietta Picardi, si sta ramificando su più versanti toccando tutte le province. Gli indagati sono una trentina e i filoni otto con ulteriori sviluppi attesi. Nel mirino dirigenti e funzionari regionali, professionisti esterni, e, soprattutto, gli assessori regionali Marinella Sclocco, Silvio Paolucci e Dino Pepe. Due giorni fa si è aperto anche un fronte Teramano. Il primo dei due nuovi filoni si riferisce a una vicenda legata a un contributo pubblico chiesto e ottenuto a Giulianova per una iniziativa immobiliare nell'ambito del quale, secondo l'accusa, ci sarebbero state sollecitazioni nei confronti di alti rappresentanti della Regione, a interessarsi della pratica in seno alla Sovrintendenza: sono indagati per corruzionein concorso con altri per un atto contrario ai doveri d'ufficio Giovanni Mosca, ingegnere, e Roberta Caralla, imprenditrice, proprietaria di un ristorante nel centro giuliese. I fatti risalgono al luglio del 2015 a Giulianova. Nel secondo è indagato il noto imprenditore teramano Sabatino Cantagalli, per una vicenda risalente al 2006 a Teramo: in quel periodo lo stesso era impegnato nella realizzazione del nuovo stadio di Teramo e del confinante centro commerciale Gran Sasso. Intanto si dovrebbero svolgere oggi gli interrogatori di alcuni degli indagati, tutti aquilani, per il contestato appalto per la ricostruzione di palazzo Centi, ex sede della giunta regionale danneggiata dal terremoto del 2009.

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