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Data: 25/02/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Primarie, il 30 aprile la sfida alle urne. Data approvata dalla direzione dopo un lungo braccio di ferro. Fassino: «Chiuso il dibattito su elezioni politiche a giugno»

ROMA Il nuovo segretario del Pd sarà scelto il 30 aprile, nel ponte del primo maggio. Dopo un lungo braccio di ferro con i renziani che volevano fissare la data il 9 aprile (per non chiudere la finestra del voto a giugno) e gli uomini di Michele Emiliano, che proponevano primarie in estate, la direzione del Pd ha stabilito la nuova data quasi all’unanimità, 104 sì, 3 voti contrari e 2 astenuti. La mediazione operata da Lorenzo Guerini lascia scontenti soprattutto gli uomini più vicini a Michele Emiliano che chiedevano più tempo a disposizione per il loro candidato che ha deciso di sfidare Renzi per la segreteria Pd. E che ora già si concentrano su un altro paletto stabilito dalla direzione e che fissa al 28 febbraio l’ultimo giorno utile per prendere la tessera del Pd. Ma è accettata dall’altro sfidante, Andrea Orlando. Il 30 aprile? «Nelle condizioni date, è una scelta giusta», ammette il ministro della Giustizia. Secondo Orlando, «con le primarie a maggio si sarebbe arrivati troppo a ridosso delle amministrative». E già perché Lorenzo Guerini, il vicesegretario del Pd che sta trattando per conto di Renzi le regole di primarie e congresso, ha insistito molto sulla necessità di arrivare alle amministrative con un segretario regolarmente in carica, anche per evitare possibili problemi sul simbolo del Pd con l’ala scissionista. Soddisfatto è anche Renzi. «Visto? Non c’è stata alcuna forzatura, il congresso durerà un mese e più», ha detto l’ex premier che ha seguito l’ennesima querelle interna rientrando dalla California. «Nessuno parli di congresso lampo: dal giorno dell’approvazione del regolamento alla primarie ci sono 66 giorni, nel 2013 erano 71, siamo in linea con i tempi del 2013», spiega anche Guerini. Ma Gianni Cuperlo vota contro e fa mettere a verbale: «È l’ennesimo errore». Per presentare le candidature a segretario ci sarà tempo fino alle 18 del 6 marzo. I gazebo per le primarie saranno aperti dalle 8 alle 20 del 30 aprile. Potranno votare tutti coloro che si dichiarano elettori del Pd, versando una quota di 2 euro. Con la scelta del 30 aprile potrebbe essere tramontata l’ipotesi del voto a giugno. Almeno così assicura Piero Fassino. Siccome le procedure per attivare il voto sono almeno 45 giorni, ragiona, «non ritengo che si verificherà una crisi di governo mentre noi stiamo facendo il congresso», dice l’ex segretario Ds. In realtà i tempi tecnici ci sarebbero ancora, correggono però i renziani di stretta osservanza, il congresso non c’entra con il voto. Ma il M5S parte all’attacco. «Il Pd ha appena annunciato le #primarieperlapensione il 30 aprile impedendo il voto a giugno per arrivare a settembre. Miserabili», scrive Luigi Di Maio, alludendo alla data con la quale i parlamentari neo eletti incasseranno la pensione. L’accusa è subito rispedita al mittente da Orfini che ironizza sulle primarie pentastellate gestite da una Srl, la Casaleggio associati. Renzi riapparirà nel fin settimana in tv ospite di Fabio Fazio, Intanto, Andrea Orlando punzecchia lo sfidante e dice no alla coincidenza tra segretario e premier. Intanto oggi Roberto Speranza, Enrico Rossi e Arturo Scotto, che con la benedizione di Massimo D’Alema e Pier Luigi Bersani, lanceranno a Roma il nuovo soggetto di centrosinistra, che dovrà essere un po’ di lotta e un po’ di governo, e che mira a unire le forze della sinistra pur partendo da una doppia scissione, dal Pd e da Si. Una sfida, dunque, che da lunedì dovrà misurarsi anche con la realtà parlamentare. L’equilibrio entro cui dovrà muoversi il nuovo soggetto è stato sintetizzato da Rossi: la «cosa nuova di centro-sinistra» mira ad «allargare l’area del centrosinistra», ma «poi con Renzi bisognerà dialogare, con il Pd continueremo ad avere un confronto di merito, di carattere programmatico», anche perché si punta a far durare il governo fino a febbraio 2016. Anche i 17 deputati che sono usciti da Si assieme ad Arturo Scotto, che finora hanno votato contro il governo Gentiloni, puntano alla fine naturale della legislatura. Da chiarire sarà l’atteggiamento su alcuni provvedimenti in Parlamento come quello sui voucher: il Pd punta a portare avanti il ddl Damiano per riformarli così da evitare il referendum, mentre la Cgil chiede di svolgere la consultazione. Come si schiererà il nuovo soggetto? Il nuovo soggetto potrebbe chiamarsi Dp, democratici progressisti. I gruppi parlamentari dovrebbero essere formalizzati la prossima settimana sono comunque consistenti: 12-13 senatori e 37 deputati, di cui, appunto, 17 ex Si. Un invito al dialogo con il Pd arriva anche da Massimo D’Alema: «Con Orlando segretario del Pd si potrebbe riaprire il dialogo, sarebbe sicuramente un grosso passo avanti», dice.

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