ROMA Nel '94 il punto di riferimento di FI erano soprattutto le partite Iva, i liberi professionisti. «Ora abbiamo una nuova missione, la nostra vocazione deve essere un'altra: bisogna proteggere i più deboli». Berlusconi ha in mente una vera e propria rivoluzione copernicana. Un welfare 2.0 targato Forza Italia da spendere per le prossime elezioni. Il progetto base è un piano Marshall per le famiglie. Dai costi elevatissimi. Risorse che potranno arrivare attraverso la riduzione della spesa improduttiva, una redistribuzione delle risorse e dei costi dello Stato e pretendendo aiuti concreti da Bruxelles. Qualora non bastasse l'ex premier ha anche aperto, ragionando con i suoi, ad una eventuale misura eccezionale. Nessuna patrimoniale ma spiegano fonti parlamentari FI - eventualmente un contributo di solidarietà da parte dei ceti più abbienti, misura che sarebbe una tantum, anche per la contrarietà della Corte Costituzionale a interventi di natura strutturale. E sta valutando viene riferito «il superamento del modello universalistico della sanità»: costi zero per le fasce povere e costi crescenti in base al reddito per i più ricchi, fino al pagamento totale del ticket con l'implementazione, per chi se lo può permettere, dell'assistenza parallela a quella pubblica, attraverso la facilitazione di assicurazioni sanitarie.
10 MILIARDI Si parte da un assunto che il Cavaliere ripete ad ogni suo interlocutore: «In Italia ci sono 15 milioni di poveri. Le famiglie povere sono quasi 5 milioni, va pensato un sostegno ai nuclei familiari, piuttosto che alle persone». E' la versione azzurra del reddito di cittadinanza grillino. Il piano M5S costa 18 miliardi, quello ideato dall'ex premier circa una decina. Si tratta di individuare una soglia di povertà, al di sotto della quale non è possibile la sopravvivenza, attraverso lo strumento dell'Isee. Lo Stato interverrebbe integrando il reddito del componente della famiglia che lavora oppure attraverso un assegno per i disoccupati ma allo stesso tempo creando le condizioni per un impiego. «Si tratta di venire incontro dice Pianetta, responsabile nazionale seniores del partito a chi è più indietro. Occorre pensare ad un modello diverso di società; magari anche ridurre il numero delle ore di lavoro, ma innescare processi innovativi per creare occupazione».
PENSIONI MINIME A MILLE EURO Attenzione innanzitutto ai pensionati e quindi pensioni minime a mille euro per 13 mensilità. Sostegno mirato per i giovani in cerca di lavoro. «Un assegno Erasmus» per chi è costretto a cercare un impiego fuori dall'Italia. Un «grande piano casa»: intanto nessuna forma di tassazione sul «bene primario». Poi un monitoraggio dei piani regolatori delle città per favorire l'housing sociale. Ovvero la destinazione di case già esistenti a prezzi di vendita agevolati per le nuove coppie o favorire affitti calmierati. E creare appunto aree urbane per stimolare il fenomeno dell'edilizia agevolata per le fasce più deboli. In cantiere c'è inoltre un piano per l'infanzia: un assegno per chi ha tre figli, la costruzione di ludoteche, asili nido, agevolazioni per l'acquisto dei pannolini, la costruzione di case famiglie.
«La crisi morde e ha impoverito il ceto medio», è il mantra del Cavaliere. Ecco perché l'ex premier ritiene necessario alzare gli stipendi per il pubblico impiego, per esempio per gli insegnanti. Nel programma di Berlusconi grande spazio trova il capitolo sanità: si insiste sulla tesi dei costi standard, un criterio che l'ex premier Renzi aveva inserito in Costituzione. Ma per abbattere la spesa sanitaria il Cavaliere pensa che sia arrivato il momento di cambiare metodo: chi ha di più paghi l'assistenza sanitaria. Anche per favorire poi l'incremento dell'assistenza domiciliare e far sì che ci siano più posti e più cure negli ospedali per i malati cronici.
DIRITTO ALLA PROTEINA Un pensiero anche ai più piccoli: l'ex premier parla di «diritto dei bambini alla proteina», ovvero ad avere nella loro dieta settimanale la giusta dose di proteine.
Il fulcro della ricetta berlusconiana resta in ogni caso la riduzione delle aliquote (pensare anche ad un'aliquota unica). Ma oltre alla necessità di alleggerire il peso fiscale l'ex premier pensa sempre ad una moneta parallela all'euro. «Così si può provvedere ha spiegato ieri in un'intervista tv - a tutti i pagamenti dello Stato per aiutare chi è rimasto indietro». Con un'inflazione alta aumenta il potere d'acquisto delle famiglie, ha sottolineato con i suoi l'ex premier ricordando l'esempio delle politiche del premier giapponese Abe.
