Quando in piazza Montecitorio risuonano le parole di Ennio Flaiano piuttosto che quelle di Trilussa, quando le note del ddù botte sostituiscono quelle di qualche stornellata romana, allora si compie un piccolo miracolo. E una comunità altrettanto piccola, e forse anche debole, ritrova la propria identità. Ecco, il valore intrinseco della manifestazione dei 1.800 teramani a Roma è stato proprio questo. Tanti teramani, arrivati dagli angoli più sperduti della provincia, hanno sfilato da piazza Venezia fino a piazza Montecitorio per far sentire la propria voce, il proprio dissenso, a un governo che non ha capito la portata di quanto accaduto a gennaio in Abruzzo e in provincia di Teramo in particolare. E se il Teramano è stato il territorio più colpito dal terribile cocktail di neve e terremoto, anche il resto d’Abruzzo ha sofferto. Non a caso ieri, accanto agli amministratori e ai cittadini teramani c’era anche una folta delegazione di amministratori di Chieti, Pescara e L’Aquila. Insomma, ieri si è parlato abruzzese nel cuore di Roma. Decine di sindaci con la fascia tricolore, i presidenti di tre Province, e poi consiglieri regionali – tutti presenti i teramani – l’assessore regionale teramano Dino Pepe, i parlamentari abruzzesi – tutti i teramani, ma anche quelli di altre province, da Antonio Razzi a Paola Pelino a Stefania Pezzopane, solo per citarne alcuni – ma soprattutto tanti, tantissima gente comune. E con la schiettezza quasi rude dell’abruzzese quando chiedi a una persona in là con gli anni come mai si è sobbarcata la fatica di arrivare fino a Roma a sfilare, la risposta non può essere che: «Uh, ji sò di Munturie». Tre parole in cui è racchiusa la paura per le scosse di terremoto, che a Montorio si sono sentite davvero, per la neve che ha isolato il paese per giorni, peraltro senza luce. Per la spada di Damocle di quella diga di Campotosto che a Montorio è proprio vicina. E anche un po’ l’orgoglio della gente della montagna abruzzese. Poi ti giri e vedi Grazia Scuccimarra, attrice e argutissima comica che pur vivendo a Roma ha mantenuto forte il legame con la sua Teramo dove ormai tanti anni fa è stata anche consigliera comunale. La saluti e osservi che certo, lei non poteva mancare. «Beh, sì ho voluto esserci, anche se penso che serva a poco. Però la speranza rimane ed eccomi qui», risponde. Altro esempio di concretezza abruzzese. Concretezza ma anche creatività. Un corteo sui generis, infatti, in cui certamente c’erano cartelli, slogan e fischietti. Slogan da cui traspariva la rabbia di un popolo martoriato da calamità naturali a dir poco sottovalutate dal governo. “Le frane fanno meno paura della vostra indifferenza” è un messaggio inequivocabile. O anche lo striscione di Castelli: “Burocrazia e incapacità: state uccidendo cinque secoli di storia”. “Valle Siciliana: il salto del terremoto e del maltempo” ironizza sul’esclusione di alcuni comuni dal cratere sismico.. Confesercenti, Cna e Confcommercio – foltissima la rappresentanza di commercianti che ieri hanno chiuso le proprie attività – hanno invece sottolineato che “Se muore Teramo città, muore tutta la provincia” con tanto di fotografia di una bara. Ma accanto agli slogan c’è stato un altro tipo di comunicazione. Quella affidata all’arte, ad esempio ai testi di teatro scelti dagli Amici della Delfico – fra cui appunto la lettera di Flaiano sull’Abruzzo – recitati da Vincenzo Macedone di Spazio tre. Ma soprattutto colonna sonora di tutta la manifestazione, sin dalla mattina alle 8, alla partenza dei pullman, è stata “Teramani’s Karma” la cover di Francesco Gabbani riadattata dal giornalista Antonio D’Amore e dai musicisti Nicoletta Dale e Flavio Pistilli. Terremoto, neve, blackout, frane. «Ma questa è la mia terra non voglio abbandonarla, voglio ricostruirla» sulle note del motivetto molto orecchiabile è diventato l’impegno morale dei 1.800 manifestanti. E le drammatiche foto dei disastri causati da terremoto e neve, mostrate dall’associazione Teramo Nostra, davano l’idea di quanto accaduto. Anche se, a dire il vero, il sindaco di Chieti Umberto Di Primio ha fatto notare – anche in audizione a Montecitorio – che il corteo è stato fatto passare per stradine secondarie: «Non è bello venire a Roma a manifestare il disagio dell’Abruzzo e passare attraverso mercatini di povera gente che spostava la propria roba. Non credo si sia accorto nessuno della nostra protesta. E’ un elemento di non rispetto per le fasce che portiamo ed è un brutto campanello d’allarme sulla non consapevolezza che i territori d’Abruzzo oggi stanno vivendo». E non a caso un gruppo di manifestanti capeggiato da Di Primio ha scelto di uscire fuori dal percorso del corteo e sfilare lungo via del Corso fino a piazza Colonna dove sono stati fermati dalle forze dell’ordine. Dopo una trattativa, a patto che abbassassero gli striscioni hanno potuto raggiungere piazza Montecitorio sfilando praticamente davanti a Palazzo Chigi.
