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Data: 27/02/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Costi della politica - Vitalizi, i 10 ddl per abolirli congelati dai veti incrociati

ROMA Vicine o lontane che siano le elezioni, la politica è già in campagna elettorale e cominciano ad emergere polemiche e scontri al calor bianco su temi simbolici sul piano della propaganda anche se inconsistenti sul piano tecnico.
E qual è il simbolo più gettonato dello scontro politico degli ultimi anni? Manco a dirlo: il vitalizio.
Ecco dunque puntuale l'offensiva roboante dei 5Stelle che fanno sapere a destra e sinistra di stare per presentare un disegno di legge per azzerare i vitalizi dei parlamentari. Ed ecco che il Pd replica punto per punto per ribadire d'aver presentato fin dal 2015, in particolare uno a firma del renziano Matteo Richetti, disegni di legge per l'abolizione dei vitalizi. Con quelle di altri partiti e di singoli deputati le proposte anti-vitalizi sono ormai una decina.
Sui social e in tivvù, comunque, Pd e M5S sfidano l'avversario a votare la propria legge. Legge che peraltro non è all'ordine del giorno della Commissione Affari Costituzionale.
La baruffa si sta sviluppando senza che nessuno ricordi che i vitalizi sono già stati abrogati di fatto. Il primo gennaio 2012, infatti, sulla base di una proposta del governo Monti che aveva bruscamente alzato l'età pensionabile degli italiani, fu accettata dagli allora presidenti delle Camere Gianfranco Fini e Renato Schifani, l'eliminazione dei vitalizi a partire da quel momento.
Dal 2012 deputati e senatori versano regolari contributi e, come tutti i lavoratori italiani, si vedono calcolare la pensione (del vitalizio resta solo il nome) con il sistema contributivo. Da oltre 5 anni le regole prevedono che i deputati e i senatori ricevano la pensione quando compiono 65 anni, se hanno alle spalle una sola legislatura, o a 60 anni se ne hanno due, ovvero se possono contare su 10 anni di contributi.
Proprio la possibilità di ricevere la pensione a 60 anni anche con meno di 20 anni di contributi e modestissimi vantaggi sul piano dei coefficienti di calcolo per coloro che riscuoteranno la rendita dopo i 65 anni costituiscono gli unici privilegi residui dei parlamentari. Norme che possono infastidire ma si tratta di quisquiglie rispetto alle condizioni in vigore in passato che hanno persino consentito a persone elette anche solo per pochi giorni di ricevere per decenni vitalizi di migliaia di euro.

I CONTI EFFETTIVI Non solo. Se si vanno a analizzare i bilanci di Montecitorio e Palazzo Madama si scopre che entrambe le Camere versano molto più per le pensioni dei loro dipendenti (circa 250 milioni per Montecitorio) che per i vitalizi dei politici (circa 150 milioni).
Ma veniamo alle proposte dei partiti. Quella dei 5Stelle, stando a indiscrezioni poiché il testo non è ancora disponibile, dovrebbe prevedere il passaggio dei contributi versati dai parlamentari dall'apposito fondo della Camera e del Senato all'Inps o agli altri enti previdenziali (Inpgi se giornalista e così via). Per evitare che le Camere vadano in crisi di liquidità non ricevendo più i contributi dei parlamentari in carica i 5Stelle stanno pensando di proporre una fase di passaggio.
Nella sostanza si tratta di una proposta analoga a quella depositata oltre due anni fa da Matteo Richetti a nome del Pd. La proposta Richetti prevede la nascita di un fondo di tutti i politici (compresi i consiglieri regionali) presso l'Inps, con sistemi di calcolo ed età pensionabile fotocopiata dalle regole che già ora valgono per tutti gli italiani.
La proposta Richetti eliminerebbe anche una ingiustizia che paradossalmente colpisce i politici giovani. Le regole attuali infatti prevedono che i parlamentari che non versano contributi per almeno 4-anni-sei-mesi-e-un-giorno li perdono. E' il rischio che - in caso di elezioni politiche anticipate - corrono circa 400 fra deputati e senatori italiani alla prima legislatura che negli ultimi anni hanno versato - dai propri stipendi - circa 40.000 euro a testa nelle casse delle Camere. Se questi soldi venissero spostati nell'Inps potrebbero - com'è possibile fare per tutti i lavoratori - essere sommati ad altri contributi e determinare un'unica pensione finale.

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