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Pescara, 24/07/2024
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Data: 25/02/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Appalti, spunta la talpa carabiniere trasferito dopo una fuga di notizie

L'AQUILA L'inchiesta della Procura dell'Aquila su una serie di appalti riferibili alla Giunta regionale, con indagato lo stesso governatore Luciano D'Alfonso, riserva un nuovo colpo di scena: l'esistenza di una talpa all'interno del Palazzo di giustizia. Un decreto di trasferimento è già stato firmato e notificato a un carabiniere. Militare che non sarebbe direttamente coinvolto nella delicata indagine, ma che potrebbe non aver tutelato il segreto dell'attività dei colleghi del Noe, diretti dal procuratore capo Michele Renzo e dal Pm Antonietta Picardi. Al momento non è dato sapere se il militare abbia diffuso notizie relative all'inchiesta su assessori e dirigenti della Regione, ma una cosa è certa che l'allontanamento della talpa nel giro di poche ore in un momento temporale in cui a cadenza quasi giornaliera l'inchiesta sulla Regione riserva novità, rafforza questa ipotesi. Secondo gli investigatori, il sospetto avrebbe passato informazioni a un ex carabiniere e a un imprenditore.

LE DIFESE Intanto ieri si sono svolti i primi interrogatori, con due indagati che sostanzialmente hanno rigettato le accuse. Il primo ad essere interrogato è stato l'imprenditore Mauro Pellegrini, contitolare dell'azienda di costruzioni Dipe. Accompagnato dall'avvocato Massimo Carosi, Pellegrini ha risposto per circa un'ora alle domande degli inquirenti. «Abbiamo rigettato ogni addebito dando spiegazione di due, tre intercettazioni telefoniche che ci riguardano. Non c'è una contestazione specifica dice Carosi abbiamo spiegato come le telefonate, a nostro giudizio, vadano interpretate dagli investigatori. Si parlava della gara e alcune espressioni sono state oggetto tale da destare l'attenzione della Procura». L'imprenditore, accusato di induzione indebita, è coinvolto nel filone legato alla gara per la ricostruzione di Palazzo Centi, sede della giunta regionale all'Aquila, seriamente danneggiata dal terremoto del 6 aprile 2009. È accusato di aver affidato l'incarico della progettazione relativo all'appalto all'architetto Giancarlo Di Vincenzo, in cambio dell'interessamento sull'esito della commessa da 13 milioni di euro nei confronti dei vertici regionali da parte dell'ex alto dirigente del Mibact Abruzzo ora in pensione, Berardino Di Vincenzo, padre di Giancarlo, e consulente senza emolumenti del presidente della Regione D'Alfonso. «Con Giancarlo Di Vincenzo ha detto sempre Carosi c'era un regolare contratto. Attorno a lui c'era un gruppo di tecnici, altri otto professionisti. La Commissione aggiudicatrice è stata nominata, ma nessuno lo sapeva, quindi come si può sostenere di avere la possibilità di manovrare una gara quando non si sapeva come sarebbe stata formata la commissione? Impossibile, è un mero sospetto».
Dopo è stato interrogato lo stesso Giancarlo Di Vincenzo, assistito da Emilio Bafile. «Le accuse della Procura ha detto l'avvocato sono a nostro avviso infondate, ci sono delle interpretazioni su certe situazioni che vanno chiarite e l'interrogatorio è uno strumento che serve a chiarire. Sarà nostra intenzione spiegare in ordine a ciascuna contestazione». L'interrogatorio di Giancarlo Di Vincenzo proseguirà lunedì pomeriggio.


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