Il Governo promette aiuti «Continuiamo a incalzare»
Incontro a Palazzo Chigi con il sottosegretario De Micheli: c’è un’apertura su sospensione di tasse e tagli ai Comuni. Brucchi e Di Sabatino: cauto ottimismo
DALL’INVIATA A ROMA Il momento clou della manifestazione romana è stato l’incontro a Palazzo Chigi. Dopo un fugace intervento a Montecitorio, il sindaco di Teramo Maurizio Brucchi e il presidente della Provincia Renzo Di Sabatino si sono diretti nel vicino Palazzo Chigi, dove hanno incontrato – insieme ai parlamentari Federica Chiavaroli, Stefania Pezzopane, Giulio Sottanelli, Antonio Castricone, Vittoria D'Incecco, Paolo Tancredi – il sottosegretario al ministero dell’Economia e Finanza Paola De Micheli e il segretario alla presidenza del Consiglio Paolo Aquilani. Un incontro durato un’ora, a cui hanno preso parte, in un secondo momento, anche i presidenti della Province di Chieti e Pescara, Mario Pupillo e Antonio Di Marco. Il tenore della discussione e i risultati ottenuti erano ben visibili dalle espressioni più distese degli amministratori teramani all’uscita. La riunione è stata definita positiva da Di Sabatino, che ritiene che siano stati dati molti spiragli rispetto all’elenco di richieste teramane: «Una donna di governo attenta e precisa anche nell'indicarci l'agenda. Molto concretamente entro una settimana presenteremo sotto forma di emendamenti le richieste già approvate in assemblea dei sindaci. C'è un percorso parlamentare e tutti i passaggi andranno seguiti passo passo con estrema attenzione». La stessa valutazione, di cauto ottimismo, la dà Brucchi. Per l’ampliamento del cratere bisogna valutare gli aspetti tecnici. Ma l’impressione dei più è che ci siano buone speranze. «Per il rimborso dei tagli ai Comuni, ci è stato assicurato che saranno ripristinate le somme attingendo dal fondo di solidarietà e questa è una buona notizia», afferma Brucchi, «sui tributi il sottosegretario si è impegnato a lavorare sull’ipotesi di sospendere le tasse per 18 mesi e prevedere la restituzione in 10 anni. Per le imprese c’è la sospensione delle tasse fino a novembre, poi per pagarle possono prendere un mutuo senza interessi alla cassa depositi e prestiti. Sulle tasse comunali ci sarà un pacchetto che uscirà a breve e si vedrà se può contenere un fondo straordinario per consentire ai Comuni di ridurle». Sulle scuole si pensa a un piano di adeguamento sismico pluriennale, in base agli indici di vulnerabilità. Interessante anche il discorso sul “danno indiretto” (ad esempio il calo degli affari): c’è la disponibilità a valutarlo, ma si deve vedere a chi accordarlo. Di Matteo sottolinea che per i danni alle strade provinciali «De Micheli ha ribadito che le Province potrebbero predisporre e proporre all'Anas la individuazione delle strade provinciali su cui intervenire in funzione del trasferimento che il governo ha fatto all'Anas nella Finanziaria 2016». Discorso da intraprendere con la Regione per le strade comunali. «Quello di oggi», conclude Brucchi, «non è stato un incontro risolutivo, ma un primo tassello è stato messo. Il sottosegretario ha accettato di creare un tavolo permanente con noi amministatori per verificare l’attuazione di quanto ci siamo detti. Martedì con Di Sabatino saremo di nuovo a Roma per gli emendamenti».