Il Cavaliere: dopo di me, Zaia Ma il governatore non ci sta
ROMA «Salvini sa benissimo di non poter fare il candidato. Se ne faccia una ragione». Berlusconi ieri si è sfogato con i suoi quando ha visto la reazione del giovane Matteo alla sua proposta di unire il centrodestra. Il Cavaliere in un'intervista tv ha detto di veder bene la candidatura di Zaia, «si sta comportando molto bene». In realtà ha fatto una premessa non da poco: «Se Berlusconi non potrà tornare in campo, il centrodestra dovrà trovare qualcuno al suo interno». Perché l'obiettivo dell'ex presidente del Consiglio è quello di restare eccome nell'arena. Di riavere i galloni del capitano, «mi dicono così ha cominciato di nuovo a spandere ottimismo che la sentenza di Strasburgo può arrivare anche a luglio».
BOSSI AD ARCORE L'ex premier ad Arcore continua ad ospitare spesso Bossi e a parlare con altri big del Carroccio. Ai suoi ripete che i vari Maroni, Giorgetti e Stucchi, vedrebbero di buon occhio la candidatura del governatore del Veneto. Da qui la proposta di convergere su Zaia «o qualcun altro in grado di emergere e convincere tutti». Un invito che dalle parti di via Bellerio è stato accolto come una vera e propria provocazione. Zaia si è presentato in conferenza stampa con Salvini e Maroni. Per fornire un immagine di compattezza del partito. «Amministrare una Regione ha risposto - non è una questione semplice ma di impegno quotidiano e di credibilità. La mia candidatura? Una manfrina, per quanto riguarda la Lega abbiamo già un nome, Salvini». Al termine del Consiglio federale che ha sancito un nuovo passo verso la rottura con il Cavaliere il leader della Lega è insorto contro i tentativi di «dividerci»: «Se qualcuno pensa di mettere zizzania nella Lega facendo nomi ha sbagliato a capire perché a differenza degli altri noi siamo una squadra».
Un avvertimento all'ex presidente del Consiglio e a chi cerca di entrare nell'altro campo per sparigliare le carte. Perché Berlusconi e la pensa così soprattutto Gianni Letta continua a ritenere l'erede di Bossi come un interlocutore poco affidabile. I big azzurri ritengono che quella di Berlusconi sia una manovra per rispondere al dialogo Salvini-Toti. Una tattica per cercare di indebolire il segretario del Carroccio in vista di un congresso che, insistono soprattutto Bossi e i suoi, andrà organizzato prima delle elezioni Politiche. Berlusconi non vuole però aprire il fuoco contro un suo possibile alleato. Il suo avversario è Renzi. «Avete visto ha chiesto ai suoi commentando l'ultima apparizione dell'ex segretario dem in tv come si è imbolsito? E' tornato dalla California e si è messo a parlare di D'Alema».
MALESSERE AZZURRO Ma prima o poi l'ex presidente del Consiglio dovrà affrontare anche il malessere interno al partito per il suo ostracismo alle primarie e all'ipotesi di un listone alle Politiche o addirittura alle amministrative. «Niente alchimie e operazioni di palazzo. Parliamo di programmi, non del solito teatrino della politica», il suo ragionamento. E' innervosito non solo percheé c'è l'ala sovranista azzurra, capitanata da Toti, che spinge per un chiarimento politico e insiste per le primarie. E' deluso, viene spiegato, soprattutto dal fatto che chi doveva versare le quote spettanti e il termine per rientrare è scaduto ieri non lo ha fatto. Da qui la possibilità a breve di provvedimenti a carico degli inadempienti.
L'ex premier pensa sempre di più di aprire il partito, di allargarlo a giovani leve e a imprenditori di successo. Destinando loro il 40% dei posti di capilista. Si fanno i nomi del vicepresidente di Confindustria giovani, Ferri, dell'ex presidente di viale Astronomia, Squinzi, e del presidente di Confcommercio, Sangalli. Ma anche l'operazione restayling rischia di essere osteggiata dal gruppo dirigente. In ogni caso la vera battaglia sotto traccia resta con quell'ala del partito che invece del simbolo di FI vorrebbe andare alle urne con un contenitore unico. Sempre più concreta la possibilità che al dunque, anche per i rapporti sempre più logori tra Berlusconi e Salvini, si vada verso una scissione.