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Data: 03/03/2017
Testata giornalistica: Il Centro
D’Alfonso: corruzione? Ho aiutato un Comune e lo farei ancora. Se un sindaco mi rappresenta una questione amministrativa mi sento precettato

PESCARA Tutto parte da questa mail. «Abbiamo chiesto tramite il sito del ministero la verifica dell’interesse culturale di un palazzo antico di oltre 70 anni. L’architetto Ciofani ha già dato parere negativo al vincolo e il conseguente invio alla soprintendenza dell’Aquila poiché il bene deve essere alienato entro il 31 dicembre 2015. Abbiamo estrema urgenza del parere. La mancata alienazione comporta un rischio gravissimo per il bilancio dell’ente comune di Penne». Firmato Ennio Napoletano, vicesindaco. Il destinatario della mail, datata 29 dicembre 2015, è Claudio Ruffini, segretario particolare del presidente della Regione Luciano D’Alfonso. Riguarda la sdemanializzazione del palazzo che ospita anche il liceo scientifico e un fondaco affittato a un commerciante di piante. Il Comune vuole vendere il locale per fare cassa e rispettare così il patto di stabilità evitando il dissesto e tutto quello che si porta dietro: taglio di servizi e aumento di tasse. Ma la commissione delle Belle arti tarda a riunirsi e il sindaco, sulle spine (deve chiudere il bilancio due giorni dopo, il 31 dicembre), chiede l’intervento di D’Alfonso perché solleciti il parere. Cosa che D’Alfonso fa. Questa vicenda ha indotto la procura dell’Aquila a iscrivere il governatore nel libro degli indagati con l’accusa di corruzione. Ieri D’Alfonso si è presentato davanti ai giornalisti per spiegare la sua condotta. «Corruzione anche nel mio linguaggio significa, per chi svolge questo importante lavoro per conto della Stato, rottura delle leggi». Ma, dice il governatore, «per mandato statutario ho il compito di aiutare i Comuni, e ho una formazione mentale che ritiene i Comuni come luoghi del bene vivere inventati da Dio (come diceva Montesquieu), poi l'uomo ci ha messo i poteri. E se un Comune mi rappresenta una questione amministrativa affrontabile mi sento, non convocato, ma precettato». Dunque, spiega D’Alfonso, il suo è stato il comportamento di una persona caratterizzata «da una grande volontà di perseguire l'interesse pubblico». E in questi casi, quello che può anche sembrare una «rottura delle leggi, è necessario per raggiungere interessi pubblici. Per esempio aprire un tribunale prima del collaudo, come io ho fatto, o sottoporre a verifica una scuola in assenza di fondi idonei, come io farò. Aiutare i Comuni a rispettare il patto di stabilità l’ho fatto e lo farò sempre». L’intervento, ricorda D’Alfonso, riguardava «la messa in esercizio del piano di alienazione demaniale idoneamente deliberato dal Comune. Per quanto riguarda il bene di cui si sta trattando, un fondaco, c'era il problema del visto del ministero dei Beni culturali che doveva essere espresso entro il lasso di tempo del 30 dicembre per chiudere l’esercizio amministrativo finanziario. Il sindaco mi rappresenta il problema, leggo la relazione del revisore dei conti, mi prodigo a realizzare questa premura istituzionale». Così il 30 dicembre la direzione generale del ministero anticipa al comune di Penne che «l’edificio non presenta alcun interesse culturale». Il giorno dopo la stessa direzione anticipa informalmente il nulla osta alla vendita del fondaco. Bisogna però aspettare il 15 marzo 2016 per la conferma da parte della commissione che l’immobile non ha interesse culturale. Un lasso di tempo enorme che spinge il deputato Pd di Pescara Gianluca Fusilli a rivolgere un’interrogazione urgente al ministro dei Beni culturali per sapere se un iter così lento sia stato dovuto a «carenze strutturali degli uffici della Soprintendenza d’Abruzzo». «La fattispecie che mi viene contestata ha una sua gravità che è la rottura delle regole», insiste ancora D’Alfonso, «io so che quando si rompono le regole, affinché si integri il reato c’è bisogno dell'interesse privato. Ma come ricordava monsignor Iannucci (vescovo emerito di Pescara, ora scomparso, ndr) “quando si edifica una chiesta non ci può essere mai reato”. E anche quando si concorre con un Comune a fare l’interesse pubblico ho difficoltà a rinvenire un reato». Tanto che, insiste il governatore, «se mi capitano circostante di questo tipo sono portato senza riflessione a replicarle. In 25 anni di attività avrò fatto 100 atti come questo: per i comuni, per le scuole, per alcune università». Perché «ho usato una delle risorse che è della carica che ricopro: il suo protagonismo istituzionale». Dunque in questa vicenda non esiste interesse privato, conclude il governatore. Anzi. «Per quanto mi riguarda», conclude D’Alfonso, «ci sono invece tutti gli ingredienti per una condotta non solo lecita e dovuta, ma meritoria. E ora mi aspetto un’istruttoria perché mi venga conferita la cittadinanza onoraria di Penne».

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