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Data: 01/03/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Welfare d'oro della Giunta regionale trecentomila euro per i dipendenti

L'AQUILA Veleni sullo stanziamento di un contributo di 300 mila euro destinato ai dipendenti della giunta regionale per attività socio assistenziali. Ieri un articolo di stampa ha bollato la decisione come un regalo alla «Casta d'Abruzzo», ovvero misure «a sbafo» destinate a pochi fortunati. Secca le replica del capo di Gabinetto del presidente Luciano D'Alfonso, Fabrizio Bernardini: «In attuazione di una specifica legge ha spiegato la Regione ogni anno stanzia su un apposito capitolo di bilancio una somma, circa 300 mila euro, destinata ad attività socio assistenziali in favore di tutti, e sottolineo tutti, i dipendenti della giunta regionale. È una misura in vigore da circa vent'anni, non certo un'invenzione di D'Alfonso, che non c'entra assolutamente nulla».
Secondo Bernardini «l'attuazione della legge passa per una complessa contrattazione con i sindacati che porta alla definizione, a monte, dei criteri di assegnazione dei fondi. Vengono stilate graduatorie a seconda del tipo di intervento, con un tetto di centomila euro di reddito al di sopra del quale non è consentito l'accesso. Il che esclude, automaticamente, tutti i dirigenti. È una misura di cosiddetto welfare aziendale che trova origine in un presupposto normativo costantemente applicato negli anni».
Il programma è stato deliberato il 2 febbraio scorso. Prevede, nello specifico, che i contributi vadano ai dipendenti a tempo indeterminato in servizio nel comparto della giunta regionale (quindi diverso dal Consiglio) e ai pensionati da non più di tre anni. Si parla di spese sanitarie (per le quali vengono previsti rimborsi anche per viaggi, vitto e alloggio), culturali (per esempio l'acquisto dei libri di testo scolastici), di svago (è possibile ottenere fino alla metà di abbonamenti teatrali, musicali, sportivi).
«Quando qualche presidente ha posto dei dubbi spiega Bernardini si è creato l'effetto contrario, c'è chi si è rivolto alla stampa. Soprattutto non c'è nessun criterio che possa fare riferimento agli organi di staff del presidente, assessori o collaboratori. Si parla di una platea di possibile fruitori di 1.500 persone, diversa dalle 120 in forza al Consiglio. Nessuna casta: oserei dire che è una misura per i meno fortunati, destinata a chi ha l'unico lavoro in famiglia, con un reddito non eclatante, con criteri predeterminati oggettivi e con lo scopo di affrontare piccole spese. Si tratta di una delibera che ha una gestazione non facile: si trascorrono almeno un paio di mesi a contrattare con i sindacati».

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