ROMA E' la perquisizione nell'abitazione del giovane imprenditore toscano Carlo Russo a far fare all'operazione di ieri, che ha portato anche all'arresto del noto imprenditore Alfredo Romeo, il vero salto di qualità. Perché nell'atto notificato dai carabinieri del Noe si parla esplicitamente del ruolo di Tiziano Renzi, padre dell'ex premier. Di più. Le carte delle procure di Roma e Napoli dicono che papà Renzi avrebbe messo a disposizione di Romeo le sue «relazioni»: «Alfredo Romeo, previo concerto con Bocchino, si sarebbe accordato con Carlo Russo (a fronte di ingenti somme di denaro promesse) affinché questi, utilizzando le proprie relazioni (di cui vi è prova diretta) le relazioni di Tiziano Renzi». Russo e Renzi senior sono indagati per traffico di influenze perché «si facevano promettere indebitamente utilità a contenuto economico, consistenti nell'erogazione di somme di denaro mensili, come compenso per la loro mediazione verso Marroni (Luigi, ad di Consip), in relazione allo svolgimento delle suddette gare». Accuse pesanti, alle quali Tiziano Renzi, atteso domani dai pm romani, risponde secco: «Nessuno mi ha mai promesso soldi, né io ho chiesto alcunché. Gli unici soldi che spero di ottenere sono quelli del risarcimento danni per gli attacchi vergognosi che ho dovuto subire in questi mesi. Sono contento del fatto che il 16 marzo finalmente inizieranno i processi contro chi mi ha diffamato».
IL «PROTOTIPATORE»
L'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Alfredo Romeo, per una corruzione complessiva di 100mila euro, parla del sistema messo in piedi dall'imprenditore talmente noto nel settore del facility managment che ieri, mentre i pm lo arrestavano, i suoi impiegati si occupavano di manutenzione e pulizia del palazzo di giustizia romano. Un meccanismo capace di ottenere l'appoggio dell'«alta politica» grazie, soprattutto a due figure. Il «facilitatore» e confidente per eccellenza Italo Bocchino, ben introdotto negli ambienti della politica, e il «prototipatore» Marco Gasparri, membro dell'ufficio gare di Consip.
LA CONFESSIONE
Gasparri, che dopo aver accettato dazioni per anni da dicembre è diventato la gola profonda delle inchieste di Roma e Napoli, era in grado di «creare gare e bandi» fatti a misura delle richieste di Romeo o di rivedere le sue proposte perché fossero ritagliate sulle richieste di Consip. Accetta cinquemila euro a ridosso del Natale 2012, ma quando prende posto nell'ufficio gare, nel 2014, le dazioni diventano una sorta di stipendio mensile, di importo variabile per un ammontare complessivo di 100mila euro. Romeo avrebbe «venduto la sua funzione» di pubblico ufficiale all'imprenditore napoletano Alfredo Romeo, interessato a piazzarsi bene nella gara più ghiotta d'Europa, la FM4 da 2,7 miliardi, ancora in corso. Più di ogni altra cosa, si legge nell'ordinanza, gli interessava vicende l'appalto del primo municipio della capitale, quello che affida la gestione di tutti i palazzi della politica romana. Dopo le prime perquisizioni, Gasparri, assistito dall'avvocato Alessandro Diddi, decide di parlare con i pm e denuncia anche come lo stesso Romeo gli abbia proposto di concordare una versione di comodo. E' Gasparri a spiegare come Romeo ad un certo punto gli abbia confermato di essere arrivato ad ottenere il giusto contatto con i vertici di Consip, e a raccontare che questi, preoccupato per l'indagine usava i «pizzini» per concordare le tangenti da pagare «perché era convinto che il proprio cellulare fosse intercettato ma l'ufficio fosse pulito». Ma oltre alle parole di Gasparri, contro Romeo ci sono anche intercettazioni ambientali, telefoniche, sequestri e perquisizioni, oltre ad una segnalazione arrivata in procura da parte di Anac che aveva ispezionato Consip proprio dopo la gara Fm3 ed Fm4. Romeo parlava della sua attività corruttiva all'interno di Consip come una forma di «legittima difesa» alla luce di «analoghe modalità» adottate dai suoi concorrenti. Ma la su lotta, scrive il gip romano Gaspare Sturzo, era combattuta «a suon di tangenti». Dalle indagini, scrive il gip, è emerso un «gravissimo quadro di possibile infiltrazione criminale in Consip, almeno quanto ad alcune gare».
GLI INCONTRI
Agli atti dell'inchiesta, però, ci sono anche le pesanti accuse nei confronti di Tiziano Renzi. I carabineri del Noe hanno rintracciato in una discarica il pizzino in cui Romeo, parlando con Carlo Russo avrebbe quantificato in «30mila euro» i soldi da dare a «T». Ma le intercettazioni dimostrano che Tiziano Renzi ha incontrato più volte, nel corso del 2016, proprio l'ad di Consip Luigi Marroni. E che avrebbe visto anche lo stesso imprenditore Romeo. Tutti episodi che i pm Paolo Ielo e Mario Palazzi gli chiederanno di chiarire domani mattina.