La legge sulla concorrenza in discussione al Senato eliminerà il blocco al servizio dei bus low cost. Ma i sindacati delle auto bianche chiedono di rivedere la delega sui trasporti o non si siederanno al tavolo con il governo
ROMA - I bus low cost di Flixbus e la battaglia dei tassisti contro Uber e Mytaxi. Nel disegno di legge sulla Concorrenza, che la prossima settimana arriverà in aula al Senato, a tenere banco sono due temi all'incrocio tra trasporti e tecnologia. La novità di giovedì è che nel testo dovrebbe entrare una norma che cancellerà il blocco ai servizi dei bus low cost. Mentre si continua a discutere sulle parte che delega il governo a rivedere la normativa sul trasporto pubblico non di linea, base della legge che il ministro Delrio si è impegnato a scrivere entro un mese. I sindacati delle auto bianche hanno inviato una lettera al governo in cui chiedono di eliminare dal testo ogni riferimento alle "applicazioni web" come condizione per proseguire il tavolo delle trattative.
Partiamo da Flixbus. Giovedì i relatori della legge sulla Concorrenza al Senato, Salvatore Tomaselli (Pd) e Luigi Marino (Ap), hanno detto che la norma correggerà l'intervento contro i bus low cost inserito nel Milleproroghe. La norma prevede che ad essere autorizzate per operare sulle tratte inter regionali possano essere solo società che si occupano principalmente di trasporto. Di fatto un blocco per la tedesca Flixbus, piattaforma che non gestisce bus in prima persona ma si appoggia a società di trasporto terze. Blocco che aveva provocato proteste della stessa società, ma anche di diversi esponenti politici, spingendo il governo a impegnarsi per intervenire. Una marcia indietro che dunque dovrebbe arrivare già la prossima settimana quando il Ddl Concorrenza arriverà in aula al Senato, nel pacchetto di emendamenti che i relatori e il governo presenteranno insieme.
Un pacchetto che potrebbe anche accogliere, dicono sempre i relatori, parte delle "questioni poste dai tassisti". Qui però la questione è più dibattuta e l'attività delle lobby, su entrambi i fronti, frenetica. La prima versione della delega al governo per la riforma del trasporto, nata da un tavolo con i tassisti dello scorso anno, invitava infatti l'esecutivo a "regolare la concorrenza" e "adeguare l'offerta i più moderni standard tecnologici". Un testo che la discussione in commissione al Senato ha reso leggermente più spinto: la versione attuale parla di "promuovere la concorrenza" e fa esplicita menzione alle "nuove forme di mobilità che utilizzano piattaforme tecnologiche per l'interconnessione dei passeggeri". Il riferimento è ovviamente a due delle piattaforme spauracchio dei tassisti: Uber, che dà di fatto la possibilità agli Ncc di ricevere chiamate in tempo reale, ma anche Mytaxi, l'app di proprietà di Daimler attraverso cui è possibile prenotare un taxi senza passare dalle potentissime centrali, e che ha già centinaia di guidatori affiliati in Italia.
I sindacati dei tassisti chiedono ora con una lettera ai minstri Delrio e Calenda di tornare al testo originario della delega come condizione per proseguire il tavolo di trattativa nato dopo le proteste e inaugurato martedì. Ma una marcia indietro non sarebbe certo un grande messaggio "pro concorrenza", nel relativo testo di legge. In queste ore i tassisti stanno cercando, proprio in funzione anti app, una sponda con gli Ncc. Ma anche al loro interno le sigle delle auto gialle sono divise, considerato che molti esponenti della categoria vedono di buon grado la possibilità di ricevere prenotazioni attraverso una app come Mytaxi e liberarsi dall'onnipotenza (e relativi costi)
delle "vecchie" centrali. Il prossimo incontro del tavolo per la riforma del settore è previsto al ministero per la prossima settimana. Ma la trattativa, a questo punto, si annuncia in salita.