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Data: 26/02/2017
Testata giornalistica: Il Centro
L’Abruzzo si mobilita - La protesta dei sindaci diventa regionale. Manifestazione giovedì a Roma davanti a Montecitorio. Partita da Teramo, hanno aderito Chieti e i comuni dell’Aquilano.

TERAMO Non sarà solo teramana. La grande manifestazione, in programma giovedì prossimo davanti a Montecitorio, contro l'ultimo decreto del governo sull'emergenza avrà un respiro più ampio, regionale. Ad allargare il fronte della mobilitazione per sollecitare misure più consistenti a sostegno delle popolazioni colpite da terremoto e maltempo è Luciano Lapenna, sindaco di Vasto e presidente abruzzese dell’Anci, l’associazione dei comuni. «Aderiamo con convinzione a questa importante iniziativa in spirito di piena solidarietà con il territorio teramano che ha maggiormente risentito della situazione drammatica degli ultimi mesi», ha detto in un incontro che si è svolto ieri a Teramo, nella sede provvisoria del municipio, «l’auspicio è che partecipino anche altre province e comuni anche perché parte dei problemi riguardano tutto il territorio della regione». Anche se non era presente alla riunione anche il sindaco di Chieti Umberto Di Primio ha assicurato il suo appoggio: «Sarò a Roma il 2 marzo sia in veste di vice presidente dell’Anci sia, e soprattutto, come sindaco di Chieti. Perché i provvedimenti varati dal governo danno risposte insufficienti all’emergenza terremoto e nessuna all’emergenza maltempo. Governo nazionale e regionale continuano a chiederci stime dei danni, ma il problema è che noi abbiamo bisogno immediatamente di fondi per pagare i lavori che già abbiamo dovuto effettuare». In ballo c'è il risarcimento degli ingenti danni provocati dall’eccezionale nevicata di metà gennaio a cui non si fa alcun riferimento nel decreto contestato. «La mobilitazione andrà oltre l'iniziativa di giovedì, continuerà nei prossimi mesi», assicura Lapenna, «non ci fermeremo di fronte alla sordità del governo». Segnali positivi, a detta del presidente dell'Anci Abruzzo, arriveranno con l’imminente emissione dell’ordinanza della Protezione civile che indicherà gli adempimenti per le richieste di risarcimento dei danneggiamenti dovuti al maltempo. Lapenna accoglie con piacere anche l’annuncio da parte del premier Paolo Gentiloni di un prossimo decreto dedicato al ripristino della viabilità minore, ma i motivi di insoddisfazione che spingono alla protesta di giovedì restano intatti. «Il decreto è insufficiente, non dà risposte che permetteranno al nostro territorio di risollevarsi», ribadisce il sindaco di Teramo Maurizio Brucchi, che incassa con soddisfazione l’appoggio dell'associazione dei comuni abruzzesi. Il primo cittadino teramano fa anche riferimento alla recente audizione in commissione ambiente della Camera sul blackout elettrico. «Secondo l’authority per l’energia non è successo nulla di eccezionale», tiene a evidenziare, «ma abbiamo chiarito che invece i problemi sono stati enormi, con zone rimaste senza luce per quattordici giorni, e che un semplice rimborso di cento euro in bolletta ci fa sorridere: servono indennizzi consistenti per i danni diretti e indiretti». Lo stesso discorso vale per la prolungata emergenza innescata dagli sciami sismici. «Si sta mobilitando un mondo», assicura Brucchi, «parteciperanno sindacati, associazioni di commercianti e categoria produttive: in città ci sarà una serrata dei negozi». La protesta mirerà anche all’ampliamento del cratere. «È impensabile che tutti i comuni di una fascia centrali restino esclusi», conclude il sindaco teramano. Rispetto e solidarietà nei confronti delle zone più colpite dal sisma sono manifestati dal sindaco di Guardiagrele Simone Dal Pozzo, portavoce dei comuni bersagliati dall'ondata di maltempo e vittime della prolungata assenza di corrente elettrica. «La responsabilità dell'Enel è non aver portato avanti un piano di investimenti sulle infrastrutture che evitasse questi problemi», osserva, «l'Abruzzo ne ha risentito in modo quasi esclusivo, in altre regioni le conseguenze sono state molto meno gravi». L’eccezionalità e l’imprevedibilità dell’evento dunque non giustificano i disservizi drammatici registrati a seguito della nevicata, per quanto copiosa. «L’Enel non può invocare una causa si forza maggiore se ha contribuito a creare il problema come chiarisce anche l’authority», fa rilevare Dal Pozzo, «è arrivato il momento di sostituire di pali di legno che portano la corrente e cadono al minimo soffio di vento perché non sono neppure fissati nel terreno». Anche la precarietà del patrimonio di edilizia scolastica è diffusa sul territorio regionale. «Per far prevenzione c’è bisogno di mettere in sicurezza le strutture, ma servono risorse», conclude Dal Pozzo, «ai sindaci non si può lasciare la patata bollente di decidere quale grado di vulnerabilità sismica e sufficiente per tenere aperto una scuola».

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